Rotta verso la Terra alla ricerca del futuro perduto
Squadra vincente non si cambia: è il motto della Paramount sin dall’uscita di Star Trek: The Motion Picture nel 1979, per convincersi di migliorare sempre più i risultati sia artistici che finanziari di un franchise da centinaia di milioni, allepoca dell’uscita del quarto capitolo Star Trek: The Voyage Home (in Italia reso solo come Rotta verso la Terra).
Il terrore che la delusione dilagasse come un’infezione ha portato il produttore Harve Bennett a fare delle scelte oculate: Nicholas Meyer fu perfetto per dare a Star Trek: The Wrath of Khan un sapore profondo e letterario, Leonard Nimoy quanto di meglio si potesse sperare per Star Trek: The Search for Spock, così da conferirgli la spiritualità rimasta fino a quel momento in sottofondo.
Insieme erano il team giusto per portare sul grande schermo la nuova avventura dell’equipaggio della USS Enterprise.
Ripensamenti
Dopo il 1984 Nicholas Meyer fu richiamato per collaborare alla sceneggiatura di Star Trek IV: The Trial of James T. Kirk, titolo di lavorazione durante la fase embrionale, questa volta prendendosi il dovuto compenso insieme a Bennett mentre Nimoy recuperava il ruolo da regista per la seconda e ultima volta all’interno dell’universo di Star Trek.
L’idea iniziale non poteva in alcun modo sganciarsi da The Search for Spock, così come esso non poteva abbandonare gli eventi di The Wrath of Khan: la morte di Spock doveva essere risolta, ed ora la distruzione dell’Enterprise e una serie di infrazioni del codice della Flotta dovevano per forza di cose incontrare il proprio destino.
Motivo per cui al centro di tutto doveva sedere l’imputato Kirk, accusato di aver ucciso dei Klingon andando contro il trattato di pace, di aver disubbidito agli ordini dei superiori e aver causato la distruzione dell’Enterprise; il tutto per salvare un solo uomo: Spock.
Indietro nel tempo
Non poteva funzionare, così optarono per altro. William Shatner/Kirk vede il suo viaggio verso la Terra e il processo che lo aspetta improvvisamente ostacolato da una sonda, proveniente dallo spazio profondo, con cui è impossibile comunicare.
Per quanto messaggi in tutte le lingue conosciute vengano inviate all’enorme cilindro spaziale, nulla può fermare il suo instancabile avanzare lamentandosi; un segnale riconosciuto e decifrato da Spock, che comprende che la sonda sta cercando di comunicare con una razza estinta da più di duecento anni: le balene.
Non ricevendo risposta, il cilindro attacca e risucchia un poco alla volta oceani interi, condannando la Terra all’aridità perenne, a meno che la truppa non viaggi indietro nel tempo fino al 1986, per recuperare due balene, ripopolare la specie e da salvare il pianeta.
Un messaggio ecologico
Star Trek aveva già in passato trattato il tema del viaggio nel tempo e Gene Roddenberry desiderava scrivere un film in cui Kirk e i suoi amici tornavano nel 1963 per fermare Lee H. Oswald dall’assassinare il Presidente Kennedy, ma l’ineluttabilità della tragedia che aveva segnato generazioni di americani non avrebbe certo messo di buon umore gli spettatori quando Kirk e i suoi avrebbero fallito.
Non ci riuscì Roddenberry, ma pochi anni fa Stephen King ha detto la sua sullo stesso argomento col tragico romanticismo di 22/11/63.
Meglio inviare un messaggio ecologico proprio nell’anno in cui l’International Whaling Commission, fondata nel 1946, riuscì a far approvare una moratoria internazionale (accettata inizialmente solo da alcune nazioni) contro la caccia alle balene per proteggere una delle creature più affascinanti della Terra dal pericolo dell’estinzione.
Le strade di San Francisco
Il cambio di rotta con Star Trek: The Voyage Home ha permesso a Leonard Nimoy di concentrarsi su un’opera meno seria, una leggera avventura per famiglie in confronto alle tragedie messe in scena nei due precedenti episodi, con innumerevoli occasioni per sorridere o ridere con (e dei) i propri personaggi preferiti.
L’equipaggio si divide tra le strade di San Francisco (anche se Meyer avrebbe voluto Parigi per evitare paragoni col film da lui diretto nel 1979, L’uomo venuto dall’impossibile, con un H.G. Wells in viaggio nel futuro proprio nella città californiana degli anni Ottanta) per trovare il più rapidamente possibile una soluzione.
Kirk e Spock dritti al Cetacean Institute, dove incontrano la Dr.sa Gillian Taylor/Catherine Hicks, guida, studiosa e radiosa esperta di balene con una passione per George e Gracie, le uniche tenute in cattività in tutto il mondo pronte per essere rilasciate nell’oceano per meri motivi finanziari; Uhura/Nichelle Nichols e Chekov/Walter Koenig alla ricerca di un elemento chimico per riparare la navicella Klingon di Kruge (il villain di The Search for Spock) con cui sono arrivati; Scotty/James Doohan e McCoy/DeForest Kelley a produrre una vasca per il trasporto e Sulu/George Takei a procurarsi un elicottero per trasportarla senza destare sospetti.
A fianco del pubblico
L’avventura è una buona scusa per trasformare Star Trek: The Voyage Home in una commedia, con Chekov in fughe rocambolesche da un ospedale insieme ai suoi superiori, Spock incapace di comprendere la comunicazione umana fatta di metafore e profanità, Kirk con i suoi falliti tentativi di dimostrarsi un gran conoscitore della cultura terrestre di fine Novecento.
The Search for Spock genera sentimenti contrastanti: c’è chi vorrebbe dimenticarlo e chi lo ritiene un’opera valida e imprescindibile del franchise. Quel che è certo è che The Voyage Home mette tutti d’accordo sulla capacità di Nimoy di restituire l’umanità ai personaggi da lui ben conosciuti (decorati di bei riferimenti letterari di Meyer, tra D.H. Lawrence, Errol Roberts e ancora una volta Melville) fino a permetterci di confermare ancora una volta uno dei grandi pregi di Star Trek: la sua abilità di non mettersi un gradino sopra il pubblico, bensì al suo fianco.
Guardando al futuro
Pur essendo un futuro lontano, riesce a essere vicino guardando al nostro (e al loro) passato con affetto. Ne danno dimostrazione l’invito al rispetto della natura di oggi e, soprattutto, la dedica iniziale al team del Challenger: il 28 Gennario 1986 lo Space Shuttle Challenger finì in pezzi poco più di un minuto dopo dal lancio dalla stazione di Cape Canaveral, causando la morte di tutti e sette i membri dell’equipaggio e il successivo blocco di spedizioni shuttle per ben 32 mesi.
Lo spazio e Star Trek sono sempre andati fianco a fianco sin dalla serie, in The Motion Picture immaginarono cosa sarebbe accaduto alla sonda Voyager se dopo decenni e decenni fosse incappata in un buco nero; scoperte, sensazioni e desideri non si sono mai separati.
Il futuro di ieri
Col passare degli anni il programma spaziale è stato mutilato. La ricerca è andata avanti, ma la Luna e altri mondi hanno dovuto aspettare i nostri giorni per tornare ad essere sulla bocca di molti.
Ora che siamo a dieci giorni dal 45° anniversario dell’atterraggio sulla Luna vien da chiedersi se in tanti anni non abbiamo forse perso quello spirito avventuroso che aveva portato negli anni Sessanta un’emittente televisiva a produrre un’intera serie su viaggi spaziali nel futuro.
In passato sognavano uomini su Marte, colonie sulla Luna già nel 2000. Abbiamo fallito, forse dovremmo tornare indietro nel tempo per correggere i nostri errori e dare al futuro di ieri il look sognato dagli spettatori di Star Trek.
Fausto Vernazzani
Il ciclo di focus sulle opere cinematografiche di Star Trek prosegue in concomitanza con la loro messa in onda estiva su Rai4 ogni venerdì alle 21:10.
Qui ai link trovate tutti i titoli già affrontati su CineFatti da Fausto Vernazzani:
– Star Trek: Nemesis, di Stuart Baird (it. Star Trek – La nemesi)
– Star Trek: Insurrection, di Jonathan Frakes (it. Star Trek – L’insurrezione)
– Star Trek: First Contact, di Jonathan Frakes (it. Star Trek: Primo contatto)
– Star Trek Generations, di David Carson (it. Star Trek VII: Generazioni)
– Star Trek VI: The Undiscovered Country, di Nicholas Meyer (it. Rotta verso l’ignoto)
– Star Trek V: The Final Frontier, di William Shatner (it. L’ultima frontiera)
– Star Trek IV: The Voyage Home, di Leonard Nimoy (it. Rotta verso la Terra)
– Star Trek III: The Search for Spock, di Leonard Nimoy (it. Star Trek III – Alla ricerca di Spock)
– Star Trek II: The Wrath of Khan, di Nicholas Meyer (it. Star Trek II – L’ira di Khan)
– Star Trek: The Motion Picture, di Robert Wise (it. Star Trek)
9 pensieri su “Star Trek IV: Rotta verso la Terra (Leonard Nimoy, 1986)”