di Fausto Vernazzani.
Ogni respiro esalato da quel mostro sembrava essersi avvinghiato al posto e ne avesse intensificato la ripugnanza.
Dracula, Bram Stoker
Trovate il Conte, impeditegli di riposare distruggendo le sue bare. È il dictat dietro la spedizione di Jonathan Harker, Van Helsing e pochi altri nel capitolo diciannove del falso diario del giovane avvocato, scritto da Bram Stoker e pubblicato nel 1897. Il vampiro viveva nelle leggende e nella letteratura da tempo, ma mai prima di allora aveva infestato in tal maniera l’immaginario collettivo. Il Conte Dracula, ispirato come si dice a Vlad III, detto l’Impalatore, principe di Valacchia, è il primo vampiro di cui tutti abbiamo memoria, sopravvissuto al suo creatore in ogni media: lo ha omaggiato la letteratura, la musica, il teatro, il cinema, il fumetto e anche gli ultimi arrivati, i videogiochi. Con gli anni però le cose sono cambiate, la sensazione ha prevalso sulla descrizione: la satanica creatura seduttrice ha perso il suo deprecabile aspetto esteriore e via via si è trasformato, lasciando alle spalle l’orrore per abbracciare esclusivamente il lato romantico del genere gotico a cui appartiene.
Cancellare questo preconcetto al presente del vampiro romantico è, invece, il dictat da osservare con The Strain, la serie iniziata ieri sera sul canale FX creata da Chuck Hogan e Guillermo Del Toro, sceneggiatori entrambi, regista solo il secondo, del pilota e autori della trilogia di romanzi da cui è tratta (editi in Italia da Mondadori). Canini allungati e pallore sono sopravvissuti alla strage, ma il vampiro di un tempo, lo stesso Dracula, aveva folte sopracciglia che si incrociavano sopra al naso affilato, una profonda stempiatura con capelli lasciati crescere senza controllo ed emanava un odore fetido di decomposizione. Oggi molte ragazze sognano invece un vampiro sul bordo della finestra, lì per trasformarle e farle diventare delle creature immortali e splendide: il sogno di Meryl Streep e Goldie Hawn ne La morte ti fa bella di Robert Zemeckis, non-morti da camera da letto. Del Toro, appassionato e fanatico di mostri, sceglie la leggenda, ripesca il mito e l’orrore dai tempi andati e lo riporta nel mondo contemporaneo: “stiamo cercando di trovare il gotico nel presente” è quanto sostiene.
Il pilota, Night Zero è la prima prova di un obiettivo raggiunto. La notte tra il 7 e l’8 Febbraio un aereo passeggeri decollato da Berlino e atterrato al JFK di New York City (ricorda molto la miniserie televisiva del 1996, Pandora’s Clock) è fermo a pochi metri dalla zona di sbarco passeggeri: tutte le finestre hanno la tendina abbassata, eccetto una, l’aereo è gelido e nessun segno di vita proviene dal suo interno. La procedura di emergenza inizia, sono chiamate a raccolta tutte le forze dell’ordine, tra cui anche il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) guidato dal Dr. Ephraim Goodweather/Corey Stoll, Capo delle Operazioni dello stato di New York, strappandolo da una seduta di terapia familiare dove ha appena scoperto che la moglie e il figlio da cui è separato vivono con un altro uomo. The Strain ci introduce alla seconda famiglia (tema portante della filmografia di Del Toro) del nostro protagonista, la squadra di Ephraim: la Dr.sa Nora Martinez/Mia Maestro e il co-operatore Jim Kent/Sean Astin. A loro tre starà svelare il mistero, già risolto in parte da uno spettatore onnisciente.
Una creatura mostruosa è nell’aeroporto e la corporazione Stoneheart di Eldritch Palmer/Jonathan Hyde lavora in segreto per recuperarla, mentre un anziano e novello Van Helsing, il Prof. Abraham Setrakian/David Bradley, si arma per avvisare la squadra del CDC del pericolo imminente: un virus che trasforma la gente in mostri assetati di sangue. In The Strain non mancano le sorprese, il pilota presenta alla perfezione l’intero team di personaggi svelando le sue carte principali da cui, con tutta probabilità ,partiranno le numerose storyline: l’anziano combattente con un passato segreto, la corporazione malvagia, il mostro antico e incontrollabile, una manciata di “comuni mortali” contro la minaccia strisciante che potrebbe coincidere con l’eclissi solare del 12 Febbraio annunciata dai molti cartelloni sparsi per il set del serial. Il tempo e lo spazio non a caso fanno la loro comparsa spesso e volentieri; l’orologio che segna il tempo in vari cambi di scena non smette di scorrere, i secondi proseguono imperterriti come il battito cardiaco di uomini e donne dati per morti.
La poetica di Del Toro saluta con la brulicante vitalità degli interni, dove contenitori di vetro ospitano organi asportati, candele, altarini, soprammobili e accessori finemente scolpiti e decorati nel dettaglio. Sono i minuscoli particolari che contribuiscono a costruire la scena, a conferirgli una profondità e pienezza tipica di quelle ambientazioni gotiche come castelli e magioni antiche. Gli esterni sono d’altra parte osservati usando gli occhi dei personaggi come tramite, sfruttando il potere della metafora parlata per portare il contemporaneo a un confronto con l’architettura della storia moderna, come ad esempio l’osservazione dell’operatore della torre di controllo secondo cui l’aereo è così grande da essere a tutti gli effetti un palazzo. Ma la vera chicca di The Strain sono i colori.
Il blu, presentatoci all’inizio come una zona di tranquillità (un aereo sotto controllo, l’auto di Goodweather, i laboratori, ecc.), si scopre bugiardo, protettore di segreti nascosti rivelati solo ai raggi UV, con immagini che ricordano le lampade ad olio dei romanzi/film di stampo gotico; il rosso è un chiaro segnale di pericolo, presente, passato o futuro; il giallo è quel limbo dove la vita e la morte hanno una chance di incontro. Il mescolarsi dell’uno e dell’altro provocano un mare di sensazioni atte a creare un disagio crescente nello spettatore, permettendo alle (ora sporadiche) apparizioni dei “vampiri” di fare il loro ingresso con uno schianto, uno shock di sicuro effetto.
L’horror in televisione è rientrato con prepotenza, dagli stereotipi di American Horror Story ai più recenti esempi di Penny Dreadful e Salem, una selezione già di suo molto apprezzata sia dal pubblico che la critica e con l’ultimo arrivato The Strain (molto vicino anche all’ottima nuova serie di horror fantascientifico Helix) si conferma un trend di successo e di qualità che ci auguriamo prosegua con coraggio, liberandosi del pesante fardello politically correct e pro teenager fattogli indossare per troppi anni da cattivo cinema e cattiva letteratura.
2 pensieri su “The Strain: Il gotico contemporaneo”