Piangere col cinema

Sfogo di un cinefilo senza cinema

Sai com’è, da un film sugli easter egg ti aspetti che sul finale ce ne sia uno a sorpresa. In coda a Ready Player One però non c’era nulla, solo un nutrito gruppetto di persone sorridenti in piedi sul fondo della sala, in attesa che gli end credit finissero con una sorpresa a piè di pagina. Se lo avete visto, sapete che Spielberg non dette alcun extra. Nelle settimane successive andai altre due volte al cinema a vedere Ready Player One e mentre me ne andavo, vedevo sempre con la coda dell’occhio qualcuno restare e aspettare. La sensazione di sentirsi così coinvolti da una storia te la dà solo il grande schermo.

Mentre scrivo penso che oggi sarei dovuto andare al Cinema Vittoria in quel di Napoli, l’unico ad aver riaperto in tutta la Campania dal 26 aprile. Sfortuna ha voluto che la macchina mi si è rotta ieri, che non avrei avuto una sostituzione in tempo e l’andare in treno avrebbe comportato un viaggio A/R di ben otto ore con annesso rischio di non trovare il biglietto, perché la piattaforma di prenotazione online non è partita. Insomma, dovrò rimandare ancora e chissà se il prossimo fine settimana ci riuscirò, che film ci sarà e se la pandemia (/governo) non avrà dovuto ancora una volta chiudere i cinema.

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Ho ripensato ai momenti migliori passati in una sala dopo aver rivisto la scena clou di the Father – che film strepitoso, spero di pagare un biglietto per rivederlo – e aver ricominciato a piangere davanti a quel gran pezzo d’attore di Hopkins. Momenti lontani, perché nonostante al cinema ci sia andato questa estate e principio di autunno, così come nell’inverno del 2019, ero ancora con la testa troppo offuscata per godermi davvero il momento. Sento come se fosse dalla lontana estate del 2018 che non entro dentro un cinema sentendomi completamente me stesso. Il resto è stato un cambiamento dietro l’altro.

L’ultima vera visione fu Ride di Jacopo Rondinelli, prima di quello Mission Impossible: Fallout e la seconda visione al cinema dello straordinario Hereditary. Andando ancora a ritroso arrivo al trappano The Meg – a proposito, guardatevi questo commento di una biologa marina sul megalodonte. Proseguire significa scavare in un’altra (o altre?) vita. Adesso che ritengo d’essere tutto d’un pezzo, non sto più nella pelle. Sono un fiume di ricordi che aspetta solo di andare in secca per riempirsi di nuove visioni, di strilla primitive dei buzzurri in sala e di bambini ridenti agli spettacoli delle 15:00.

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Fu stupendo Colpa delle stelle. Eravamo in 3-4 coppie e all’epoca ero ancora un cinefilo duro, a luci accese piangevano tutti tranne me. Non capita mai coi grandi film che ci si confronti tra sconosciuti o ci si guardi negli occhi per cercare la stessa gioia, ma quando un film fa piangere c’è improvvisamente nell’aria un bisogno di trovare un appoggio, un conforto nell’altro. Capitò lo stesso con Coco e lì, porca Pixar, piansi pure io perché era impossibile trattenere le lacrime. La gioia delle ragazzine urlanti a ogni apparizione di Legolas ne Il ritorno del Re, ne vogliamo parlare? Guardare the Hunger Games al cinema?

Indimenticabile quando al cinema Filangieri su al Vomero, in prima fila, in conclusione ad Amour di Michael Haneke, c’era il portiere del Napoli che cercava di contenere il pianto. Se non ricordo il nome del tizio è perché io e il calcio nutriamo tanta indifferenza l’uno per l’altro, al contrario della folla di persone che accorse per farsi una foto con lui, ancora con gli occhi rossi. Non sono contro lo streaming, è e sarà sempre la mia fonte principale di film, lo ritengo complementare alla sala. Tante volte mi è capitato di andare al cinema e a casa la sera vedere il film scaricato in lingua originale.

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Avevo bisogno di scrivere che mi manca piangere al cinema. Quant’è bello vedere una sala intera scoppiare a ridere, sentire bambini parlare di quanto il film che hanno visto è il più bello di sempre e i cinefili fare commenti ad cazzum oppure sensati. Ho un vuoto dentro per ogni trailer perso all’inizio. Oggi che avrei potuto tornare a quest’esperienza ho sentito il buco farsi ancor più grande e mangiarmi in un sol boccone. Può sembrare superficiale, dite quello che volete, comprendo bene quali e quante sono le priorità però, vi assicuro, è come se non avessi un tetto sulla testa da tanto, troppo tempo.

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