Una nuova resa dei conti con la realtà per Fabio & Fabio
Si blatera in continuazione di rinascita del cinema italiano facendo nomi rimasti sì e no al primo film, ma per Fabio Guaglione e Fabio Resinaro possiamo passare oltre ora che come produttori e sceneggiatori sono arrivati al terzo, Ride, diretto da Jacopo Rondinelli nelle location mozzafiato del Trentino Alto Adige.
Sin da True Love il loro messaggio era chiaro, non avevano intenzione di trattare lo spettatore come un imbecille né obbidire ai tòpoi della produzione locale. Erano scesi in campo per scaraventarci fuori dai salotti della [Insert City] bene, dalle periferie o dalle famiglie disfunzionali e cornute protagoniste degli schermi nostrani.
Due anni fa il loro esordio alla regia di un lungometraggio Mine confermò il talento, ma oggi con Ride possiamo finalmente scrivere che il duo di produttori-sceneggiatori, all’occasione registi, sono una garanzia, ed è una gioia sapere che questo loro terzo exploit sia stato prodotto dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti.
Non fidarti mai
Il loro marchio di fabbrica è una realtà a sfoglie di cipolla, ne esistono diversi livelli e Ride in qualche modo conferma l’esistenza nella loro Terra di uno strato superiore con gli occhi sulla nostra vita, una visione pessimistica a metà tra 1984 e Il mondo nuovo ma con la passione e negatività degna di un film anni Ottanta.
Se in True Love una coppia fu rapita per essere testata e verificare se il loro fosse vero amore in un gioco dove ognuno è stato spogliato di ogni ipocrisia, in Ride a essere rapiti sono due amici amanti dello sport estremo, Max (Lorenzo Richelmy) e Kyle (Ludovic Hughes), in perenne fuga dalla monotonia per respirare la libertà.
Entrambi in difficoltà economiche, sono “selezionati” da una compagnia misteriosa dal nome Black Babylon e trasportati dagli USA alle nevi alpine per un contest da 250’000$ da consegnare al vincitore, ideali per tenersi stretta la famiglia nel caso di Kyle o la pelle, minacciata dai creditori criminali alle calcagna della testa calda Max.
In cosa credere?
Son sicuro ogni spettatore avrà la sua risposta davanti alle storie scritte dai Fabios e per me i buoni sentimenti degli ultimi sotto gli occhi di chi ci osserva – è un dio indecifrabile la società superiore – una volta di fronte alle scelte più ardue. Il mondo va avanti e con lui siamo tenuti a proseguire estraendo il meglio di noi.
Almeno tanto True Love e soprattutto Mine hanno insegnato al pubblico affine alla mia lettura, Ride invece propone anche una nota di squallore: scavando nell’animo umano non sempre si troverà una scintilla luminosa, a volte quel bisogno di respirare prende il sopravvento e la libertà altro non diventa che una prigione.
Ribadisco dunque, in cosa credere? In un cinema col talento di catturare con ritmi serrati (ai montatori Filippo Mauro Boni e Guaglione va un applauso assordante) senza rinunciare a un significato di fondo. Il cinema senza una scrittura attenta non funziona o rischia di impoverirsi e lasciare ben poco al pubblico affamato.
Quarto comandamento
Obbligati a seguire dei comandamenti svelati poco a poco, sia Max che Kyle vivranno aggrappandosi agli ultimi scampoli di libero arbitrio loro rimasti e da noi osservati attraverso videocamere sui droni, GoPro e altri strumenti di videosorveglianza
Non è un found footage, anche perché scorre in tempo reale (no spoiler, ma restate anche oltre i titoli di coda) e a volte cede alla tentazione dell’inquadratura curata, ma soprattutto non lo definirei tale perché il genere esploso con Paranormal Activity vuole spesso il regista come semplice “puntatore”, un uomo al mirino.
Jacopo Rondinelli ha dovuto pianificare le immagini non solo sull’azione al centro o alle estremità della scena, Ride ha una storia certamente più semplice rispetto a True Love e Mine (pensavate fosse solo la vicenda di un uomo su una mina?) ma ugualmente studiata, densa di contenuti laterali su cui tornare con ulteriori visioni.
Il quarto comandamento è dunque rivolto a noi: dimentichiamo la linearità assoluta, le storie si sviluppano in orizzontale e in verticale mentre Max (Richelmy sorprendente) e Kyle corrono giù dalle montagne con le loro mountain bike. Ancora una volta va un plauso a Fabio & Fabio, ma lo stesso vale anche per Rondinelli.
Fausto Vernazzani
Voto: 3.5/5
Un pensiero su “Ride or Die coi maestri italiani del mindfuck”