Star Trek conosce l’ira e l’azione al suo secondo film.
“Era il tempo migliore e il tempo peggiore,
la stagione della saggezza e la stagione della follia,
l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità;
il periodo della luce, e il periodo delle tenebre,
la primavera della speranza e l’inverno della disperazione.”
Charles Dickens, Le due città.
Star Trek: The Motion Picture fu una conquista pagata a caro prezzo, un budget esagerato a cui non corrispondeva azione e adrenalina. La bellezza di 42 milioni di dollari è stata ripagata con un successo al botteghino a cui è purtroppo corrisposta una tiepida accoglienza da parte sia di pubblico che di critica. Il film in sé riuscì a convogliare nelle oltre due ore l’intero spirito della serie originale, ma nel 1982 era il momento di cambiare rotta e prendere una direzione più coraggiosa e puntare in alto.
Sappiamo già che il 1977 cambiò per sempre il cinema di fantascienza, senza certo impedire a un modello preesistente di continuare a sopravvivere col poco cibo trovato nell’underground dell’industry, ma per un franchise come Star Trek sarebbe stato un disonore non provare a controbattere.
Scegliere un’altra strada rispetto alla precedente impone un cambio anche di Capitano, così Gene Roddenberry, il leggendario creatore della serie fu cacciato sin dalla fase di scrittura da quello che sarebbe stato il primo sequel, inizialmente inteso come film televisivo, che andrà stasera in onda su Rai4 per un ciclo estivo dedicato ai dieci film tratti da Star Trek: The Original Series e Star Trek: The Next Generation.
Il messia Meyer
Un giovane regista e sceneggiatore che sul curriculum preferisce definirsi solo come storyteller fu chiamato a bordo. Il suo nome è Nicholas Meyer ed avrebbe portato Star Trek ben oltre i confini della galassia.
La produzione di un sequel era scontata, quale storia avrebbe sancito questo ritorno, non altrettanto, anche perché di tutto il cast originale solo in pochi nel 1981 avevano già acconsentito a prender parte a questo telefilm, tra cui ovviamente William Shatner come Ammiraglio James T. Kirk, troppo preso da se stesso per rifiutare ai suoi fan un’altra apparizione. Leonard Nimoy, invece, non sembrava contento di indossare ancora le orecchie a punta di Spock e firmò ad una condizione: che fosse l’ultima.
Cinque furono gli script proposti da Meyer, ognuno dei quali aveva una caratteristica che li rendeva interessanti agli occhi dei produttori, ma il problema era uno: la giovane e fervida mente di Meyer si scontrava con le esigenze produttive, solo 12 giorni a disposizione prima che la ILM (Industrial, Light & Magic della ora onnipotente Lucas Films dopo soli 5 anni dall’uscita di Star Wars) dichiarasse impossibile la realizzazione di tutti gli effetti per la data di uscita prestabilita per il Giugno del 1982.
Sì, perché senza nulla in mano i produttori avevano già venduto i diritti per la distribuzione e la data era stata fissata.
Rotta verso un titolo ignoto
Nacque così Star Trek II: The Undiscovered Country, scritto da Nicholas Meyer che rifiutò un contratto e un compenso di sceneggiatore pur di essere lui stesso, totalmente ignorante in materia di Star Trek, a scriverlo e dirigerlo sfruttando a più non posso tutte le sue ispirazioni letterarie che hanno aiutato il film a divenire uno dei più celebrati film di fantascienza di sempre, nonché il migliore di tutta la saga.
Il titolo però non fu accettato, troppo intellettuale e il rimando alla sotto-trama troppo complesso per un pubblico di consumatori spenti. Un buon motivo per cambiarlo e concentrarsi sul villain, ripreso dall’episodio Space Seed della serie originale andato in onda il 16 Febbraio 1967 sulla CBS: Khan Noonien Singh.
Si ripete la storia e nacque così Star Trek II: Vengeance of Khan. No, George Lucas non ci stava perché nel 1983 sarebbe uscito Star Wars, Episode VI: Revenge of the Jedi, titolo di lavorazione del terzo/sesto film dell’esalogia che sarebbe poi diventato Return of the Jedi.
Meyer fu costretto a optare per il terzo ed ultimo, quello che meno amava e con cui oggi è conosciuto: Star Trek: The Wrath of Khan (in Italia Star Trek – Lira di Khan). Come ben sappiamo, però, The Undiscovered Country non restò a lungo nel dimenticatoio e anni dopo ritornerà come titolo del sesto film, anch’esso diretto e scritto da Meyer.
Un villain dal passato
La storia coinvolge sempre una crisi di Kirk, Ammiraglio con nostalgia del comando, richiamato al servizio per guidare la Enterprise, ora sotto il comando di Spock per una missione di addestramento, in un viaggio di controllo alla USS Reliant, dove Carol Marcus/Bibi Besch e suo figlio David/Merritt Butrick stanno svolgendo esperimenti sul progetto Genesis: un mezzo per creare la vita su corpi celesti inabitabili (la sequenza in cui i suoi effetti sono mostrati fu la prima a essere realizzata interamente in digitale per il cinema).
Una ricerca che per un errore umano si scontra con Khan, abitante del pianeta sin da quando insieme ai suoi geneticamente superiori compagni (creati da qualche scienziato folle alla fine degli anni Novanta del XX secolo) furono esiliati 15 anni fa dallo stesso Kirk nel suddetto episodio Space Seed.
Ricardo Montalban, superbo attore, riprese il ruolo che già fu suo nella serie, invecchiato e reso ancor più temibile dai costumi che Meyer volle lo avvolgessero, con pettorali (reali a differenza di quanti molti hanno pensato) scolpiti in bella evidenza per aiutarci a porre ben attenzione sulla superiorità fisica di Khan.
Contro la balena bianca
Star Trek: The Motion Picture era un’opera intelligente, coinvolgente, che spingeva lo spettatore a sfidare le proprie conoscenze; Star Trek: The Wrath of Khan punta sul conflitto tra Khan e Kirk. Meyer scrive a tutti gli effetti un adattamento di Moby Dick, capolavoro di Herman Melville, prendendo in prestito i personaggi di C.S. Forester del ciclo di Hornblower. Sì, perché secondo Meyer a Star Trek mancavano i libri.
Fioccano le citazioni da ogni dove, Le due città di Charles Dickens aprono e chiudono il film, Shakespeare inizia a farsi ancor più prominente, fino a quando si incontrerà e amerà per sempre con Patrick Stewart nella serie The Next Generation, le avventure di mare della letteratura classica si fanno spaziali.
Il connubio è perfetto, Khan è Achab e si batte contro la sua personale Balena Bianca, la USS Enterprise di Kirk, mettendo a rischio se stesso e il suo equipaggio solo per vendetta, annebbiando ogni vantaggio dato dal suo superiore intelletto. Kirk non è un genio, è un furbo essere umano che ha passato il test della Kobayashi Maru imbrogliando, ma è proprio la sua umanità (termine importante alla fine del film dove Nimoy reciterà uno dei momenti cult più famosi della storia del cinema) a salvare ognuno di loro da una distruzione assicurata.
William Shatner non è più l’ammiraglio, ma un essere umano alla vigilia della mezza età, vicino ai 50 anni seduto di fronte ad ammirare sia il passato che il futuro (The Undiscovered Country appunto) con una decisione da prendere sul suo presente. Tornare a essere ciò che vuole finché il tempo e il fisico glielo consente, oppure restare fedele ai dettami del regolamento e abbracciare la promozione tanto meritata con cui si è presentato in questo ciclo di film, dieci anni dopo la serie.
Star Trek al cinema non sarà mai più come L’ira di Khan, anche se avrà altri grandi momenti indimenticabili, ma fidatevi e stasera sintonizzatevi su Rai4 per rivivere quest’avventura, migliore di quanto ci si possa aspettare.
“Quel che faccio è il meglio, di gran lunga il meglio che io abbia mai fatto;
e il riposo che m’attende il più dolce, di gran lunga il più dolce che io abbia mai conosciuto.”
Charles Dickens, Le due città.
Il ciclo di focus sulle opere cinematografiche di Star Trek prosegue in concomitanza con la loro messa in onda estiva su Rai4 ogni venerdì alle 21:10. Qui ai link trovate tutti i titoli precedenti già affrontati su CineFatti da Fausto Vernazzani:
– Star Trek: Nemesis, di Stuart Baird (it. La nemesi).
– Star Trek: Insurrection, di Jonathan Frakes (it. L’insurrezione).
– Star Trek: First Contact, di Jonathan Frakes (it. Primo contatto).
– Star Trek Generations, di David Carson (it. Generazioni).
– Star Trek VI: The Undiscovered Country, di Nicholas Meyer (it. Rotta verso l’ignoto).
– Star Trek V: The Final Frontier, di William Shatner (it. L’ultima frontiera).
– Star Trek IV: The Voyage Home, di Leonard Nimoy (it. Rotta verso la Terra).
– Star Trek III: The Search for Spock, di Leonard Nimoy (it. Alla ricerca di Spock).
– Star Trek II: The Wrath of Khan, di Nicholas Meyer (it. L’ira di Khan).
– Star Trek: The Motion Picture, di Robert Wise (it. Star Trek).
10 pensieri su “Star Trek II – L'ira di Khan (Nicholas Meyer, 1982)”