Il medley kinghiano è tornato su Hulu
È facile l’agente di Stephen King riceva una telefonata al giorno da ogni singolo canale con l’intento di acquistare i diritti di adattamento anche dei suoi tweet anti-Trump. Sono previste letteralmente una decina di serie senza contare le già uscite e Hulu invece con un gran dito medio al mondo intero continua a scegliere la via del medley con quella mezza botta di Castle Rock.
A far di meglio con lo stesso concept ci pensò già Haven su SyFy ma Sam Shaw e Dustin Thomason hanno voluto esagerare e tentare di scrivere romanzi di King mescolando carte e personaggi. È questa la sensazione e questo il suo principale difetto, oltre a un uso degli easter egg goffo come scrisse già Francesca in un CineKing dedicato alla prima stagione di Castle Rock.
Il secondo turno pur cominciando malissimo pizzica la giusta corda nel suo sviluppo, quando la rappresentazione a macchietta di Annie Wilkes – l’infermiera impazzita di Misery – lascia ampio spazio a una storia ispirata a Salem’s Lot e famiglia. Sarà forse l’idea stavolta a non esser noiosa quanto lo fu al primo giro: una pazza assassina in una città riposseduta dal diavolo.
L’invasione degli ultramorti
Ricordiamo che si tratta di un medley quando Annie (Lizzie Caplan) la scopriamo madre di Joy (Elsie Fisher) oltre che fan delle fantasie a maiale, rivelando un rapporto madre-figlia facilmente ricongiungibile con quello di Carrie e madre, senza fervore religioso. Bloccate a Castle Rock dopo un incidente d’auto le due finiscono imbrigliate negli affari della famiglia di “Pop” Merrill.
Pop è Tim Robbins, citazione vivente a Le ali della libertà, con tanto di figlio Ace (Paul Sparks) a lanciare l’amo a Stand By Me – più volte omaggiato – e il bellissimo Cose preziose prima di diventare l’aggancio diretto con la tragica storia di carestia e demoni di Jerusalem’s Lot. Città gemella di Castle Rock ovviamente, a questo punto sarà scontata la presenza di Derry nella terza stagione.
Col gusto degno dei B-Movie amato da Stephen King e chiunque sia dotato di un minimo di senno Castle Rock inizia a essere ripopolata da anime devote al diavolo, impegnate a impossessarsi dei corpi degli ignari abitanti convinti di vivere una lotta tra bande, entrambe legate a Pop: i nipoti Ace e Chris e gli adottati somali Nadia (Yusra Warsama) e Abdi (Barkhad Abdi).
Raso terra, senza farsi notare
Nessun invito a correre a vederla, nemmeno è prevista una trasmissione italiana. Castle Rock è per chi vi inciampa sopra e chi amando il Re non può fare a meno che seguire le sue tracce, anche quando si portano dietro parecchio fango. Cioè spesso. Trovandomi tra loro posso però ritenermi soddisfatto e con una nota felice da riportare quaggiù: stavolta ha funzionato.
Castle Rock alla seconda stagione ha davvero il sapore di una storia di Stephen King anche se appartenente al filone dei suoi romanzi meno riusciti. La follia della futura fan di Misery sposa bene col caos in cui cade Jerusalem’s Lot e stranamente la confusionaria storia familiare di Pop Merrill assume piano piano una forma coinvolgente grazie allo straordinario Robbins.
Il consueto episodio flashback fornisce una backstory credibile ad Annie lasciando alla Caplan un bel personaggio con cui è difficile relazionarsi: è una persona orribile oppure è vittima dell’egocentrismo altrui? Di una malattia mentale mai curata? Nessun personaggio è davvero buono, al massimo penitente e forse proprio per questo siamo in pieno romanzo kinghiano.
Come ricorda Joe Hill in un breve estratto da un’intervista col padre (dal minuto 51:00), tra le pagine del Re si muovono persone qualunque costrette a trovare una forza (quasi) ultraterrena per affrontare il male puro. È il caso di Pop, della figlia Nadia e per nulla di Annie, l’elemento caotico che rende Castle Rock una serie che prova a redimersi dal suo lento, lento, lento esordio.
3 pensieri su “La fan numero uno di Castle Rock”