Il cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans (Werner Herzog, 2009)

Dal cattivissimo tenente di Ferrara al cattivo Tenente di Herzog

Fin dall’uscita nel 1992 Il cattivo tenente è qualcosa più di un film. È bastato poco perché passasse da opera d’arte a mito. Ne hanno sentito parlare tutti, compresi quelli che non lo hanno visto e che per un qualsivoglia pregiudizio non vorranno mai vederlo.

In parole povere è un cult. Tipo Pulp Fiction. Tipo (soprattutto) Taxi Driver. Insomma, ci siamo capiti.

Sicché per parlare e farsi un’idea del remake che ha realizzato nel 2009 Werner Herzog, è utile confrontare passo per passo il cattivo tenente nuovo con il cattivo tenente vecchio (con buona pace dello stesso Herzog, la cui spavalderia lo ha portato a dichiarare in un’intervista: Ma chi è Abel Ferrara?).

Quattro maestri a confronto

Abel Ferrara diresse Harvey Keitel. Due maestri, ognuno nel suo campo, che in quegli anni stavano dando tantissimo al cinema. Il regista veniva da King of New York e avrebbe fatto l’anno dopo Occhi di serpente.

L’attore aveva recitato in Bugsy e Thelma & Louise, il 1992 è stato anche l’anno de Le iene, il 1993 di Lezioni di piano.

Werner Herzog dirige Nicolas Cage. Il regista viene da una decade di documentari e fiction, l’attore invece posiziona nel suo curriculum Il cattivo tenente tra Segnali dal futuro e L’apprendista stregone.

Numero uno

Il primo cattivo tenente in realtà è cattivissimo. Una vera merda. Sniffa peggio di un cane adibito alla ricerca dei tartufi. È un maledetto pervertito, che ferma due ragazzine per strada, dice loro di assumere pose da mignotte e lui lì a masturbarsi. Affoga nei debiti e prova a riparare scommettendo clandestinamente.

Se non fosse per il clamoroso stupro di una suora sull’altare da parte di due delinquenti (la cui messinscena onirica, coerentemente all’esprit du temps, fa molto cyberpunk) su cui Keitel deve indagare, la polizia potrebbe facilmente restare fuori dalla storia.

Tutto prelude all’apparizione di Gesù a questo miserabile essere umano che, incapace di redimersi, sfoga con la blasfemia la sua disperazione. Furibondi eccessi all’insegna di un iperrealismo livido che sfiora il visionario e sfocia nel manierismo “dove sublime e osceno si sovrappongono” – così parlò Morandini.

Numero due

Il secondo cattivo tenente è meno cattivo. Addirittura si provoca un cronico malanno alla spina dorsale perché salva un detenuto che sta per annegare in un carcere allagato dall’uragano Katrina (sì, ora siamo a New Orleans). Quindi, lo fanno tenente.

La trama (che qui ha un peso maggiore rispetto al cattivo tenente senior) è questa: viene trovata massacrata una famiglia di senegalesi; Cage indaga. In questa storia il mestiere del poliziotto è talmente predominante che tutto converge su di esso: il tenente assume tante di quelle droghe che, invece di desistere dal suo incarico, ci si dedica 24 ore su 24 morbosamente.

Le amicizie con papponi e spacciatori gli servono per arrivare alla soluzione, e la prostituta che immancabilmente è avvezzo a frequentare (Eva Mendes che è bella, ma è anche brava a fare la bella) somiglia più a una fidanzata che a una escort (perché in Herzog è tutto un po’ più patinato che in Ferrara).

Finale ironico con pompa magna militare.

Dentro il noir

Anche il Cage/tenente comunque ha i suoi colpi di testa: ritorna la pratica di fermare le ragazzine per strada, ma invece che masturbarsi va direttamente al sodo. Quanto alle apparizioni, si tratta di animali piuttosto che divinità, e comunque sembrano un vezzo di Herzog più che una paranoia di Cage: stiamo parlando di iguane, coccodrilli, squali.

Per concludere, il consiglio più spassionato che si possa dare preventivamente alla visione di questo film è accostarsi con l’aspettativa di guardare un gran bel noir, girato in maniera accattivante (nel modo in cui si muove la macchina da presa, si ha l’impressione che la regia di Herzog sia una creatura misteriosa che fa sentire il suo respiro) e con una fotografia ammirevole per inventiva cromatica e luministica ad opera di Peter Zeitlinger (con Herzog dal 1995), che ci dà una grande lezione: la luce filtrante dalle veneziane non passa mai di moda e fa sempre la sua porca figura.

Elio Di Pace

2 pensieri su “Il cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans (Werner Herzog, 2009)

  1. Purtroppo non ho mai visto Il cattivo tenente di Ferrara, ma nonostante questo credo sia il suo migliore. King of new york è addirittura pessimo, e gli altri non godono di una buona fama. Inoltre mi pare che questo non sia un remake, ma semplicemente si ispira.

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    1. Esatto, c’è poco del film di Ferrara, Herzog ci teneva a sostenerlo, soprattutto in quei botta e risposta in cui i due registi si offendevano a vicenda senza pietà! Io personalmente di F. poi non sono un grande esperto, ma comunque qua abbiamo una recensione de “Il cattivo tenente” originale, magari ti fa venir voglia di vederlo e dimenticare “King of New York” (che manco a me piacque assai) ;)

      https://cinefatti.wordpress.com/2011/09/07/il-cattivo-tenente-abel-ferrara-1992/

      F.

      "Mi piace"

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