Una Lola Darling dal passato.
Lola Darling gotta have it. Spike Lee lascia poca immaginazione – o molta, a seconda dei gusti – a coloro che si chiedono: cosa cerca di conquistare Lola?
La Lola del film, bella ed imponente Tracy Camilla Johns, è un vero e proprio magnete per i giovani neri di Brooklyn, che proprio non ne vogliono sapere di stare alla larga dal suo letto circondato di candele.
L’amore c’entra poco e niente: fra quelle lenzuola conta soltanto il piacere, che Lola sceglie di definire in tre forme diverse con tre uomini diversi. Il buono, il bello, il brutto. Chi la spunta?
Solo Lola Darling, statuario emblema dell’emancipazione femminile – se così la si vuol chiamare – nel mondo all black dei sobborghi di Manhattan al crepuscolo degli ’80, con i grossi stereo che pompano per le strade malfamate e l’ombra lontana di Ronald Reagan: un’atmosfera malinconica che S. Lee riesce ad alleggerire e, con una sequenza un po’ azzardata, addirittura colorare.
Dialoghi acuti, battute intelligenti, fotografia e musica splendide: S. Lee confeziona così la sua prova d’esordio, firmando una commedia in grado di far lavorare il cervello pur strappando qualche sorriso di troppo.
Francesca Fichera