The Stand, Episodio 4 - CineFatti

The Stand, un diario: Episodio 4

A ritmo della Luna verso Las Vegas

[SPOILER ALERT: il diario segue la miniserie CBS All Access e disponibile in Italia su Starz episodio per episodio, con spoiler sulle puntate intere. Chi prosegue nella lettura lo fa a suo rischio e pericolo]

Mi sono fermato un paio di volte dallo scrivere questa pagina di diario, perché the House of the Dead rappresenta a suo modo sia un ottimo episodio che un passo indietro rispetto ai precedenti. Una prospettiva valida unicamente nel momento in cui si raffronta the Stand al romanzo ed è quello che in fondo sto facendo dall’inizio, tenendo conto anche di un dato importante: il suo pregio principale sta proprio nel superare le troppe storture dell’opera biblica di cui è autore il nostro Stephen King. Pur essendo comunque una miniserie niente male di per sé.

Cosa ci siamo persi per strada?
Cosa ci siamo risparmiati?

Ecco le due domande a cui dare risposta, necessarie perché come nel precedente episodio diretto da Bridget Savage Cole e Danielle Krudy, anche the House of the Dead prende la rincorsa. Volendo disegnare una cartina geografica, navighiamo fra le 600 e le 700 pagine del romanzo, usando come metro una mia vecchia edizione Bompiani di 930. Questo considerando che non abbiamo visto nulla di Las Vegas, siamo ancora ignari dell’esistenza di Pattume e in seguito al secondo episodio abbiamo completamente perso di vista Lloyd Henreid. In poche parole, con ancora cinque episodi davanti, siamo già ben oltre la metà, il che restringe il campo sui futuri episodi.

Prima delle ormai consuete previsioni sulle prossime puntate, rispondo alle due domande in un colpo solo: the Stand evita le lunghe riunioni del comitato della zona libera di Boulder saltando l’ovvio. Sicuramente King motiva meglio le decisioni prese dai personaggi – equivale a dire, “decide Mother Abagail” – ma per il linguaggio seriale viene da sé che a presiedere su Boulder siano i protagonisti sinora introdotti: Stu Redman (James Marsden), Fran Goldsmith (Odessa Young), Larry Underwood (Jovan Adepo), Nick Andros (Henry Zaga) e Glen Bateman (Greg Kinnear).

Il comitato della zona libera minus Susan Stern.

I constant reader noteranno un’assenza importante: così come nel 1994 con Mick Garris, anche stavolta Susan Stern non è pervenuta. La miniserie ABC la presentò di colpo incorporata nel ruolo di Dayna Jurgens (Natalie Martinez, già kinghiana nell’orrenda serie Under the Dome) mentre CBS All Access sembra averla eliminata completamente. Detto fra noi, potrebbe essere una delle ragioni per cui un personaggio chiave è stato trasferito in un corpo di donna: Ray Brentner interpretato da Irene Bedard e ancora niente affatto incluso nei flashback.

In poche parole sono convinto che correndo the Stand preferisce una briciola di confusione pur di evitare di incorrere nel medesimo difetto del romanzo: 300-400 pagine che tutto sommato potrebbero essere tagliate, anziché aggiunte. Opinione impopolare forse, ma lo dico io che ho considerato L’ombra dello scorpione per molto tempo il mio romanzo preferito di Stephen King. Veniamo ora agli eventi dell’episodio, suddivisi stavolta in due storyline dove le new entry introdotte (per modo di dire) sono la suddetta Dayna Jurgens e la giudice Farris (Gabrielle Rose).

L’odissea di Harold

Harold Lauder (Owen Teague) si lancia in un goffo tentativo di aprire il sipario alle intimità con Fran Goldsmith, vedendosi immediatamente rifiutato. Giorni dopo incrociano un camionista (Angus Sampson) a caccia di donne da stuprare a suo piacimento, adocchia Fran e viene fermato quando Stu Redman e Glen Bateman li raggiungono, senza contare l’aiuto delle donne rapite, fra cui troviamo una giustamente “incazzata” Dayna Jurgens.

Da qui inizia il viaggio in gruppo verso Mother Abagail e la scoperta che tutti hanno sogni identici, eccetto Harold, per cui il gran protagonista notturno non è la benevolente vecchia, ma l’Uomo nero Randall Flagg. Inizia dunque con prepotenza la gelosia di Harold per Stu Redman, odio già introdotto in conclusione al pilota, dove peraltro si riprendeva con grande intelligenza questa brevissima pagina di diario dal romanzo.

Si dice che i due grandi peccati dell’uomo siano l’orgoglio e l’odio. Lo sono? Io voglio pensare a essi come a due grandi virtù. Rinunciare all’orgoglio e all’odio vuol dire che sei tu a cambiare per il bene del mondo, Abbracciarli, dar loro libero sfogo, è più nobile: vuol dire che è il mondo a dover cambiare per il tuo bene. Sono dentro un’avventura grandiosa.

Harold Lauder propone la permanenza in carica del comitato della zona libera di Boulder.
Vestito di tutto punto, ispirato dal sorriso smagliante di Tom Cruise.

La riporto per una semplice ragione, è l’ora di ricordare chi sia Harold e quali siano le sue intenzioni a Boulder: uccidere l’uomo a cui ha dato il simpatico nomignolo di Stuart Cazzodicane Redman. Ormai ci siamo e lo sappiamo perché Nadine Cross (Amber Heard) ha abbracciato il suo ruolo totale di femme fatale e lo seduce, conscia che sono proprio loro due i prescelti da Randall Flagg per abbattere il comitato della zona libera di Boulder. In sostanza da L’ombra dello scorpione cambia poco e niente se non quelli che sono i risultati delle intimità fra i due.

King regala ad Harold e Nadine infinite notti di sesso e fantasie sessuali di ogni genere con l’esclusione di quella piccola cosa riservata al diavolo in persona. Peccato che la reazione di Harold nella attuale miniserie sia prematura e dunque anche un pizzico – paradossalmente – meno infantile delle immagini kinghiane di Lauder coperto di miele. The Stand così facendo rende ancora più piccolo e bisognoso di farsi grande il povero Harold, “costretto” in questo complotto, risultante già a fine episodio nell’omicidio del suo amico Teddy Weizak (Eion Bailey). Poraccio, gli avevano scritto sulla testa un countdown dal primissimo momento in cui era apparso.

the stand the end 14
Ecco il caro Teddy Weizak di Eion Bailey in una foto del primo episodio the End.
RIP Teddy, avevi un destino segnato!

Approdo a Hemingford Home

Così fu che conoscemmo Julie Lawry nel viaggio di Nick Andros e Tom Cullen verso l’ignota ubicazione di Mother Abagail. Scena ripresa pari pari dal romanzo eccetto che no, non lo è. Nell’intervista realizzata da Eric Vespe e Scott Wampler nel meraviglioso podcast the Kingcast, gli autori della serie Benjamin Clavell e Taylor Elmore dissero come uno dei loro interessi principali fosse rendere giustizia al Tom “bambino intrappolato in un corpo adulto” Cullen. Alla seconda apparizione di Brad William Henke va detto che ci sono riusciti alla grande.

La scenetta secondo King partiva da una botta di diarrea (ebbene sì) per Tom, incapace di prendersi cura di sé e bisognoso di Nick. Lui cerca farmaci, incontra Julie e mentre Tom è presumibilmente piegato in due dalle fitte si danno alla pazza gioia con un triste La prese scritto dal Re. Nick però si accorge che è una persona orrenda e la manda a fanculo prima di essere rincorso dai proiettili che lei sparerà loro contro. La miniserie cambia il ruolo completamente a Tom Cullen: è una persona che sa gestire tanto sé quanto il prossimo, è presente.

Julie Lawry legge il nome di Nick a Tom presentandoglielo ufficialmente.
Ed è subito un dolcissimo the Nickster!

Innanzitutto niente botta di pancia e a salvare Nick dalla furia della Julie di Katherine McNamara è proprio lui, Cullen. Incassa gli insulti perché abituato e anche per questo accresce l’affetto per Nick che non esita mezzo secondo a scegliere lui in favore di una sveltina con Julie. Anche la CBS preferisce evitare come già fece Garris, ma la differenza è che Nick sarebbe morto se non fosse per la prontezza di riflessi di Tom. A cosa ci serve questo passaggio e questa modifica? Nel romanzo vi è un capitolo in cui Tom salva Nick da un tornado ed è uno dei momenti in cui il sordomuto capisce che lui è una delle persone giusta da inviare come spia a Las Vegas.

Sì, perché il comitato della zona libera dopo aver visto quell’uomo crocifisso arrivare da Las Vegas con quel messaggio di Randall Flagg, decide sia il caso di inviare delle spie (scout! secondo Bateman) a vedere se c’è qualcosa di nuovo sul fronte orientale. Larry sceglie la giudice Farris, Fran punta su Dayna e viene proposto infine il nome di Tom. Perché? Ma perché Flagg non penserebbe mai a un ritardato mandato come spia! Diamine, il numero di volte in cui King sottolinea questo termine è davvero fastidioso. Addirittura per assicurarsi che faccia il suo dovere, Nick predispone una sessione di ipnosi, altrimenti figurarsi se Tom ce la farebbe.

Greg Kinnear aka Glen Bateman uscito fuori da uno spot della Timberland.

Niente del genere in the House of the Dead. Ha salvato Nick da un fucile puntato contro di lui e fino all’arrivo del sordomuto era sopravvissuto da solo alla pandemia di Captain Trips. La scelta su Tom cade perché sì, il male non sospetta mai di chi è all’apparenza debole, ma anche perché questo Tom Cullen è degno di stima e fiducia in quanto persona adulta. Il cambiamento che ho preferito? Quando Nick e Tom trovano Mother Abagail (Whoopy Goldberg) nel romanzo l’anziana lo squadra identificandolo come un “bambio intrappolato blah blah” e poi non gliene frega più nulla perché, uao c’è Nick e quant’è figo il ragazzo. La miniserie opta per un incontro piacevole fra i due.

Nella casa per anziani di Hemingford Home Abagail si spende più per Tom che per Nick. Ah, sì. Casa per anziani. Anche qui sarà esploso il cranio ai fanatici: niente Nebraska. Niente campi di granoturco, quelli erano solo un prop del padreterno da inserire nei sogni per dare maggiore valore produttivo. Oh, Randall c’ha i neon di Las Vegas, mister God le pannocchie. Accolgo volentieri la modifica perché il romanzo è del 1978 e Mother Abagail ha 108 anni. Quando King pubblicò lei era dunque nata nel 1870 ed era tutto un altro mondo da cui provenire. È ben diverso averne 108 nel 2020, logico dunque che non viva in mezzo ai campi in una casupola senza rete idrica.

Mother Abagail è a quanto pare anche lei incerta del piano di Dio, quando incontra Nick e Tom in mezzo ai cadaveri dei fu ospiti della casa per anziani.

Previsioni per il futuro

Si conclude l’episodio con la partenza di Tom verso Las Vegas e un commovente saluto fra lui e Nick. Il che mi porta alle previsioni sul prossimo in onda il 14 gennaio. Dove si stanno dirigendo Dayna, Tom e la giudice Farris? Adesso è l’ora di scoprire la città del diavolo e the Stand potrà scegliere di farlo in due modi differenti: introdurci al mondo di Flagg attraverso gli occhi del trio che proverà a raggiungere la città oppure presentarci il pericolo cui vanno incontro con un episodio dedicato a Pattume (Ezra Miller), Rat Woman (Fiona Dourif) e Lloyd Henreid (Nat Wolff).

Non sarebbe una tecnica nuova lasciare in sospeso per un episodio un cliffhanger, ma c’è una ghiotta occasione: abbiamo lasciato Nadine e Harold nei loro preparativi di un attentato al comitato di Boulder, il cui risultato sarà un gran BOOM! e a chi piacciono le esplosioni e il fuoco? Pattume! Chi non vorrebbe far chiudere il quinto episodio con un flashback sulla piromania di Pattume in montaggio alternato con i botti di capodanno a Boulder? Conseguenze dei quali, è chiaro, andremmo a scoprire solo nell’episodio successivo con qualche altro flashback?

Chissà, è certo che l’impazienza di vedere Las Vegas cresce!

cool Frannie a bordo della sua Vespa prima di incontrare il Big Driver.
Che minchia c’entra Skyscraper? Teddy è presentato come una sorta di cinefilo, salva blu-ray in attesa di aprire un cinema (eri il nostro eroe, Teddy) e dopo aver suggerito il galeotto Risky Business ad Harold, in questo episodio si chiede se The Rock sia ancora vivo mentre regge in mano un blu-ray di Skyscraper. CBS All Access è della ViacomCBS, il loro studio è la Paramount, mentre Risky Business è della Warner Bros e Skyscraper è della Universal, cancellando ogni dubbio che la CBS stia pubblicizzando suoi prodotti cinematografici. La prima scelta è funzionale alla storia, dando ad Harold un personaggio creepy da imitare (Tom Cruise, ti voglio bene ma sei molto creepy), la seconda è solo per citare un personaggio ultra-popolare dei tempi nostri.
Sfoglia le pagine del diario:

Episodio 1, The End (Josh Boone)
Episodio 2, Pocket Savior (Tucker Gates)
Episodio 3, Blank Page (D. Krudy e B.S. Cole)
Episodio 4, The House of the Dead (D. Krudy e B.S. Cole)
Episodio 5, Fear and Loathing in Las Vegas (Chris Fisher)
Episodio 6, The Vigil (Chris Fisher)
Episodio 7, The Walk (Vincenzo Natali)
Episodio 8, The Stand (Vincenzo Natali)

15 pensieri su “The Stand, un diario: Episodio 4

  1. Sempre alto livello e sempre ottima review dell’episodio!
    Ho molto apprezzato il fatto che le riunioni del comitato siano state riassunte, ci stavo facendo la muffa su quelle pagine leggendo il libro; sarò impopolare anche io, ma credo che L’Ombra dello Scorpione sia un libro davvero troppo lungo, in alcune parti, e sebbene sia logico che King ci si sia soffermato nel suo voler mettere in scena la rinascita della civiltà da leggere per me è stato di una noia immortale.
    Sulla scena di Julie ho opinioni contrastanti: da un lato, giustamente, il maggiore ruolo di Tom è stato un’ottima idea, ma l’intera scena mi è sembrata un po’ goffa. Non so se sia troppo veloce, o se sia per il modo in cui è scritta Julie, una psicopatica fin dalle sue prime battute, ma è la prima volta in cui la serie mi è sembrata poco naturale.

    SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER!!!!
    Per il prossimo episodio non mi dispiacerebbe vedere un’intera puntata dedicata a Las Vegas, anzi, magari seguendo l’ottimo Lloyd di Nat Wolf. Anche rimandando il piano di Harold e Nadine al sesto episodio rimane abbastanza tempo, secondo me, per raccontare tutto. Potrebbero anche scegliere di concludere il sesto episodio non tanto con l’esplosione a Boulder ma con la morte di Harold lungo la strada per Las Vegas: secondo me potrebbe dare la giusta importanza alla morte del personaggio con cui si è aperta la serie.

    Sempre a proposito di Harold, c’è un piccolo refuso nell’articolo: dici che King regala a Harold e Lauder infinite notti e bla bla bla, invece di Harold e Nadine.

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    1. Uh, grazie della segnalazione! Harold e Lauder hanno avuto intense notti di passione insieme solo nella miniserie :D Correggerò subito. Mi piacerebbe vedere la sua morte trattata in grande, alla fine è come se fosse IL protagonista della miniserie, ho questa impressione a volte. Come Larry, ci si chiede sempre cosa farà Harold. Anche su Julie un po’ mi trovi d’accordo, però il fatto che sia diventato un momento di e per Tom e non di Nick mi ha fatto dimenticare che sia un momento buttato là tanto per farlo, però se lo accoppio all’attacco del camionista e dei broker di NYC a Larry e Rita, contribuisce a darmi un’idea del mondo pericoloso all’esterno.

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  2. Una recensione ottima di questo episodio. Ho ripreso a guardarla da poco dopo averla messa momentaneamente in pausa e per il momento posso dire di concordare con il tuo pensiero. Non so come si evolverà la storia anche se ho un pò di paura dopo aver visto certe reazioni. Staremo a vedere.

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    1. Oh, perdonami, avevo dimenticato di risponderti. Mi chiedo a questo punto dove sei arrivato, perché il quarto episodio per me rappresenta le colonne d’Ercole. Superato quello, il mondo finisce e the Stand diventa orrenda!

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      1. Purtroppo è tutto vero. Resta un enorme pregio: Owen Teague. Lui è stato eccezionale, c’è la scena di una cena in cui lui e Odessa Young avrebbero meritato una standing ovation. Il resto è veramente atroce.

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