Sense8 - CineFatti

Sense8, l’immortale

La forza dell’amore conquista il finale di Sense8.

Lo ricordo come fosse ieri il 5 giugno del 2015, un sabato in cui non conobbi altro se non Sense8. Mi svegliai la mattina emozionato al pensiero di una serie ideata e girata dalle sorelle Wachowski e dopo il primo episodio non potei fare a meno di darmi a un binge watching che sono sicuro qualsiasi medico sconsiglierebbe.

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Una seconda stagione e due anni dopo, Netflix cancella Sense8. Spedire cast e troupe in giro per il mondo in location è un progetto ambizioso quanto costoso per una serie con fan molto rumorosi ma meno numerosi di quanto il gigante dello streaming sperasse di ottenere. Il 1° giugno del 2017 Sense8 andò in coma.

Si risvegliò neanche un mese dopo tale fu il caos scatenato dai fan, con uno speciale di 150 minuti da girare per la sola Lana Wachowski – la sorella pare bloccata per motivi medici – e il resto per gli italiani è storia: un finale girato in gran parte a Napoli, la città dei CineFatti, che col nome di Elena Ferrante attira chiunque.

Se volete saperne di più, date un occhio alla recensione di Ferrante Fever!

Un’ultima occasione

Veniamo dunque all’attesissimo finale e togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: non mi è piaciuto. È straordinario poter vedere a solo un anno di distanza il finale di una serie strappataci via all’improvviso, solo a un mese di distanza dall’uscita della seconda stagione. Gesto che suonò come una decisione severa, presa già da tempo.

Non capita spesso un’occasione del genere né possiamo pretendere di avere un Serenity per ogni Firefly schiacciata dal network di turno. Il caso di Joss Whedon ai suoi tempi aveva un elemento a favore: cambiò medium e dalla televisione dovette passare al cinema per parlare a un pubblico che di Firefly non sapeva nulla.

Fu un toccasana e Sense8 lo scorso 8 giugno è tornata bene o male con un film di 2 ore e mezza, privata però dell’ambizione di voler raccontare la serie. Sono 150 minuti in cui è chiaramente compresso il progetto di una terza stagione. Risultato: tempi stretti di lavorazione evidenti sullo schermo e soprattutto molta confusione.

Amor Vincit Omnia

Spoiler seconda stagione!

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Lasciammo il nostro cluster in fuga da Londra dopo aver recuperato Wolfgang (Max Riemelt) e rapito il cuore della BPO, Milton Brandt, detto Whispers (Terrence Mann). Un momento concitato e cruciale, la scintilla della guerra tra il novello cluster e l’oscura organizzazione dietro gli esperimenti del glaciale e crudele Brandt.

Il finale Amor Vincit Omnia riparte da lì e vola a Parigi dove all’ombra della torre Eiffel l’ansia è palpabile: risvegliare Wolfgang dal loop infernale di ricordi in cui è incastrato e scoprire come abbattere la BPO una volta per tutte. La soluzione sarà a Napoli, città natale e base del cluster della loro avversaria Lila (Valeria Bilello).

Fine.

Capolinea: Napoli

Treno panoramico per Napoli e viaggio in auto dalla litoranea della costiera verso il centro storico costellato di pizzerie e il palazzo dello Spagnuolo roccaforte da conquistare con l’aiuto di ogni personaggio secondario mai apparso in Sense8. Un esercito, un mondo per ogni singolo sensate del cluster protagonista.

Il resto non è affatto imprevedibile e durante il pride month Sense8 esplode in uno spettacolare tripudio di apertura sessuale in cui ogni consonante dell’alfabeto corrispondente a un orientamento è rappresentata a dovere e senza paternali, lezioni, spiegoni: la bellezza di Sense8 è sempre stata anche nella sua naturalezza.

Un cuore forte che continua a battere anche in Amor Vincit Omnia dove il senso del cluster perde il suo valore di metafora per raccontare la verità dietro Sense8, la necessità di aprirsi e sfondare le barriere mentali che imprigionano il corpo. L’elemento fantascientifico è superato, il superamento stesso è l’anima di Sense8.

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Chaos reigns

Un peccato sia proprio il finale il peggiore episodio della serie delle Wachowski e J. Michael Straczyinski, per quanto il buono vissuto nelle prime due stagioni tenga la testa alta e certo non potrà mai essere cancellato dal deludente capolinea.

Facile non deve essere raccontare 8 complesse storyline in tempi così stretti, tant’è che Sense8 chiude i cerchi concentrici con gli incontri passionali tra i vari personaggi e la loro controparte amorosa – almeno chi ancora doveva abbracciarla – puntando tutta la propria attenzione sulla trama orizzontale, arronzata a velocità estrema.

La natura della BPO è stata a lungo il mistero di Sense8 e in Amor Vincit Omnia ne si spiega origine e intenzioni a una velocità tale con l’inserimento di altri elementi di enormi dimensioni spiegati in fretta e furia. È così poco il tempo per metabolizzare gli avvenimenti, la natura della Lacuna e della BPO, da lasciare spiazzati.

È chiaro come il progetto di una terza stagione volesse prendere di petto le venature spirituali ma purtroppo gettare nel mucchio senza preavviso un elemento di questa portata è un gesto che rispecchia l’incapacità dei creatori di fare delle rinunce. O magari lavorare meglio su delle scene affrettate e forse troppo ridicole.

La scazzottata in metropolitana con Bodhie mi ha ricordato questa insensata scena da Matrix Reloaded dell’eletto vs Seraph e in un certo senso è la stessa atmosfera dei sequel di Matrix a pervadere l’aria che tira nel finale di Sense8:

Conquistare la vetta

È un finale e tanto basta, Sense8 è e resta una delle serie più innovative e coraggiose di questi ultimi anni, dove finalmente l’ambizione non è solo tecnica come nelle blasonate serie HBO – anche History Channel ha toccato punte elevate su quel fronte – e si riflette nella importante narrazione contemporanea delle connessioni umane.

Strette di mano sopravvissute al supporto tecnologico con cui altre storie giustificano il collegamento inter-umano, lasciando la carne nuda e cruda a fare il lavoro della mente. È il racconto definitivo della tecnologia divenuta carne. Sangue, muscoli e arterie che sostituiscono le estensioni dominanti il cosiddetto antropocene in cui viviamo.

Secondo le Wachowski esistiamo nell’epoca in cui va difesa la purezza dell’uomo dagli estremi naturali e artificiali, né alleati né avversari, da considerarsi piuttosto parte integrante della carne di cui siamo fatti.

Ed è in cima alla torre Eiffel che Sense8 realizza l’immagine principe della poetica wachowskiana, a tutti gli effetti la rappresentazione precisa di quanto vogliono comunicare da sempre: l’importanza delle connessioni e l’immortalità che ne consegue, vivendo nell’eternità dei rapporti.

Sense8 ci mancherà.

Fausto Vernazzani

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