Dagli undici di Ocean alle rapine in famiglia ne La truffa dei Logan.
È simpatico Steven Soderbergh, ogni anno ne tira fuori una. Lavorerà sempre e solo in televisione – e lì con The Knick dobbiamo ammettere ha fatto un lavoro eccellente – si ritirerà dal mondo dell’audiovisivo oppure la recentissima dichiarazione in cui sostiene come d’ora in avanti girerà solo in iPhone, cosa che ha fatto con Unsane.
Appartiene alla categoria del lunedì comincio la dieta e se i risultati fossero sempre di alto livello o comunque discreti quale fu il caso di Effetti collaterali allora potremmo anche starci zitti e buoni a goderci le sue regie in sala. Peccato non sia così e La truffa dei Logan ne è un’altra dimostrazione, anche se poco poco sfiziosa.
I cinque di Logan
Ocean ne aveva undici, Jimmy (Channing Tatum) ha la sua famiglia e la maledizione dei Logan, portata in spalla da generazioni e generazioni, pericoloso alleato nel loro progetto di rapinare il circuito di Charlottesville durante la Coca Cola 600. Insomma, La truffa dei Logan è un altro heist movie, ma senza gli steroidi di Ocean’s Eleven.
Senza steroidi e in piena dieta iperproteica, Soderbergh stringe all’osso la regia dinamica dell’heist movie più famoso dei nostri tempi – comunque un remake di un classico – e sullo schermo si svolge con la stessa energia di un bradipo sotto effetto di oppiacei. Non credo l’avrei mai detto, ma senza Daniel Craig sarebbe stato intollerabile.
È lui infatti il motore della pellicola, mentre Tatum si esibisce in una delle prove più piatte della sua carriera e il fratello sullo schermo Adam Driver recita come se fosse in stato catatonico. Eppure sono entrambi interpreti che in passato hanno dimostrato di valere molto più dell’agente 007 al limone di Daniel Craig.
Se la cava meglio Riley Keough alias Mellie, la terza Logan della situazione, mentre è come se non esistesse Katie Holmes e l’orrenda storyline della figlia di Jimmy, a tratti presa da Little Miss Sunshine ma estirpando ogni angolo spigliato e divertente. Restano un mucchio di secondari dal cachet elevato, uno peggio dell’altro.
Eccetto Katherine Waterston, sa essere elegante anche con poco.
Quel che resta del biglietto
Concludiamo in fretta perché c’è poco altro da scrivere e se dovessi dirvi se vale la pena o meno spendere quei soldi per vedere La truffa dei Logan al cinema vi direi che se siete persone pazienti allora Soderbergh può anche lasciarvi senza la sensazione di aver buttato un pomeriggio o una serata che avreste potuto dedicare ad altri film.
Una prima parte da encefalogramma piatto da dimenticare, una seconda in cui, era ora, si inizia a capire perché La truffa dei Logan è una commedia. Ma è la sceneggiatura di Rebecca Blunt a far scattare il sorriso e non la regia di Soderbergh dove i tempi comici sono sballati e la videocamera sembra essersi addormentata sulla scena.
Ho avuto la sensazione a tratti che volesse adottare lo stile di Wes Anderson. La truffa dei Logan non è costruita in modo sintetico o colorato, però ha dei personaggi quasi spinti dall’istinto come lo sono le creature di Anderson. Reagiscono ad azioni e situazioni come se dovessero rispondere al proprio carattere come fosse un manuale.
Ovviamente funziona in un mondo particolare qual è l’universo di Anderson, dove bizzarrie gestuali e vocali coincidono con l’assurdità di un mondo simmetrico, ma nel cinema di Soderbergh è tutto così piatto nella messa in scena da togliere ogni goccia di vitalità a qualsiasi cosa. Insomma, pensateci bene su se vederlo o meno.
Fausto Vernazzani
Voto: 2.5/5
Un pensiero su “Ai Logan la truffa a Soderbergh la fuffa”