Cell - CineFatti

Cell (Tod Williams, 2016)

Don’t answer cell! – di Francesca Fichera.

Mettiamo in chiaro una cosa: come per la Torre Nera, sommersa dall’odio dei fan che vorrebbero un Eastwood a caso al posto di Idris Elba, non basterà una recensione negativa per impedire ai seguaci di Stephen King di andare a vedere Cell.

E questo anche se Cell, il libro da cui Tod Williams ha tratto il suo zombie-movie freschissimo di sala, è passato alla storia più o meno all’unanimità come l’unico, eclatante flop dello scrittore del Maine.

D’altronde – e non sappiamo quanto possa rappresentare un bene rispetto al romanzo, mentre affermiamo con discreta certezza che fa molto male al film in sé e per sé – l’adattamento realizzato dal regista di Paranormal Activity 2 si allontana parecchio dalla sua fonte di ispirazione. Come? Ci arriveremo, abbiate pazienza.

Intanto cominciamo col dire che Cell ha un buon inizio: coinvolgente, rocambolesco, esplosivo. Anziché optare per la “strategia della tensione”, sin dalle sue prime battute decide di lanciare gli spettatori dritti dritti nel caos di un aeroporto dove tutti i possessori di telefono cellulare hanno iniziato a urlare, sbavare e uccidersi a vicenda.

Ci si trova in mezzo anche John Cusack, visibilmente invecchiato e truccato quasi per farlo notare di più, che una volta tanto deve ringraziare l’inefficienza della sua batteria e la persistenza dei telefoni a gettoni.

Riuscito a fuggire dalla mischia di uomini d’affari senza mutande e ragazzine colte da strane manie dentistiche, il nostro Clay Riddell imbocca la via sotterranea della metropolitana, zona franca grazie alla nota mancanza di copertura telefonica, e vi incontra Tom McCourt (Samuel L. Jackson), con il quale riesce a mettersi in salvo e trovare estemporaneo rifugio fra le quattro pareti di un appartamento.

Fino a qui tutto bene.

Il racconto di Cell va avanti tra una visione premonitrice e l’altra, da cui il fantasioso per antonomasia Clay (un fumettista) è ossessionato anche e soprattutto per via della paura di non riuscire a riabbracciare il figlio Johnny.

Quello che sembra uno fra i più classici survival horror, come da copione, aggiunge nuovi e giovani membri al suo team di protagonisti (fra cui Isabelle Fuhrman), li mette in fuga dall’orda di zombie arrabbiati e li sguinzaglia per le strade d’America alla ricerca di qualcosa, che sia l’antidoto o anche “solo” ciò che resta del piccolo Johnny Riddell.

Prima della fine

Due, in particolare, le scene degne di nota : la platea di uomini-mostro davanti al tramonto e un momento di indovinatissimo black humour durante il quale il Trololol di Eduard Khil fa da inaspettato sottofondo a una massiccia serie di uccisioni.

Dopodiché, il nulla. Una regia canonica, fin troppo, che non toglie né aggiunge, limitandosi a disseminare un po’ ovunque jump scare tanto calibrati quanto prevedibili. E dove la scrittura di Adam Alleca, nel tentativo di risollevare le sorti del flop letterario di King, non fa che aggravare la situazione (neppure aiutata, bisogna dirlo, dall’espressione “sono sempre sorpreso di vederti” di Cusack e compagni).

Da flop nasce flop?

Perché se è vero che ad alcuni fu proprio il finale di Cell romanzo a far storcere il naso, a chi guarderà il film di Williams la parte conclusiva potrebbe ispirare reazioni anche peggiori. Il finale, infatti, resta la cosa più insalvabile di tutte, nonché quella che decreta l’insalvabilità di Cell stesso.

Fino agli ultimi dieci minuti c’è quasi speranza; dopo la passeggiata nel bosco e quel ralenti no. Un ‘no’ secco. Ed è a causa di chi ha voluto – probabilmente con le intenzioni migliori del mondo – cucire una toppa al posto di un’altra, provare a cambiare le cose introducendone di più brutte.

Ma tanto comunque è un film siglato SK, e camperà lo stesso.

 

4 pensieri su “Cell (Tod Williams, 2016)

  1. Anche il finale del film è insalvabile? E io che speravo che le cose cambiassero. Avevo letto in giro notizie riguardo a un finale differente e mi sarebbe piaciuto avere sotto le mani qualcosa di migliore.

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.