Ribelle The Brave (Mark Andrews e Brenda Chapman, 2012)

La principessa Ribelle (e ad alta definizione) della Disney Pixar.

The Bear King è il nome che Re Fergus si è guadagnato dopo aver combattuto contro il demone orso Mor’du, una bestia enorme dalla pelle spessa e dura come il ferro, con gli occhi intrisi nel fuoco.

Dello stesso colore delle fiamme sono i capelli della Principessa Merida, figlia del sovrano e della Regina Elinor, una ragazza ribelle come il fuoco, agli antipodi dei dettami delle tradizioni che le imporrebbero di abbandonare la sua più grande passione, l’arco, in favore del matrimonio con uno dei tre primogeniti dei clan alleati: MacIntosh, MacGuffin e Dingwall.

I partiti non sono i migliori, le aspettative grandi, perché i genitori di tutti hanno il solo obiettivo della gloria, evitando di pensare al bisogno dei loro pupilli.

Storia di una ribelle

Un inizio che legittima il titolo iniziale scelto per la produzione, The Bear and the Bow, le fiabe sull’orso e sull’arco, i due indiscussi protagonisti del ritorno agli script originali per gli studios della Pixar Animation, questa volta trasferitasi in Scozia per raccontare una più ordinaria storia di scontro tra il Vecchio e il Nuovo, tra genitori  e figli.

Brave divenne poi il titolo (Ribelle – The Brave per noi italiani), probabile che sia così anche per via di un riferimento a un certo film (sì, proprio a Mel), ma è anche per via della morale dietro le avventure di Merida: avere coraggio, mostrarsi pronta ad affrontare tutti i pericoli, fra i quali il più grande resta la piena espressione di sé.

Non c’è una grande spiegazione psicologica dietro il film di Mark Andrews e Brenda Chapman (anche autrice del soggetto) ispirato, come dice la stessa co-regista, alle fiabe d’un tempo, quelle raccolte nell’Ottocento dai Fratelli Grimm e le originali di Hans Christian Andersen.

Il lato oscuro delle favole

I toni oscuri di questi autori sono noti a tutti, scrittori che non hanno mai disdegnato una decapitazione o un lieto fine mancato, qualcosa che non può sfuggire e che Chapman e Andrews non hanno voluto lasciare indietro, girando scene intere in cui la parola Morte è sempre dietro l’angolo.

La paura è però ben lontana, perché a smorzare gli effetti più dark ci sono le classiche gag, come il Re fanfarone e i tre fratellini gemelli che operano come una squadra pronta a tutto, oltre a qualche classica e nuova battuta sull’involontaria comicità dei kilt.

Tuttavia c’è del convenzionale in Brave, che con le canzoni e i temi si avvicina molto ai classici Disney di una volta, le glorie che nacquero dal 1989 in poi, come La sirenetta, tratta in fin dei conti dallo stesso Andersen.

Lontano da Broadway

Non c’è lo stile Broadway a caratterizzare la nuova produzione di John Lasseter e compagnia, ma se ne sente l’odore, nell’aria, nell’acqua e nella terra, e un po’ ci rende nostalgici un po’ ci fa storcere il naso.

Ciò non toglie che anche il nuovo Pixar è un buon film, seppur lontano dai capolavori come Up e Wall-E. Brilla invece il cast di voci per lo più british con in testa Kelly Macdonald, Billy Connolly ed Emma Thompson, grande anche quando non appare in prima persona.

Giunti alla fine c’è da dire che la tecnica è salita sempre più in alto di livello – il dettaglio dei capelli e della pelliccia dell’orso sono sorprendenti – e che, nonostante qualche piccola stortura, la Pixar rimane una garanzia.

Fausto Vernazzani

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