Natale con Netflix, Dark e The Crown - CineFatti

Natale con Netflix nel segno di Dark e The Crown

Da The Crown a Dark. Due serie diverse per lo stesso bingewatching

Consigliarle in separata sede non avrebbe avuto senso, perché di Dark quanto della seconda stagione di The Crown ci si è trovati a parlare – e tanto – praticamente nello stesso momento. Entrambe di casa Netflix, l’una tedesca e l’altra angloamericana, sono serie non direttamente paragonabili se escludiamo il fatto che invitano in egual misura al bingewatching più estremo.

Ma le ragioni, come i prodotti, sono differenti. Qui provo a passarne in rassegna alcune.

Prima la Regina

Fonti più o meno attendibili ci dicono che The Crown 2 fa parte delle serie Netflix più guardate del 2017 assieme a NarcosStranger Things 2. Ma il proseguimento dell’avventura dei ragazzini in bici, per quanto meglio atteso di quello della vicenda storica e personale di Elisabetta II, sembra aver fallito là dove invece The Crown 2 ha trionfato: nell’eguagliare le aspettative. Il guanto di una sfida che, dopo le vette altissime toccate dalla prima stagione, pareva impossibile raccogliere.

Invece Peter Morgan ha accettato, mirato bene e colpito nel segno. Grazie a una scrittura sensazionale, fatta di dialoghi che richiamano alla mente le pagine più belle della letteratura; grazie a un cast di attori che hanno saputo trasformare i propri personaggi in una seconda pelle – e a cui è difficilissimo dire addio; grazie a un’impostazione dell’immagine che veicola forza, eleganza e cura maniacale dei dettagli.

Poche cose in The Crown non meritano l’appellativo di capolavoro. Amerete la solidità con cui racconta la storia di una crisi, le pause riempite dagli sguardi acquosi e profondamente espressivi dei suoi protagonisti (brava Claire Foy, bravissimo Matt Smith) la Margaret Windsor di Vanessa Kirby e gli episodi 2×03 e 2×04 che ne mettono a nudo l’essenza come solo la migliore delle biografie avrebbe saputo fare; questa molto probabilmente lo è.

Un tempo buio

Di tutt’altro genere è l’esordio che giunge dalla Germania con la doppia firma di Baran bo Odar e Jantje Friese e un pilota parzialmente ingannevole. Perché? Perché potrebbe spingervi a non continuare la visione di Dark che, al netto delle riserve, merita comunque.

Gli esperimenti e i paradossi temporali sono la cornice tematica che abbraccia il ritratto di Wieden, una cittadina nei pressi della quale è stata costruita una centrale nucleare e dove periodicamente avvengono misteriose sparizioni di bambini – se vi ricorda Stranger Things è perché prima dei fratelli Duffer un certo Stephen King ha ambientato IT a Derry.

Cosa c’entra tutto questo con la memoria, il futuro e la lettera nascosta di un suicida Odar ve lo farà capire (o intuire) goccia dopo goccia. Dark è una serie sul tempo con i suoi tempi, i cui cliché, le cui ripetizioni (assieme alle persone rigorosamente senza ombrello sotto il diluvio) non intaccano l’originalità dell’insieme, il modo col quale sono stati assemblati gli elementi della storia, dall’atmosfera assolutamente caratteristica al gelido rigore dei personaggi, mai come in questo caso scritti, diretti e interpretati a tutto tondo.

Se sono riuscita a convincervi seguirete anche voi Ulrich – che è Oliver Masucci, lo stesso di Lui è tornato – e Jonas nella foresta degli anni e dei segreti, lungo quel lento climax che conduce alla pura e straziante poesia del finale di Dark, non definitivo e non ancora scritto. Noi invece ci rileggeremo a prescindere in un qualsiasi quando del vostro bingewatching di Natale.

Francesca Fichera
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