Cinema contro le differenze: 10 film per imparare (e ricordare).
C’è sempre un po’ di retorica nelle affermazioni che interpretano la cultura come arma, l’unica arma capace di far del bene. Però esistono casi in cui la retorica serve, in quanto contiene una parte di verità.
Allora appare giusto, se non necessario, lasciar parlare l’arte e l’immaginario, e mettersi ad ascoltarli, quando oscurità e ombre avanzano richiedendo l’appiglio di una luce che le rischiari e renda più comprensibile la realtà che hanno dietro.
A voi, dunque, la memoria racchiusa in questi 10 film “contro le differenze“: quelle la cui distorta interpretazione deriva dall’incapacità di vivere come fratelli, che un uomo saggio, non troppo tempo fa, imputò all’umanità tutta.
Lontano dal Paradiso
Com’era l’albero, così sarà il frutto: non vale solo per le cose belle ma, anche, per obbrobri quali l’omofobia e l’odio inter-etnico. Ed è questo che racconta il miracoloso film di Todd Haynes, omaggio ai melodrammi a tinte forti di Douglas Sirk, ritratto di quell’America di metà Novecento che, in fin dei conti, si sta rivelando molto più vicina di quanto credessimo.
Il mio nome è Khan
Un’India divisa nel contrasto tra Islam e Induismo scende in campo negli USA con Shah Rukh Khan e Kajol per schierarsi contro l’ondata di odio per i musulmani nei giorni, mesi e anni seguiti alla tragedia dell’11 Settembre. Un blockbuster didascalico, ma potente che vuole mettere le distanze tra violenza e cultura con la sola verità.
Selma
La marcia su Selma è il cuore, uno dei tanti, del percorso di vita e di storia messo in atto da Martin Luther King come del film biografico di Ava DuVernay che si è impegnato a metterlo in scena. Con passione e coraggio, contro le differenze di ogni genere e colore; l’umanità che andrebbe ricordata tutti i giorni, al cinema e fuori.
Marina
L’aria delle miniere belga ha frantumato cuori e polmoni di tanti italiani, tra cui il padre di un Rocco Granata, cantante calabro nato e vissuto in Belgio, diviso tra l’amore per la sua ragazza mora e carina e la lotta a suon di chitarra all’odio degli autoctoni contro l’enorme comunità di emigrati italiani a scavare dentro la loro terra.
The Believer
Un Ryan Gosling praticamente agli esordi in un film di Henry Bean che guarda al neo-nazismo e all’antisemitismo da una prospettiva inedita quanto colma di contraddizioni. A ulteriore riprova che la mancata accettazione del cosiddetto “altro da sé” trova origine nel vuoto e nell’incomprensione della propria stessa identità.
Il buio oltre la siepe
Atticus Finch, uomo giusto dritto in piedi per debellare il vuoto legislativo e culturale in cui tutto ciò che non è bianco è stato avvolto senza via di uscita. Un classico di Harper Lee divenuto cult con Robert Mulligan e uno statuario Gregory Peck, simbolo di un uomo disgustato dal razzismo e dalla discriminazione.
Il miglio verde
In un luogo corrotto da sentimenti d’odio e discriminazione, gli identikit dei colpevoli si assomigliano tutti. Così, fra un gigante dalla pelle scura e un omino sorridente e perfettamente integrato, si fa poca fatica a scegliere il responsabile di un crimine orribile. La splendida storia di Stephen King, riadattata per lo schermo da Frank Darabont, vuole scardinare questo tremendo gioco di apparenze e morte.
La calda notte dell’ispettore Tibbs
Quando le barriere geografiche bloccano l’evoluzione ideologica e culturale è difficile guadagnarsi il rispetto di una popolazione ancorata nei valori confederati. Il capolavoro di Norman Jewison dipinse un terreno difficile con passione, coraggio e sentimento, anche grazie alla pura e semplice perfezione di Sidney Poitier.
12 anni schiavo
Solomon Northup è esistito davvero, come tutti i suoi compagni ridotti in schiavitù dai padroni delle piantagioni americane. Sua è l’autobiografia che ha ispirato il film di Steve McQueen, viaggio senza sconti nella disperata lotta per la sopravvivenza di un uomo libero strappato alla sua famiglia per 12, lunghi anni.
Red Hill
Slasher? Western? Il thriller australiano di Patrick Hughes ricorda come la discriminazione non abbia frontiere con un crescendo di efferata violenza in un paese dove il passato aborigeno soffre senza più alcun limite. Un film dal sapore “horror” dai contenuti politici e umani forti come uno tsunami.
La presenza di Red Hill è un tocco di classe. Giù il cappello.
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Il volto sfregiato di Tommy Lewis parla più di 1000 film messi insieme. Andava messo per forza! :D
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L’ha ribloggato su La finestra di Hoppere ha commentato:
Un’idea di memoria.
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