Il capolavoro di Quentin tarantino torna al cinema
Venti anni fa usciva nei cinema Pulp Fiction di Quentin Tarantino, pellicola che si aggiudicò la Palma d’Oro a Cannes e vinse l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Il circuito The Space Cinema per la gioia dei fan dal 7 al 9 Aprile lo ha riportato nelle sale per festeggiarne il traguardo del ventesimo anniversario.
Di sicuro per chi non ha mai potuto vederlo su grande schermo nel 1994 (come il sottoscritto) la visione è un’esperienza imperdibile.
Quentin, sceneggiatore supremo
Fin dai tempi de Le iene Tarantino ha fatto del citazionismo, del mescolamento e sovvertimento dei generi il suo cavallo di battaglia unendoli a delle colonne sonore da paura, a una scrittura magistrale e una cura meticolosa per la caratterizzazione dei personaggi, dal primo protagonista all’ultima delle comparse.
In Pulp Fiction vince il sapiente incastro degli episodi narrativi: la rapina di Zucchino e Coniglietta (Tim Roth e Amanda Plummer) il recupero della valigetta da consegnare a Marcellus Wallace (Ving Rhames) da parte degli scagnozzi Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson), la fuga del pugile Butch Coolidge (Bruce Willis) dopo aver vinto un incontro truccato che prevedeva la sua sconfitta.
Come per il suo esordio alla regia, anche in questo caso i dialoghi sono il fulcro dell’azione, pronunciati con una certa velocità e pieni di quell’humour nero e di quella cattiveria che non possono far altro che rendere simpatici i vari personaggi, dai protagonisti fino a chi ha pochi minuti a disposizione per mettersi in mostra.
Tra questi come fare a dimenticare Mr. Wolf (Harvey Keitel) che entra in scena bussando alla porta di Jimmie Dimmick (Quentin Tarantino) dicendo ” Sono Mr. Wolf, risolvo problemi?” oppure i dialoghi di Zucchino e Coniglietta prima di cominciare la rapina o ancora quelli sui coffee shop in Olanda e i massaggi ai piedi tra Vincent e Jules? A ciò si aggiunge il celebre passo di Ezechiele 25:17 che Jules è solito recitare prima di fare fuori le sue vittime, diventato il passo più conosciuto della Bibbia dai cinefili.
Pulp Fiction è geniale sin dall’inizio, dove Tarantino ci propone subito una definizione presa dal dizionario della parola Pulp e poi, dopo che Zucchino e Coniglietta hanno iniziato la rapina, parte con degli straordinari titoli di testa in pieno stile pop con un pezzo formidabile del 1962 di Dick Dale & His Del-Tones.
Un incipit adrenalinico come il resto dei 150 minuti di Pulp Fiction, che manda tutti in visibilio grazie al particolare stile registico che ha dato origine all’aggettivo tarantiniano per definire un cinema fatto di citazioni, ironia e una violenza quasi parodistica che appartiene solo a Tarantino e nessuno (per quanto ci provino) riesce a imitare.
Oltre a ciò, Pulp Fiction si avvale di un cast straordinario, di una colonna sonora che verrà ricordata per l’eternità, di una fotografia da Oscar curata da Andrzej Sekula e, soprattutto, di un montaggio perfetto (Sally Menke) che non fa confusione tra gli episodi neanche quando si intrecciano in maniera strana (come nel caso del personaggio di Travolta).
All’uscita del film Tarantino dichiarò: A me non interessa soltanto il successo immediato di Pulp Fiction, ma vorrei che il film fosse ricordato anche fra trent’anni. Beh, ne son passati venti e noi siamo ancora qui a parlarne come se fosse uscito ieri.
Ne mancano altri dieci, forza Quentin!
Roberto Manuel Palo
Voto: 5/5