Se scorre il sangue esplode in quattro separati progetti
Credo nessuno sia stato colto impreparato dalla notizia del mese – peraltro l’unica degna di nota – ovvero l’acquisto dei diritti dei quattro racconti componenti l’ultima antologia pubblicata da Stephen King. Così il caro Se scorre il sangue, edito poche settimane fa in Italia dalla semper fidelis Sperling & Kupfer, invaderà i cinema e la televisione. King è ormai come il maiale, di lui non si butta davvero via niente. Poco ci manca che persino le sue quarte di copertina diventino degli adattamenti di qualche tipo. Neanche sono convinto sia un’assurdità buttata lì.
Lavoro e ritardi da coronavirus mi hanno lasciato ancora a metà di If It Bleeds, per l’esattezza nel mezzo di the Life of Chuck, il numero due dell’allegro quartetto, opzionato dalla Protozoa di Darren Aronofsky. Da quel che ho potuto leggere il regista di mother! e Requiem for a Dream potrebbe essere davvero l’uomo giusto per la missione, ma non è detto sarà lui il regista né lo sceneggiatore. Potrebbe limitarsi solo alla produzione.
Il primo racconto l’ho archiviato abbastanza in fretta. Mr. Harrigan’s Phone è una storia rapida e accattivante con protagonista un ragazzino legato in modo “particolare” all’anziano mr. Harrigan, il mr. Burns di paese da poco defunto e per cui leggeva i classici della letteratura. La nota horror è presente, difatti saranno Ryan Murphy e Jason Blum a produrre insieme a Netflix l’adattamento scritto e diretto da John Lee Hancock.

Rat nell’ordine e il quarto e nonostante il tono sia abbastanza dark potrebbe essere tradotto in commedia: a scrivere, dirigere, interpretare il protagonista e produrre l’adattamento sarà Ben Stiller. Il racconto ruota attorno allo scrittore Drew Larson, autore di un singolo acclamato racconto abbandonatosi nel mondo universitario, perché le sue buone idee hanno un difetto non da poco: non appena le scrive succede qualcosa di tragico nel mondo.

Dei tre il senso di novità assoluta lo regala the Life of Chuck:
Mentre il mondo attorno a lui crolla nell’oblio, un uomo si rende conto di contenere dentro di sé una moltitudine. È una storia raccontata al contrario, a cominciare dalla fine della vita di Chuck Krantz, e continua a ritroso nel tempo per mostrare come ha vissuto quella vita.
Se da una parte abbiamo una classica storia kinghiana come Mr. Harrigan’s Phone, dall’altra ne abbiamo una che reca con sé già dal sunto gli echi di Richard Matheson, e mi riferisco a Rat. Chi è riuscito già a leggerlo può confermare? In ogni caso come avrete notato ho evitato di citare il racconto che dà il titolo alla raccolta: If It Bleeds. Questo perché è al contrario degli altri una continuazione della storia dell’investigatrice privata Holly Gibney.
… it leads
Chiunque segua King sa benissimo quanto il Re si sia innamorato di questo suo personaggio, la detective dai poteri paranormali e non esattamente sulla stessa frequenza d’onda col resto del mondo, nata fra le pagine della trilogia di Bill Hodges e piombata anche in the Outsider. Sullo schermo è stata Justine Lupe per la serie Mr. Mercedes, di maggior successo invece con gli occhi spiritati di Cynthia Erivo nella miniserie HBO di the Outsider.

È ancora steso nel limbo in attesa di sapere quale sarà il suo destino, ma chiunque ipotizza la possibilità che la HBO possa voler replicare l’inaspettato successo di the Outsider con una seconda stagione tratta proprio da If It Bleeds. Il canale statunitense dubito si lascerà sfuggire un’occasione del genere, di poter anche dare ufficialmente un ruolo da totale protagonista alla Erivo dopo averlo smezzato con l’ottimo (e superiore) Ben Mendelsohn.
Dal canto mio posso solo dire di non essere entusiasta alla prospettiva di vedere continuare the Outsider, una serie lenta e senza il benché minimo pathos. Il suo vantaggio erano gli eccellenti interpreti, fra cui spiccavano Mendelsohn e Mare Winningham, mentre alla Erivo spettava questo ruolo un po’ troppo caricaturale. Si capisce che non ho simpatia per la Gibney nemmeno su carta? Poco importa, se il Re l’ama la leggeremo spesso.
Dov’è lo spilungo?
Cattive notizie, invece, da Pablo Larraín. La sua miniserie tratta da La storia di Lisey con Julianne Moore protagonista era giunta quasi alla conclusione della produzione. Si porta infatti sulle spalle oltre sei mesi di lavori a cui mancavano solo un pugno di settimane prima che l’emergenza coronavirus esplodesse e bloccasse il set. Ora nella situazione in cui siamo è ancora poco chiaro quale sarà il destino di Lisey’s Story.
Il problema è la location: Lisey’s Story è girato interamente fra il New Jersey e lo stato di New York, alcune delle zone più colpite dal Covid-19. L’intera nazione guidata da the Donald come sapete benissimo non accenna a scalfire la strapotenza del virus e immaginare la riapertura di un set in quell’area sembra un racconto di fantascienza distopica più che una reale possibilità. A meno che il canale Apple Tv+ non decida di ignorare le restrizioni.
C’è da chiedersi se da quei sei mesi già intascati non spunterà nelle prossime settimane qualche immagine ufficiale, magari persino un breve teaser per iniziare a immaginare quale sarà il tono della serie. Oltre the Stand è senz’altro il progetto più interessante – il romanzo è davvero fantastico – e con persino Darius Khondji alla fotografia mi sento di poterlo definirlo anche di altissimo livello per l’arrancante e strisciante Apple Tv+.
Il fronte Podcast
Vale sempre la pena spendere due parole sul Kingcast di Eric Vespe e Scott Wampler, in particolare perché questo mese gli ospiti sono stati di lusso: Scott Derrickson ha parlato di the Shining, Matthew Holness de La metà oscura e soprattutto abbiamo avuto il mitico Mike Flanagan a discutere della sua esperienza diretta nell’adattamento di due romanzi di King (Il gioco di Gerald e Doctor Sleep) e a rivelare una segreta passione per 1408.

A quanto pare il giovane Mike Flanagan un tempo sognava di adattare proprio il racconto 1408 per il cinema, si portava sotto braccio il trattamento in attesa di vederlo realizzato finché non scoprì di essere stato preceduto. Tuttavia il film di Mikael Håfström non lo fermò, Flanagan rifiutò la resa incondizionata e girò un corto in cui la stanza sarebbe stata sostituita da un altro oggetto “infestato”: scelse uno specchio.
Era il 2006 e uscì col cortometraggio Oculus: Chapter 3 – The Man with the Plan, una versione alterata di 1408 che in futuro sarebbe diventato l’horror con cui affermò definitivamente il suo nome sulla scena cinematografica USA. È assurdo a pensarci, perché Oculus in effetti ha numerose somiglianze col racconto e ora ogni cosa fila liscia come l’olio. Potremmo infatti considerarlo il primo adattamento da Stephen King di Mike Flanagan.

Restando sul Kingcast sono particolarmente ansioso di ascoltare la puntata di questo mercoledì – stando fuori città non ho avuto modo di chiudermi con le cuffie nelle orecchie – perché l’intervistato è Damien Echols, uno dei tre di West Memphis ingiustamente accusati di omicidio nel 1994 e sul braccio della morte per diciotto anni prima di essere liberato definitivamente. Il romanzo scelto? L’ultimo cavaliere, primo volume della Torre Nera.
A spasso nel bosco
Abbandoniamo gli states e voliamo nella vicina Francia dove il canale Arte ha mandato in onda lo scorso autunno questo mini-documentario sul Maine e Stephen King. Lontano dall’essere una novità delle ultime quattro settimane, ma se masticate un poco di francese (o tedesco) vi farà piacere vedere i magnifici paesaggi dello stato che ospita Derry e Castle Rock mentre si racconta qualche dettaglio del nostro amatissimo scrittore.
Noi ci leggiamo col CineKing fra il prossimo 19 agosto solo in caso di grandi notizie. Altrimenti, come ogni anno, ci si prende una pausa per riassumere il tutto direttamente a settembre. Nella speranza che sarà una conclusione di estate prospera per ognuno di noi. La ruota del Ka mi auguro girerà nel verso giusto.
Da King a volte esce oro a volte merda, scusate l’eufemismo. Per esempio su The Outsider concordiamo alla grande, 1408 lo ricordo con grande ribrezzo e si potrebbero fare altri esempi di trasposizioni non proprio riuscite. Mentre questo progetto sembra interessante, spero che si assesti più dalle parti di 1922 e Il Gioco di Gerald e non da quelle sopracitate.
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A breve credo mi rivedrò Oculus dopo aver riletto 1408 per ufficializzare questa novità, così magari potremo seppellire l’adattamento di Hafstrom. Che io comunque non ho odiato, però nemmeno lo ritengo chissà che, un filmetto da una visione e via. Da questi altri 3 progetti spero anche io escano lavori del calibro de Il gioco di Gerald soprattutto, i numeri sembrano esserci però. Ben Stiller è un bravo regista, John Lee Hancock nemmeno è male e per quanto riguarda la produzione di Aronofsky, chissà. The Life of Chuck è un racconto davvero particolare. Incrocio le dita, ma per fortuna la media degli adattamenti kinghiani è migliorata negli ultimi anni, almeno secondo me.
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Vero, quindi ci sono buone premesse. Oculus a me è piaciuto un casino comunque.
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Oculus è un gran film, ma qualsiasi cosa faccia Mike Flanagan ormai mi fa innamorare!
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Concordo alla grande!
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Ho comprato il libro, non vedo l’ora di leggerlo anche se prima vorrei recuperare alcune delle sue precedenti raccolte e qualche altro libro. I suoi racconti mi piacciono veramente tanto e sono curioso di sapere come verranno trasposti. Incrociamo le dita.
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Sì, questa non è affatto tra le sue migliori, ma the Life of Chuck da solo vale tutto il libro. Molto carini anche Mr. Harrigan’s Phone e Rat, di cui sono curiosissimo di vedere l’adattamento a cura di Ben Stiller!
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