#VenerdìHorror: Nell’erba alta c’è qualcosa di buono

Per orientarsi nell’erba alta la guida giusta è Vincenzo Natali

Paradossale forse, ma nell’asfissiante circolo verde di Nell’erba alta (In the Tall Grass) la salvezza sta tutta in un’immaginazione non aperta, bensì spalancata.
Quella che a Vincenzo Natali di sicuro non manca.

Carta conosciuta

Del resto ve ne avevamo già ampiamente parlato sin dal lontano 2010, recensendo Splice, Cube e accennando alla notizia dell’adattamento kinghiano in arrivo già nel CineKing del 2015 (come volano quattro anni eh?)

Nell’erba alta – Il trailer ufficiale

Ecco anche perché a riporre buone speranze nella riuscita della trasposizione della novella scritta a quattro mani da Stephen King e figlio (il maggiore, Joe Hill) non abbiamo sbagliato più di tanto.

La vendetta dell’erba del vicino

Chiariamoci subito: la storia è un horror in piena regola – e se ne dovessimo considerare le origini letterarie lo sarebbe molto di più di quanto appare nel film. Qui però consideriamo le immagini, puntualmente diffuse da Netflix in un ottobre 2019 ricco di uscite e di eventi cinematografici; non altro.

E le immagini come sono? La ridondanza di una piccola catastrofe, un’apocalisse privata e nascosta dagli steli d’erba da cui urla infantili attirano l’attenzione di giovani malcapitati convinti di poter offrire una mano per poter uscire dal garbuglio di vegetazione.

Invece no, perché nell’erba alta Vincenzo Natali ritrova il proprio punto di forza, che è: la claustrofobia. Un ripetersi soffocante e incessante di eventi durante il quale a ogni dettaglio se ne aggiunge un altro capace di definire ancora meglio il quadro.

La protagonista femminile Becky (Laysla De Oliveira)

Guardare senz’occhi

L’erba sarà anche digitale ma il fango, le urla, i corpi martoriati, le espressioni agghiaccianti di Patrick Wilson, i visi capovolti e quella geniale sequenza colma di spiriti/voragine (letteralmente senza faccia) sono tutti splendidamente veri.

Anche se a tratti qualcosa sembra incepparsi, anche se la ripetizione talvolta da pregio si sdoppia in difetto, Nell’erba alta è finalmente la versione cinematografica di un libro di Stephen King che aspettavamo. Perché? Non punta né in alto né in basso (che forse è il segreto per divertire).

Francesca Fichera

Voto: 3/5

19 pensieri su “#VenerdìHorror: Nell’erba alta c’è qualcosa di buono

  1. C’era un vuoto nel mio feed di Cinefatti spero che ora ritorni a fluire come un tempo. In quanto a L’erba alta avrei qualche dubbio su una storia che, come ho già lasciato detto da Lucius, andava bene per un telefilm da quaranta minuti, il resto mi pare eccessivo e anche molto ermetico.

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    1. Non fluirà esattamente allo stesso modo ma speriamo di riempire più vuoti di quanti ne abbiamo lasciati :)
      In quanto al film mi sta bene nella sua forma, la serie a mio avviso avrebbe ottenuto proprio l’effetto di protrarre ciò che già così a tratti mi è parso “allungato”. Comunque da qualche parte ho letto che “c’è di peggio in giro” e non ho potuto che concordare: è uno dei film kinghiani, per quanto modesto, meno inguardabile che sia uscito negli ultimi anni.

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