Soldado raccoglie l’eredità di Sicario, ma dimentica il pathos
Sequel, odi et amo del mondo social italico, quale comportamento assumere quando uno dei paladini del nuovo audiovisivo dello Stivale sale al comando di Soldado, seguito di un film perfetto come Sicario? Peraltro il mio Denis Villeneuve preferito. Inaspettatamente a sciogliere la matassa arriva il difetto laddove non era previsto: Taylor Sheridan.
Prima o poi succede a tutti, ma non te lo aspetti nello stesso anno di I segreti di Wind River – almeno per noi italiani arrivati tardi alla festa. Taylor Sheridan aveva goduto un successo inarrestato e certo non può lamentarsi del discreto risultato economico di Soldado, ma la verità è che al sequel di Sicario manca il cuore dell’originale.
Quei 21 grammi perduti
Il peso dell’anima è significativo in un’opera come Sicario, non fu solo “bella la fotografia” di Roger Deakins e la regia carica di pathos di Villeneuve, Sheridan scrisse un film feroce, politicamente aggressivo. Entrò nel mondo della lotta ai cartelli messicani attraverso gli occhi di Emily Blunt, con la sua fiera innocenza entrammo in un mondo atroce.
Scoperta la carta del world building usata in Sicario, Sheridan in Soldado cessa la sua attività di esploratore, non crea nuovi personaggi, anzi, azzarda persino una riduzione totale, trasformando il sicario di Benicio Del Toro e il bestiale boogeyman degli USA Josh Brolin in delle pedine di un gioco che senza umanità perde equilibrio.
L’aspetto politico collassa dopo una violenta – emotivamente parlando – scena d’apertura in Africa e Soldado campa delle prime esplosioni, un richiamo al messaggio lanciato da Sicario, sempre sullo sfondo, però mai presente né nella storia né negli occhi dei pochi personaggi presenti (Catherine Keener c’è e non c’è). È un fantasma.
Stefano Sollima, risolvo problemi
Ricordate quando Will Smith portò negli USA Gabriele Muccino e tutti avremmo voluto sprofondare? Ok, non proprio tutti, ma ci siamo capiti. Ecco, Stefano Sollima, regista che non deve dare ulteriore prova del suo talento, è un nome di cui possiamo continuare ad andare fieri: Soldado se è un film guardabile è più merito suo che altro.
Chiaro, Villeneuve e Deakins avevano lasciato delle potenti linee guida su cui lavorare, ma Soldado avrebbe potuto essere qualcosa di completamente diverso, magari persino gomorizzato, invece Sollima fa squadra con Dariusz Wolski (!) e sorprende concentrandosi sull’azione anche laddove non è presente nella sceneggiatura.
Ripercorrendo mentalmente Soldado sono poche le tappe significative, non esiste una trama degna di essere chiamata tale da seguire, né un canovaccio vero e proprio. È solo un susseguirsi di scene d’azione volte a corroborare quanto Graver (Brolin) esprime all’inizio: gli USA sono pronti a sporcarsi per raggiungere i propri fini.
Sollima si presenta dunque come un Mr. Wolf della situazione, riempe due ore di film senza avere niente in mano, riesce nell’impresa di renderle interessanti mentre, evidentemente, Sheridan lavora/pensa ad altro (Yellowstone ancora dobbiamo vederla). Se non altro Soldado è un ottimo biglietto da visita: chi altri sarebbe riuscito a trarre del buono, senza stravolgere la sorgente, da un mucchio di pagine bianche?
Fausto Vernazzani
Voto: 3/5
ne scrivo oggi anch’io e devo dire che sono parzialmente in disaccordo con la tua opinione, pur rispettandola (e ci mancherebbe)…
A mio avviso Sheridan compie dei passi avanti su certi punti (ad esempio si gioca molto meglio i personaggi femminili, dato che la Blunt -per quanto azzeccatissima come interprete- era forse un personaggio fuori luogo in Sicario)…
poi c’è il fatto che Villeneuve ha dato un’interpretazione autoriale, mentre Sollima si è fermato ad una messa in scena più tecnica, senza guizzi… questo lo riconosco, ma forse era proprio questo che la gente si aspettava da un film di questo tipo…
mi spiego: Villeneuve aveva già descritto ottimamente il Male in Prisoners… con Sicario si è voluto ripetere laddove forse non ce n’era bisogno…
ciò detto li ritengo due bei film, soprattutto però grazie al duo di attori protagonisti, più che ai registi, in un caso e nell’altro…
"Mi piace""Mi piace"
Per me Emily Blunt fu fondamentale per il successo di Sicario, sia come attrice che come personaggio. Era coi suoi occhi che entravamo nel mondo di Graves e di Alejandro, lo scoprivamo poco alla volta e ne subivamo il fascino cruento. In più non considererei Sicario “solo” un film sul male, c’è sicuramente il nesso con Prisoners, Sheridan aveva scritto una sceneggiatura fortemente politica. È il caso di citare Oliver Stone nelle sue dichiarazioni recenti, in un paese come gli USA dove il 99% dei film è scritto-girato con un’ottica eccessivamente gingoista avere sullo schermo un Sicario è una seria affermazione di stampo politico in cui si dà al male un nome e cognome: Stati Uniti d’America. Sollima ripete questo messaggio, e sono d’accordo con te nel sostenere che forse tanto ci si aspettava da lui, però non aggiunge nulla, togliere il lato Blunt della situazione ha lasciato un film senza un baricentro, zero equilibrio, si regge solo sull’azione, girata benissimo. Poi gli attori, vabbè, eccezionali, ma per me Sicario è prima di tutto un film di Sheridan-Villeneuve-Deakins, in quest’ordine preciso, subito dopo la Blunt con Brolin-Del Toro in coda, ex aequo!
"Mi piace"Piace a 2 people
mi è chiaro il tuo pensiero, sono io che io mi sono espresso male quando parlavo della Blunt: non intendevo che il suo personaggio fosse fuori luogo in assoluto, bensì che fosse fuori luogo in quanto personaggio femminile… sono d’accordo quando dici che Sicario si svela poco alla volta attraverso i suoi occhi, ed è sicuramente un punto di forza rispetto a Soldado… però questo ricondurre l’ingenuità al personaggio femminile è a mio avviso un vulnus un po’ sessista della sceneggiatura, che prima presenta lei come la donna coi controcaxxi che dirige le operazioni swat e poi la fa cadere vittima del tranello tesogli da Brolin e a cui non si riesce a sottrarre… un personaggio maschile al posto della Blunt sarebbe stato trattato allo stesso modo? questo mi ero chiesto dopo la visione…
"Mi piace""Mi piace"
Non lo leggerei come sessista sinceramente, è un personaggio molto umano. Un’agente con coraggio e grande forza di volontà che esce da un ordine dove il sistema è ancora diviso tra bene e male ed entra in un altro, che peraltro è la sovrastruttura dentro cui lei ignara ha sempre lavorato, dove i confini non esistono più, dove ciò per cui ha sempre lavorato si rivela essere quasi una menzogna, uno specchio per le allodole. Ho visto il suo percorso in Sicario molto coerente, è una persona a cui vengono scosse tutte le certezze e nonostante tutto agisce con coraggio, cercando fino in fondo, pistola alla mano, di ricostituire quell’ordine che la reggeva in piedi, quando sul finale cerca di attaccare Alejandro. Sheridan fece un lavoro straordinario nello scrivere il suo personaggio e francamente come “femminile” lo ritengo uno dei migliori proprio perché agisce al di fuori delle regole precostituite sulla “donna forte”. È un essere umano prima di tutto, poi anche una donna.
"Mi piace"Piace a 1 persona