Dear Basketball, scrisse Kobe Bryant
Miglior Corto animato agli Oscar 2018, Dear Basketball colpisce innanzitutto per due cose, la prima delle quali sta in un nome: Kobe Bryant. È lui a creare e narrare – come ricordano i titoli di coda – con la supervisione di Glen Keane, l’aiuto di Brian Hunt e l’accompagnamento musicale di sua maestà John Williams.
Primo atleta NBA a ricevere una nomination dalla Academy, Kobe si lancia in questo brevissimo one man show per riscrivere il proprio addio al basket dopo vent’anni di onorata carriera. Riscrivere: avete capito bene.
Poesia in sospensione
Il testo che udirete in sottofondo a Dear Basketball, reso pubblico già diversi anni fa da The Players Tribune, altro non è che una poesia scritta da Bryant in persona. Che da autore diventa anche lettore, come testimonia l’inconfondibile voce narrante giustapposta alla melodia di Williams.
A questo punto vi sarà abbastanza chiaro che non c’è da aspettarsi niente di sorprendente in termini di azione: la sceneggiatura è quasi tutta lì, nello spazio invisibile e statico fra didascalia e immagine, commento e (di)segno.
Essenziale è bello
E tuttavia il commovente dinamismo di Dear Basketball sorge dalla stessa pacatezza dei suoi toni, dall’apparente immobilità formale – e in parte anche tematica – del concept da cui nasce: l’appassionata dedica di un bimbo di sei anni così innamorato / da non vedere mai la fine del tunnel / ma solo se stesso / correrne fuori.
Quando la star dei Lakers annunciò il proprio ritiro aveva trent’anni in più, ma grazie alla splendida visualizzazione realizzata da Keane si riesce a dimenticarlo: il bambino genera l’adulto, l’adulto si mescola al bambino e non si ha bisogno di sapere altro.
Come bozzetti in successione i volti sfumati a matita cessano di distinguersi, parte di un unico viaggio – e di un unico abbraccio – all’interno del tunnel, da una piccola stanza illuminata al grande campo da basket inondato di folla e di coriandoli. Love you always, dice alla fine Kobe e, che vi piaccia o no la pallacanestro, il suo messaggio farà comunque centro.
Lo trovate QUI.
Francesca Fichera
Voto: 3.5/5
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Dear Basketball (corto) – Una recensione
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