Clamore e cariche di adrenalina per Tonya.
Poche nomination per Tonya agli Oscar 2018: quella meritata come Miglior Attrice Protagonista a Margot Robbie, Miglior Montaggio a John Axelrad e Lee Haugen e l’azzeccatissima statuetta per la Miglior Attrice Non Protagonista ad Allison Janney. Il convincente biopic firmato da Craig Gillespie merita molta attenzione.
Il triplo Axel più costoso della storia
Questa è la storia di una ragazza che aveva un sogno: vivere pattinando. Quando le storie iniziano così, in tenerissima età, ci sono due possibilità: ne parli con i tuoi genitori per sentirti rispondere che sei pazzo da legare, oppure succede che uno dei due ci pensa su e ti dice che in realtà sei così in gamba da poter fare quello che vuoi nella vita.
A Tonya Harding/Margot Robbie è successo un mix inaspettato delle due cose. Sua madre (Jenney) cinica, chiaramente insoddisfatta dalla vita, cruda ed esigente, capace di essere spietata fino al midollo, si è innamorata del sogno della figlia più di lei.
È la fine, ma anche l’inizio: allenamenti durissimi, sacrifici, poche carezze e tanti screzi, gare e costumi da sfoggiare. Essere la seconda pattinatrice al mondo a saper eseguire un triplo Axel costa non poco.
Tonya e il costume americano.
Cosa succede dopo quel triplo Axel nel campionato di pattinaggio statunitense del 1991? Succede che ti innamori di un ragazzo maledetto, che non lascerai andare per molto tempo perché quei tira e molla – anche un po’ pericolosi – danno una scossa ad una vita priva di calore familiare.
Accettiamo l’amore che crediamo di meritare, recita un vecchio film. E la storia di Tonya si racchiude in questa frase, ma non è una storia privata: è quello spaccato provinciale d’America dove la solitudine è un macigno pesante e si finisce per vedere nel successo l’unica possibilità di sentirsi amati ed accettati anche solo per un secondo di notorietà.
Ti senti amato anche se sei odiato. Rischi tutto e lotti perché quel posto che ti sei guadagnato nessuno dovrà portartelo via. Tonya osa troppo. Lo scandalo e l’inevitabile quanto sofferto allontanamento dal mondo del pattinaggio sono storia di vita e dello sport.
Tutto il resto è storia. Anche Tonya.
Non è troppo se vi diciamo che Tonya è uno dei film più belli, convincenti e onesti dedicati al mondo dello sport: si appropria di uno stile documentaristico, affidando agli attori la reinterpretazione di interviste di repertorio.
È anche un film musicale in maniera furba e accattivante – chi ama gli anni Ottanta se ne vedrà bene -, drammatico ma mai melenso perché fedele allo spirito controcorrente della sua protagonista.
Perché Tonya sceglie uno sport classico ed elegante pur se questa delicatezza non le appartiene. Craig Gillespie esplora il genere del biopic in maniera assolutamente originale: mescola più stili, in un gioco magnetico che cattura qualsiasi spettatore. E se non sei mai stato amante del pattinaggio corri il rischio, grazie ai tanti elementi vincenti di questo biopic, di innamorartene perdutamente.
Valentina Esposito
Voto: 5/5
sono d’accordissimo col tuo giudizio e con la tua recensione e devo dire che il film mi ha sorpreso, non pensavo mi sarebbe piaciuto così…
ps: sono rimasto cinque minuti a guardare la gif del triplo axel in loop… ma finalmente l’ho capito bene!! :-D
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Anche io! Mi sono affidata alla gif visionandola due/tre volte per capire bene la dinamica :D Fantastico!
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