Rachel, il ritorno di Roger Michell.
È costellata di film che analizzano le coppie, i misteri della donna e gli interrogativi degli uomini, la carriera di Roger Michell – il suo Notting Hill è divenuto la commedia romantica per eccellenza – che torna a destreggiarsi nelle atmosfere in costume con Rachel dopo Persuasione (1995).
Dall’Italia all’Inghilterra
Siamo in Cornovaglia. Philip Ashley/Sam Caflin perde la sua unica luce quando suo cugino e tutore Ambrose muore improvvisamente.
Quanto resta di un cugino che per lui ha rappresentato una famiglia mai conosciuta sono le sue lettere, attraverso le quali ipotizza che dietro la sua morte ci sia l’ombra della cugina Rachel/Rachel Weisz, sposata da Ambrose qualche anno prima.
Rimasta vedova, Rachel abbandona l’Italia – e qui troverete con grande sorpresa un convincente Pierfrancesco Favino – dove ormai viveva da lungo tempo col marito, per tornare in Inghilterra e incontrare l’unico cugino che le è rimasto.
Per Philip è un incontro molto atteso, il desiderio di vendetta gli scorre nelle vene, eppure gli basta un giorno per non riuscire a resistere al fascino di sua cugina.
Dal romanzo al grande schermo
Rachel o My Cousin Rachel è una storia ambientata a metà Ottocento tratta dall’omonimo romanzo di Daphne Du Maurier, un giallo velatamente inquieto che ha tutte le carte in regola per trasformarsi al cinema in uno scorrevole thriller gotico.
Femminilità, seduzione, mistero fanno di Rachel la protagonista assoluta del film, per quanto molte scelte registiche e di sceneggiatura tendano a farci credere che sia la storia di Philip al centro del tutto.
Un gioco elegante e raffinato da cui lo spettatore si lascia coinvolgere.
Una femme fatale d’altri tempi
Sin dalla Bibbia il nome Rachele è avvolto dall’ambiguità, ma un dettaglio è fondamentale nella lettura del personaggio: la sua bellezza, incantevole al punto da influenzare e persino cambiare le sorti dell’uomo che incontra lungo la propria strada.
Ed è ciò che fa esattamente la Rachel del film: innocente, a tratti persino fintamente svampita, ma dagli occhi magnetici, pronti a scrutare e confondere la preda mentre architetta la sua prossima mossa.
In costume ma attuale
Ciò che conquista del film di Roger Michell, al di là della storia che porta con sé gli echi di un mito intramontabile, oggi quasi un archetipo nel cinema e nella letteratura, come nella Rebecca creata dalla stessa Du Maurier, è la capacità di raccontare il fascino della figura della donna alla maniera dei grandi romanzi classici.
Il sapore ottocentesco acquista una nuova luce, catturando l’attenzione anche di chi non ama le messinscene in costume.
Rachel non è certo uno di quei film che lasciano l’adrenalina a fior di pelle, ma è un lavoro piacevole, dalle buone intuizioni, che merita comunque attenzione.
Valentina Esposito
Voto: 3/5