USS Indianapolis (Mario Van Peebles, 2016)

Le grandi ambizioni di USS Indianapolis finiscono negli occhiali a specchio di Nicolas Cage.

USS Indianapolis fa pensare tante cose, sin dall’inizio, quando ci viene mostrato un attacco di contraerea e viene il dubbio che, per scherzo, in sala sia stato messo un video di vecchie recensioni Asylum di Yotobi. La pellicola ha usufruito di 40 milioni di dollari di budget e l’utilizzo degli effetti speciali non lascia presagire per il meglio.

Poi appare Nicolas Cage con le sue espressioni col cappello e senza cappello. E ti sconsoli, sai che questo film parla di una nave americana che riesce a portare segretamente l’uranio per la bomba atomica nelle Filippine ma, priva di scorta, viene silurata da un sottomarino giapponese costringendo circa 900 uomini a sopravvivere in mare aperto e in compagnia degli squali, e vedi il protagonista, Charles Mcvay, un uomo di una certa levatura e importanza storica, interpretato da Nicolas Cage.

Mario Van Peebles, non contento, rincara la dose, e ci offre delle sottotrame tra i vari marines di una stucchevolezza e bambineria irritanti (sceneggiatura di Cam Cannon e Richard Rionda Del Castro) così come la maggior parte dei dialoghi. E così abbiamo i due marines innamorati della stessa ragazza, il prepotente al comando che viene sbeffeggiato da tutti, le questioni razziali, Nicholas Cage e il moralizzatore che cerca di allietare il finale.

Frequenti cambi di genere, come il trailer Mah di Maccio Capatonda

Va detto che in fin dei conti la fedeltà alla veridicità storica dell’evento si possa ritenere soddisfacente, nonostante il romanzato ridicolo e Nicolas Cage. Ed è così che, tra una contraerea, il Dawson’s Creek Marine, i giapponesi cattivi e stereotipati che pensano a come fare fuori gli americani dal sottomarino sempre colorato di rosso (fotografia di Andrzej Sekula), il kamikaze idiota e il siluro intelligente, si arriva improvvisamente alla fase mista tra Open Water, All is Lost e Lo Squalo. Ma con Nicolas Cage.

Se nella prima parte l’azione della storia e le sottotrame per sfottere i marines (oltre al vedere se Nicolas Cage muovesse un muscolo facciale) avevano dato almeno un minimo di interesse, la noia cala come una mannaia, intervallata da un po’ di splatter che potrebbe divertire qualche appassionato.

Dopo quattro giorni di stenti, squali e Nicolas Cage, riusciranno a sopravvivere in 317 e la pellicola si ritrasforma diventando Sully con Nicolas Cage, il che potrebbe sembrare strano, ma è la parte migliore. L’America ha sganciato la bomba su Hiroshima, la guerra è vinta, ma la vicenda dell’Indianapolis riesce a coprire la buona notizia, quindi serve un capro espiatorio per la mancanza degli aiuti ai marines nonostante le tre richieste di SOS.

Nicolas Cage

Il migliore indiziato a prendere questo ruolo è Charles Mcvay che, ricordiamolo sempre, è interpretato da Nicolas Cage. Qui Van Peebles va a scavare nel profondo di Mcvay e riesce finalmente a fare qualcosa di buono, anche se in una maniera assolutamente imparagonabile a Sully, dove ci sono Tom Hanks e la mano d’autore, mentre qui… c’è Nicolas Cage.

Uss Indianapolis, purtroppo, ha pochissime frecce al proprio arco e moltissime lacune sia tecniche che di sceneggiatura. Una storia della quale si sentiva il bisogno perché poco raccontata (ricordiamo la citazione di Quint ne Lo squalo che racconta brevemente l’episodio essendo stato uno dei sopravvissuti) ma la resa ha deluso qualsiasi aspettativa. Un applauso a Nicolas Cage.

 

Roberto Manuel Palo

Voto: 1/5

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