Fast and Furious 8

Fast and Furious 8 (F. Gary Gray, 2017)

Fast and Furious 8: una risata salverà il mondo.

Si straparla sempre nei fantomatici corsi di critica su dove inserire la trama nell’articolo e quanto scrivere in proposito, ma che ce ne frega di parlare della storia in un film come Fast and Furious 8 (The Fate of the Furious era una forma elegante) di F. Gary Gray? Dai tempi di Fast Five il franchise si è trasformato in un megacinecomic e di film in film La Famiglia, un po’ come gli Avengers, acquista superpoteri o giocattoli in pieno stile Batman o Tony Stark, quindi è possibile riassumerlo tutto in breve.

La Famiglia a bordo di auto di lusso o dei più assurdi trabiccoli deve salvare il mondo e la vita dei propri compagni e amici, magari aggiungendo nuovi membri alla family cambiando il cuore dei cattivi e portandoli a ricredersi sugli avversari e unirsi a loro.

Stavolta è una cyber-terrorista, perché ormai nei blockbuster le grandi minacce arrivano sempre dalle nuove (sì, ‘na volta) tecnologie e dai loro straordinari guru, come la Cipher interpretata da una cattivissima Charlize Theron, sensuale e infame fin nel midollo.

Chi sa a cosa sta andando incontro non ha infatti alcun bisogno di sentirsi incoraggiato, da quando la storiella provinciale di Dom Toretto/Vin Diesel si è trasformata in una sequela di opere corali ogni pellicola è un appuntamento imperdibile e garantito.

Tamarro è bello

È chiaro come il sole che però da regista a regista si percepiscono delle differenze. F. Gary Gray dopo Justin Lin e James Wan risulta essere il meno ispirato e tamarro, ma il più incline all’umorismo, la vera caratteristica di questo Fast and Furious 8.

Justin Lin spremeva il testosterone fuori dal suo cast con acrobazie spettacolari, cifra stilistica sopravvissuta sullo sfondo anche in Furious 7 e in Fast and Furious 8, Wan invece colpì col suo senso estetico mirato alla creazione di sequenze trasudanti epicità. Parole assai brutte da pronunciare che però lette esprimono in pieno il senso dei Fast e dei Furious, il tamarro che conquista il mondo coinvolgendolo in scene semplicemente ridicole – nelle quali peraltro è facile riconoscere lo star power dei singoli attori.

È percepibile la lotta di potere tra Diesel e Dwayne Johnson, il secondo protagonista prima della veterana Michelle Rodriguez, scontratisi fuori dal set e quasi mai nelle stesse scene. Si sente chi e quanto era stato pagato, product placement incluso.

Fast and Furious 8 è un quaderno di bilancio aperto da cui possiamo trarre però anche delle novità positive, come Jason Statham e la sua famiglia (un ritorno a sorpresa farà di sicuro piacere ai fan incalliti) in una fantastica scena con tanto di neonato. Vedetela come un upgrade della famosa sparatoria in slow motion sulle scale della stazione de Gli Intoccabili di Brian De Palma; velocizzata, scritta con in mente esempi di violenza comica à la Kingsman o Deadpool. La violenza stessa è un dettaglio piacevole.

Non mi sono trasformato di colpo in un assetato di sangue, ma in questi lunghi franchise il primo fattore a pesare è l’aura di immortalità che circonda i protagonisti: prima o poi dobbiamo vederli soffrire, perdere, per poter stabilire un minimo di empatia.

Aggiungiamo che stiamo parlando di un franchise destinato ad avere almeno altri due seguiti… Il finale lascia già immaginare quali possono essere gli sviluppi! E finora il concetto di anticipazione era stato qualcosa di inesistente nel mondo di Fast and Furious.

Un mondo coerente

In realtà ci sarebbe molto altro da dire. Sminuire la saga, paragonarla alla faccia di questo e degli altri universi è uno sport inutile perché in realtà ci dice tantissimo su cosa stiamo vivendo in questi giorni, quali sono le paure che oggi galleggiano in superficie.

Logico che se non amate il genere o l’azione priva di alcun legame con le leggi della fisica vi infastidisce allora dovete stare lontani dalla sala. In caso contrario, se temete che il qui presente ennesimo sequel possa essere un inciampo… non è così, ha un suo perché.

Mi permetto solo un appunto. Non vedo molte differenze tra Christian Bale, che con le ginocchia rovinate sfonda pareti in muratura a calci grazie a una fascetta in The Dark Knight Rises, e The Rock che ammacca pareti in metallo con un singolo pugno. Il ridicolo è un po’ ovunque, cerchiamo di analizzarlo con più cura nel suo contesto.

p.s. anche stavolta sono riusciti a fare un omaggio commovente a Paul Walker, chapeau.

Fausto Vernazzani

Voto: 3/5

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