Deadpool (Tim Miller, 2016)

Dopo anni di attesa, Ryan Reynolds porta il suo Deadpool in cima a tutte le classifiche possibili – di Fausto Vernazzani

In Italia neanche ce ne rendiamo conto, del resto ieri la sala di Deadpool era piena di bambini sotto i 10 anni, ma negli USA il rating della Motion Pictures Association of America (MPAA) ha il potere di decidere il successo o il fallimento di un film: togli ai minorenni il diritto di vedere un film e hai perso la chance di incassare milioni. Immaginate cosa questo possa significare per un film di supereroi, il cui pubblico è rappresentato in larga parte proprio da loro. Questo spiega perché prima di “successo” siamo obbligati a scrivere “l’incredibile”… ma solo fino a un certo punto, Deadpool è un film da record, ma usciti dalla sala non c’è bisogno alcuno di gridare al miracolo o di sospirare un “finalmente”.

Deadpool si poggia su solide basi, una crescita negli incassi dei film targati R (per Restricted, ovvero vietati ai minori): Ted, un successo planetario, e la saga di Phil Lord e Chris Miller, 21 Jump Street e 22 Jump Street. Tre film che hanno messo Hollywood di fronte a una nuova possibilità: maleparole e sconcezze varie senza paura di rimanere a bocca asciutta. Deadpool col suo regista uscito dal nulla, Tim Miller, portano la Fox a trasformare l’attuale genere mainstream dei supereroi (gli indie Defendor e Super già soddisfarono la fame di eroi violenti e sboccati) abbracciando la vera immagine dell’eroe Wade Wilson/Ryan Reynolds: volgare, violento e con un insaziabile appetito sessuale.

È come tante altre prima di lei, una storia di origini: ex-militare ora mercenario da quattro soldi in una bettola, Wade vive il suo idillio amoroso con Vanessa/Morena Baccarin finché non scopre di avere un cancro terminale. Deciso a non pesare sulle spalle di lei, fugge e accetta l’offerta di un uomo, Ajax/Ed Skrein, la promessa di curarlo e trasformarlo in un supereroe: le intenzioni sono invece diverse, risvegliare il suo gene mutante attraverso torture indicibili e renderlo un super-schiavo da vendere al mercato nero. Ma Wilson riesce a liberarsi, non prima di essere stato sfregiato su tutto il corpo, e sceglie di vendicarsi contro Ajax col suo nuovo nome da (anti)eroe: Deadpool.

One man show, dall’inizio alla fine: personaggi secondari? Certo, ce ne sono, ma la volontà di dare loro un ruolo di rilievo è assente, alcuni non hanno neanche una parola da pronunciare (Gina Carano senza voce), altri sono a malapena stilizzati (Colosso,  Testata Nucleare Negasonica e Weasel/T.J. Miller). In molti film questo rappresenterebbe un difetto, con Deadpool la situazione è diversa, il vero numero 2 è il pubblico, interpellato in continuazione, immerso nell’universo Marvel di proprietà della Fox come se fosse lì dietro la macchina da presa. Non è una quarta parete sfondata, è una quarta parete aperta e viva, senza la cui interazione miliardi di gag non funzionerebbero neanche per un secondo.

Tim Miller, sconosciuto e poco considerato dai media, ha realizzato un lavoro eccellente, ha messo sottosopra una storia banale e ha dato carta bianca a Reynolds – anche produttore -, permettendoci finalmente di capire come questo bel ragazzo abbia anche del talento e non solo una bella faccia (come lui stesso ironizza nel film). Dopo insuccessi come Lanterna verde e l’orrenda prima apparizione di Deadpool in X-Men Origins: Wolverine, Reynolds trova finalmente (questo possiamo dirlo) il suo posto nel mondo dei cinecomic, dando alla Fox una vera arma da usare contro l’impero Disney, dove basta dire una parolaccia per far scandalizzare Capitan America e creare una trasgressione.

Un risultato così non sappiamo se sarà possibile ripeterlo, né se la sola forza di Reynolds potrà funzionare nel prossimo sequel, ma come inizio non è niente male: Deadpool è divertente, auto-ironico, meta-cinema dal ritmo sincopato, senza pausa alcuna. Chissà se davvero cambierà il panorama cinematografico futuro, per ora si direbbe la Fox abbia intenzione di seguire la R (X-Force e il prossimo Wolverine potrebbero essere vietati ai minori) e forse qualcun altro potrebbe farlo dopo di loro. C’è solo da aspettare e vedere, per ora Deadpool è una dimostrazione di forza nata da un esercizio costante (Ted, 21 Jump Street, ecc.), resta da vedere se continuare ad andare in palestra porterà a nuovi risultati.

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