La La Land - CineFatti

La La Land: perché sì e perché no

La La Land: confusi e infelici nella città delle stelle.

Film come La La Land sembrano nascere con un bersaglio già dipinto sulla schiena. Di quelli che spingeranno il pubblico (critica inclusa) a dividersi in squadre pur di assicurarsi il maggior numero di lanci di freccette. Capolavoro o flop, delusione o conferma? A noi piace tenerci lontani dai manicheismi, soprattutto quando qualcosa, come il musical in oggetto, conserva la sua buona dose di fascino a scanso delle svariate perplessità che suscita.

Perciò quella che leggerete sarà una recensione atipica, equamente divisa fra pro e contro della pellicola che ha regalato a Damien Chazelle ben 14 nomination agli Oscar.

E ora date un primo La allo squillo di trombe e il via ai batteristi per il rullo di tamburi, finalmente ci siamo anche noi di CineFatti a parlarne.

Perché sì

Sul primo pro pare ci siano pochi dubbi: è Ryan Gosling. Candidato meritatamente a Miglior Attore, dimostra di essere di mestiere anche nella meno consueta veste (Disney Club escluso) di cantante e ballerino. Bucare lo schermo non è più solo un modo di dire quando scendono in campo il suo carisma, il suo fascino e la sua simpatia. E accanto c’è Emma Stone, sinuosa spalla dalla voce di cristallo. La loro è la coppia e l’accoppiata vincente di La La Landil suo cuore pulsante. Oltre che una nuova dimostrazione della capacità di Chazelle di caratterizzare e dirigere splendidamente i suoi personaggi.

Il balzo in avanti con la pellicola è la ciliegia sulla dolce coppia protagonista, mai così bella come oggi, proiettata con quel sapore vintage e genuino della grana, percepibile anche nelle sale attrezzate col digitale. Con l’aiuto del 35mm, una fotografia teatrale e l’audacia data dalla gioventù, Chazelle trasforma la Los Angeles di oggi nella magia di una cartolina unica nel suo genere, retrò come la passione per i divi della Hollywood classica e il Jazz puro senza dover per forza tornare viaggiare nel passato o schiacciare l’odierno.

Fra moli illuminati dai lampioni e coni di luce nel buio, vi sarà chiaro che, a dispetto di molti suoi predecessori, questo musical predilige un’atmosfera crepuscolare, notturna, malinconica. Ma per ottenerla, a scanso d’ogni apparenza, guarda più alla musica che a Hollywood. In La La Land torna a prendere forma quella mania del regista per il jazz che traduce l’ossessione di un sogno. Come in Whiplash, ma con ritmi e tonalità diametralmente opposti.

Perché no

Un innato talento nel caratterizzare i personaggi è insufficiente se non si scolpisce il contesto giusto entro cui inscriverli. In Whiplash la tensione narrativa era palpabile, ogni colpo delle bacchette sulla batteria parlava di un’evoluzione, una caduta imminente, dello scontro tra l’allievo e il maestro. La La Land lancia nel vuoto due personaggi ideali, senza un canovaccio o alcuna tensione-attrazione tra i due che non siano espedienti da discount così trasparenti da impedire allo spettatore di osservare qualcosa di concreto.

Qualsiasi sceneggiatura va “costruita a tavolino“, eppure la sensazione che si ha davanti a La La Land è che lo sia troppo. Là dove l’intenzione dell’autore esce fuori dai bordi, l’uso dei (pur necessari) cliché diventa forzato. E quando il messaggio vuole vincere sulla storia, anziché sfruttarla come proprio naturale veicolo, qual è il risultato? Che il patto della sospensione dell’incredulità si interrompe. Lasciando soltanto un mucchio di parole e immagini alla rinfusa. Bellissime, per carità. Però…

Il peggio arriva se non scatta la scintilla, se nessun ‘click’ vi accende. La La Land non vanta un ritmo entusiasmante, si trascina a fatica finché Stone e Gosling non condividono la scena e in seguito si fa ripetitivo, in note, fischiettii e dialoghi. Se il patto non è siglato Chazelle vi offrirà la nemesi di Whiplash, un film senza spina dorsale, un’esperienza lontana dal memorabile, privo di momenti esaltanti, di salti sulla sedia o scariche di adrenalina. Il pericolo è che il belvedere non basti a a farvi scansare il buco nell’acqua.

di Francesca Fichera e Fausto Vernazzani
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9 pensieri su “La La Land: perché sì e perché no

  1. Concordo più o meno, a me ha interessato intellettualmente. Nel senso che l’ho trovato un film amaro sul sogno come impegno e costanza, che porta al successo, ma che ci fa perdere altre cose molto importanti
    Non è un Musical e per questo piacerà molto a chi- colpevolmente-non ama il genere più bello che il cinema abbia mai creato. Nemmeno una commedia romantica, in quanto i due potrebbero essere amici, fratello o sorella, ma nulla di romantico succede nel film , nemmeno di tragico
    L’omaggio alla vecchia hollywood è puramente tecnico, uno studio perfetto messo in scena da un brillantissimo secchioni, il Derossi – quello di Cuore- della situazione.. Rimane una maraviglia per gli occhi, appena sufficiente nelle parti cantate e ballate, rimane nella mente solo someone in the crowd, rielaborazione in chave jazzistica di un periodo che non potrà tornare, i n un mondo che se anche lo film in cinemascope è sempre roba indie trattenuta. Che amarezza
    In poche parole mi è piaciuto, ma non è quel capolavoro che molti sostengono. Per di più: non parla della hollywoood dei tempi d’oro, non è un musical, è un film di musica serio e pieno di mestizia.

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    1. D’accordissimo con la tua prima osservazione, perché sintetizza molto bene ciò che La La Land è. Non credo fuoriesca dal genere del musical, dato che è fatto di coreografie e canzoni integrate (a nostro avviso non troppo bene) con la narrazione, e cita anche qualche suo parente illustre (come Cantando sotto la pioggia). Ed è altrettanto vero che è un film mesto, forse troppo, e che per dire ciò che tu hai sintetizzato all’inizio introduce questa mestizia di forza, con violenza, piegando la storia fino a distorcerla.
      Personalmente amerò/odierò per sempre City of Stars e la scena sul molo al tramonto, sia per la musica che per la cornice. Il resto passa ed è passabile.

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      1. Sono un po’ combattuta, perché mi aspettavo (o auguravo? dopo il colpo di fulmine di Wiplash) di saltare sulla poltroncina come mi accadde davanti al travolgente (per la messa in scena ma soprattutto per il coinvolgimento emotivo) Moulin Rouge.
        Niente salti invece con La La Land. Pur piacendomi molto per la confezione così deliziosamente fuori dal tempo e allo stesso tempo per il realismo dell’epilogo, l’ho trovato meno esplosivo di quanto mi aspettassi.
        Vero è che, nel mio caso, è davvero impossibile resistere a Ryan Gosling che accarezza il pianoforte e dà il meglio di sé (persino quando goffamente balla il tip tap) con quella sua adorabile faccia da tra il malinconico e lo strafottente.
        E poi c’è quella scena sul molo al tramonto con Sebastian che intona City of Stars. Temo proprio che anche io l’amerò per sempre.

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      2. “Tra il malinconico e lo strafottente”… Avrei voluto trovare io questa definizione :D Per me il bel Ryan, comunque, ha superato egregiamente tutte le prove; anche il tip tap, che di sicuro balla meglio di come suona il pianoforte (a suo tempo l’ho studiato e ho imparato a distinguere fra postura corretta e scorretta delle mani… ma d’altronde in 4 mesi ha fatto pure troppo!). Quella che non ha superato niente, invece, è la sceneggiatura. E se non c’è una buona storia, la copertina (per quanto gradevole) passa inevitabilmente in secondo piano. Un vero peccato.

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  2. Partendo dal fatto che non amo i musical, questo film mi ha lasciato molto poco: tematiche interessanti c’erano,forse non ben sviluppate, buono il lato tecnico, mi aspettavo di piú, tutto sommato un buon film, non un capolavoro.

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    1. Esatto, una confezione per certi versi ineccepibile ma che non si integra coi contenuti. L’insieme è sbilanciato e non funziona del tutto. Senza infamia e senza lode.

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      1. Perfettamente d’accordo, grazie x la risposta, la delusione mia infatti riguarda anche il finale che non sono riuscito a comprendere se fosse drammatico o a lieto fine

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      2. Dipende dai punti di vista: in realtà è dominato dall’amarezza, perché racconta il sacrificio di un amore (quello umano) per un altro (il sogno di una vita). Ma poi, ecco, lui continua a suonare e lei a recitare… e in fondo è proprio ciò che volevano fare. Se tutto il tempo precedente fosse stato migliore, la conclusione ne avrebbe acquistato.
        Grazie a te per il commento! :)

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