Ansia e adrenalina passeggeri del Train to Busan, survival horror dell’anno.
È assurdo dover pensare alla Pepsi di Brad Pitt nel cercare uno zombie movie recente, idem Nicholas Hoult e il suo cuore riattivato dall’amore in Warm Bodies, film più tollerabile di World War Z. Ora per fortuna da Seoul è partito il Train to Busan per dare agli anni Duemila uno dei migliori film di zombie dei nostri tempi.
Yeon Sang-ho, regista di punta del cinema d’animazione sudcoreano con King of Pigs e The Fake (oltre a Seoul Station, prequel di Train to Busan), dirige un film carico di adrenalina e orrore senza dover mai scendere nello splatter o mostrare smembramenti di alcun tipo: è un horror a caccia di ansia e paura, non sangue.
Un survival in corsa
Gong Yoo è il nostro anti-eroe protagonista, un ricco manager con a cuore il proprio lavoro e un residuo d’affetto paterno per la figlia piccola, da portare a Busan dalla madre per una vacanza di compleanno, negli stessi momenti in cui inizia un’apocalisse zombie, da cui lui e altri passeggeri sono solo in parte riparati dal treno.
Carrozza dopo carrozza il treno cede, è un gioco su più livelli – in certe scene ricorda lo Snowpiercer di un altro sudcoreano, Bong Joon-ho – con fermate nelle stazioni di passaggio, dove ciò che World War Z doveva essere si manifesta: orde di zombie in massa l’una sull’altra per raggiungere la propria preda, in modalità 28 giorni dopo.
La politica dell’orrore
Train to Busan grazie all’escamotage del treno, grazie a personaggi perfetti come il nerboruto Sang-hwa di Ma Dong-seok, unisce cinema politico a cinema d’azione e orrore. Crea tensione sin dai primi minuti, esplode a mo’ di bomba atomica nei successivi e senza troppi fronzoli mette in scena società dove il più debole, quasi sempre nel giusto, viene schiacciato.
Paradossalmente riesce a essere uno zombie movie per tutti, con la sua fame di terrore sa inquietare e far torcere le budella con poco, con effetti ben collocati e una regia spaventosa per essere un debutto al lungometraggio in live action. Yeon Sang-ho lo aveva già dimostrato, ma ora siamo certi che sia uno dei registi in circolazione più capaci di sferrare un duro colpo al pubblico.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5
2 pensieri su “Train to Busan (Yeon Sang-ho, 2016)”