Risvegli da ricordare – di Francesca Fichera.
Grandi, grandissime interpretazioni seguite da una deriva artistica più o meno volontaria: è Robert De Niro. Toro scatenato, Taxi Driver, C’era una volta in America; un po’ meno Risvegli, quel piccolo grande film di Penny Marshall in cui, ad affiancarlo, c’era Robin Williams.
Due grandi attori a confronto sul terreno minato del dramma, bravi entrambi a mancarci allo stesso modo per motivi diversi. Ma d’altra parte il film resta lì, e loro con lui, in attesa di un ennesimo risveglio.
Ché sembra quasi di rivederlo, Leonard Lowe (De Niro), mentre la mdp di Marshall plana oltre la sua spalla. Mentre la mano prova a restar ferma, a scrivere bene, a rispettare gli spazi. Mentre la tragedia fa capolino così, in un posto, un luogo, una vita a caso.
E il sorriso e l’entusiasmo contagiosi di Williams, nei panni dell’alter ego dello scienziato e scrittore Oliver Sacks, sono altrettanto indelebili. Quel medico deciso a spezzare il rigore fine a se stesso del suo establishment professionale ma disposto, in egual misura, ad apprendere dai propri errori.
Un saggio sulla saggezza
Perché di sbagli, nella ricerca di Sacks che ha ispirato Risvegli, ce ne sono stati tanti. Speranze miste ad effetti collaterali incontrollabili. Pazienti catatonici capaci di afferrare al volo una palla da tennis ma destinati comunque al mutismo eterno.
Eppure – e lo strabiliante personaggio di Leonard, soltanto nominato agli Oscar, lo spiega bene – il senso è nell’istante. In quel piccolo, anche infinitesimo segmento nel quale tutto è riuscito a muoversi, a cambiare. Dove, in poche parole, la vita ha potuto fare il suo corso più vero e più pieno.
E quando lo speranzoso Dr. Sayer/Sacks arriva a chiedersi
che senso ha dare la vita per poi ritoglierla?
le lacrime non scendono da sole. Cadono in compagnia dei volti raggianti dei risvegliati, delle braccia al cielo di Leonard Lowe, delle parole che, pure se al tempo non erano ancora state scritte, in questa storia c’entrano più di quanto sembri.
Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. […]
Cos’è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: ‘Ostico, lottare. Sfacelo m’assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m’accerchia senza spiragli. Non esiste approdo’.
dalla lettera aperta di Piergiorgio Welby.