Frantz, l’affascinante melodramma d’epoca di François Ozon.
In concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Frantz di François Ozon è l’ultima fatica di un regista instancabile, nome di punta del cinema popolare francese, capace ormai di sfornare quasi un film all’anno senza mai commettere un solo passo falso.
Frantz è forse ad oggi il suo film più ambizioso di sempre. Girato in bianco e nero e ambientato nella Germania degli anni ’20, ci racconta di una giovane donna, Anna (Paula Beer), rimasta vedova del suo futuro sposo, Frantz, morto in Francia per la sua patria.
Un giorno si presenta nel suo villaggio un giovane sconosciuto, Adrien, venuto dalla Francia per rendere omaggio alla tomba di Frantz. Inizialmente osteggiato da tutti, il francese ha molte cose da raccontare alla famiglia del soldato scomparso e finisce per farsi accettare, diventando anche amico di Anna. Ma il vero motivo del suo viaggio, Adrien, lo tiene nascosto.
Un dramma in larga scala
Ozon, che si è liberamente ispirato al film Broken Lullaby di Lubitsch, ricrea un’atmosfera estremamente legata al cinema del passato, un po’ come fece Haneke nel suo Il nastro bianco. La ricerca estetica e la mostruosa ricostruzione storica però rimangono sempre sullo sfondo, perché ciò che gli interessa maggiormente è raccontare la sua storia nel modo migliore possibile.
Ed è quindi la sua solita raffinatezza di messa in scena a fare la differenza, qui decisamente in larga scala e con alcune scene di massa mai viste nel suo cinema prima d’ora. Ciò che dà un corpo emotivo al film sono le idee visive, le piccole spiazzanti trovate che riportano una rappresentazione d’epoca ad un linguaggio moderno.
Su tutte l’alternanza dal colore al bianco e nero, pur essendo una soluzione vista e rivista, è utilizzata in un modo talmente funzionale alla rappresentazione emotiva del personaggio di Anna da risultare quasi indispensabile, essendo un pretesto per giocare con i sogni dei suoi personaggi e per mostrarne l’interiorità.
Un racconto per tutti
A Ozon piace giocare molto sull’ambiguità delle sue scene e si diverte a disattendere continuamente le aspettative dello spettatore, suggerendo anche un presunto legame omosessuale tra due personaggi senza esplicitarlo mai.
Ma il suo pregio più grande è sempre quello di riuscire a costruire dei grandi racconti popolari con linguaggi accessibili a chiunque, senza però mai scendere al compromesso di un’eccessiva semplificazione contenutistica.
Frantz infatti riesce ad essere serissimo e contemporaneamente alla portata di tutti. È un film che evita in tutti i modi di dare una versione idealizzata della realtà e che, al contrario, usa la stilizzazione del cinema per amplificare la forza del suo messaggio.
Un messaggio per niente ottimista, che confida nella forza di ognuno di guardare avanti, anche di fronte alle più grandi tragedie. Premio Marcello Mastroianni all’attrice esordiente (ormai non più tanto) Paula Beer, appena 21 enne, merititassimo.