Mission: il canto delle cascate
Prima della pubblicità dell’8×1000, Gabriel’s Oboe era The Mission: una delle colonne sonore più belle mai composte da Ennio Morricone e, diciamolo, non solo. Una delle più belle e basta, un tesoro che la Settima Arte condivide con la musica.
Quasi sorprende ancora il fatto che il nostro caro, vecchio Maestro, fu scalzato agli Oscar del 1987 da Herbie Hancock, candidato nella medesima categoria con la colonna sonora di ‘Round Midnight.
Però va bene anche così, perché le note sopravvivono ai premi – in tal caso, un poco pure ai film che accompagnano. E poi chi la dura la vince, visto che alla fine l’Academy ha voluto premiarlo per l’anima inquietante di The Hateful Eight.
Un linguaggio che unisce
Ciò che rende speciale il tappeto musicale del film di Roland Joffé sta nell’aver saputo cogliere la necessità, soprattutto in tempi di guerra, di ritrovare un linguaggio universale, uno strumento comune capace di aprire i cuori di tutti e metterli in comunicazione fra di loro.
Così il Gabriel’s Oboe, suonato in mezzo al verde della foresta pluviale, inizia la sua piccola e pacifica rivoluzione: arresta le frecce. Sovrasta il rumore della paura e dell’ostilità con il canto sottile della fiducia.
I fiati e gli archi, uniti ai cori che, in più di un momento del film, aggiungono ieraticità alla narrazione, riescono a rappresentare l’espressione perfetta dell’armonia della natura, dove ogni cosa è complementare all’altra pur stando al suo posto.
Morricone schiude lo spirito selvatico, e al contempo rispettoso, di un mondo nudo, aggredito da ragioni paradossalmente cieche. Lo fa dando voce a The Falls, alle cascate, al pericoloso senso di libertà che scorre nelle loro acque.
Lo fa rievocando la luce, che continua a splendere nonostante il buio.
Sfido chiunque a non commuoversi solamente ascoltandolo.