Knightriders: i cavalieri di Romero
Di tutta la filmografia di Romero Knightriders è senz’altro il film più atipico e inclassificabile. Ambizioso oltre misura, lunghissimo (circa due ore e mezzo di durata) e tecnicamente molto complicato da girare, fu massacrato dalla critica statunitense al punto da risultare un totale insuccesso economico in ogni paese in cui fu distribuito.
Uscito in Italia con il titolo I cavalieri, Knightriders fu il tentativo più marcato da parte di Romero – e, visto il flop al botteghino, mai più ripetuto – di smarcarsi dalla scomoda etichetta di regista horror.
Figlio del suo tempo
È un film in tutto e per tutto figlio del suo tempo. Al centro della storia, infatti, una comunità di hippie che tiene uno spettacolo itinerante di giostre medievali sulle motociclette.
I personaggi sono tantissimi, forse troppi, la carne al fuoco pure. Forte la componente del ritorno alla natura come opposizione al governo, alle guerre e al potere costituito (bellissima in questo senso la scena iniziale, con le due persone nude in mezzo al bosco) come del resto tutta la parte, forse di troppo ma fortemente voluta da Romero perché autobiografica, che riguarda il mondo dello spettacolo e il meccanismo delle celebrità.
Il vero Romero
Bastano da sole le sequenze d’azione con le motociclette a farne un film irripetibile, ma Knightriders è unico da qualsiasi punto di vista lo si guardi.
È in assoluto l’opera più personale di Romero e l’unica che permette di vedere in maniera così esplicita la sua visione del mondo (perlomeno al tempo) e le sue idee politiche. Ma è anche il suo film più ricco per quel che riguarda la varietà di personaggi e le tematiche trattate.
È inoltre interessante notare tra i personaggi principali e i comprimari più o meno tutti i volti più importanti del suo cinema: c’è il giovanissimo Ed Harris, qui al suo primo ruolo da protagonista, e anche Tom Savini, Ken Foree, Scott Reiniger, John Amplas; addirittura Stephen King in un cameo completamente demenziale.
È un peccato che Romero non abbia avuto più modo di esprimere e sviluppare la sua vena autoriale con così tanta libertà come in questo film.
Se non altro, Knightriders, con tutte le sue imperfezioni, ha il merito di darci un’idea di cosa avrebbe potuto fare il regista di Pittsburgh se le cose fossero andate diversamente.