What We Become - CineFatti

What We Become (Bo Mikkelsen, 2015)

What We Become, gli zombie danesi di Bo Mikkelsen – di Victor Musetti.

Dire qualcosa di nuovo oggi nel genere zombie è davvero un’impresa non da poco. Soprattutto quando ci si prende sul serio come Bo Mikkelsen in What We Become, horror danese che vuole somigliare in tutto e per tutto ad una pellicola indipendente americana. Il cinema di zombie per come lo conosciamo, che lo si voglia o no, nasce e muore a partire da Romero e ogni tentativo di fare a meno di questa premessa non può che generare risultati ambigui, a meno che non si decida di stravolgere completamente le regole del genere. Non è un caso infatti che gli ultimi film di zombie veramente validi che si ricordino siano stati L’alba dei morti dementi di Edgar Wright, un appassionatissimo e riuscitissimo omaggio a Romero, e La terra dei morti viventi proprio di Romero, seppur in chiave un po’ carpenteriana.

Dove Bo Mikkelsen mostra di conoscere bene le regole del gioco è senz’altro nell’attenzione che dedica ai suoi personaggi, cosa che lo eleva senz’altro di molto rispetto al marasma di prodotti di questo tipo. Il punto di vista è quello di una famiglia benestante in un piccolo quartiere residenziale della Danimarca. Le voci di un’epidemia si diffondono tramite i telegiornali in modo frammentario e confuso. Nessuno capisce cosa stia succedendo, finché un giorno arriva l’esercito per le strade e gli abitanti vengono costretti a rinchiudersi nelle proprie case mentre l’intero quartiere viene messo in quarantena. Il panico si diffonde lentamente tra la gente, ma il ragazzo più giovane della famiglia decide di scoprire cosa sta succedendo e di avventurarsi all’esterno.

Mikkelsen vuole realizzare una pellicola classica sia nella storia che nella messa in scena, ma nonostante tutto il suo è un punto di vista interessante, perché lontano dalle spettacolarizzazioni cui ci ha abituati un certo cinema statunitense. Non c’è infatti violenza gratuita, le scene splatter sono molto ridotte e tutto in generale è volto al realismo. Questo volersi prendere così tanto sul serio è al tempo stesso il pregio e il limite più grande di What We Become, perché da una parte aiuta a rendere la vicenda più drammatica e credibile, ma dall’altra si dimentica che il cinema di zombie non è mai stato completamente serio e, soprattutto, che gli zombi non fanno paura, o almeno oggi di certo non più.

L’omaggio al cinema degli Anni ’80 c’è e si sente, soprattutto nella colonna sonora elettronica iniziale. Ma pur recuperando addirittura la struttura classica da La notte dei morti viventi dell’assedio con le tavole di legno inchiodate alle finestre, Mikkelsen finisce per trovarsi più in linea con il filone di The Walking Dead, indirizzandosi principalmente ad un pubblico generalista che di film di zombie ha visto poco o nulla e che, quindi, non può certo rimanere stufato dal fatto che lo sviluppo di queste sceneggiature sia sempre lo stesso in ogni singolo film di questo genere, cosa che invece succederà di certo agli appassionati.

Bisogna comunque dire che What We Become riesce nell’impresa per niente facile di distinguersi nel genere come un film di tutto rispetto, ben girato e ben recitato, cosa che lo renderà senz’altro motivo di orgoglio per gli spettatori danesi. Il problema principale è che scrivere un film di zombie oggi è come scrivere un film sull’olocausto: è già stato fatto tutto, è impossibile non ripetersi, è impossibile evitare di percorrere strade già battute da altri. Ci vorrebbe forse un genio, un autore vero, o forse un miracolo. Ma per fortuna di film del passato da vedere ne abbiamo abbastanza, per adesso ce li faremo bastare.

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