L’eco di Moby Dick non basta a salvare Heart of the Sea.
È una whale of a tale – titolo della canzone di Ventimila leghe sotto i mari con Kirk Douglas del 1954 – il nuovo film di Ron Howard, l’adattamento della vera storia della Essex, la baleniera e la sua tragedia, fonte d’ispirazione per il Moby Dick di Herman Melville. Una mai utilizzata al cinema l’altra vista e rivista, in particolare nelle celeberrime versioni con Gregory Peck nel 1956 e Orson Welles nel 1971, sorgenti magnifiche da cui Howard si abbevera con profonda pigrizia.
Moby Dick origins
Sarà il pessimo tempismo, sarà la cattiva sceneggiatura di Charles Leavitt, in ogni caso Heart of the Sea si dimostra incapace di vivere all’altezza delle declamate origini di Moby Dick del sottotitolo italiano. Giacché di Moby Dick si parla, Heart of the Sea inizia proprio col libro, anzi, la supposta ossessione di Melville per le vicende della Essex, a caccia dell’ultimo sopravvissuto per farsi raccontare la verità, necessaria per scrivere un romanzo che possa renderlo fiero di se stesso, vicino al grande Nathaniel Hawthorne.
L’incontro avviene (Ben Wishaw e Brendan Gleeson) e il racconto, dopo una piccola scaramuccia, ha inizio: il mito vive attraverso un altro mito, l’idolo di Thomas Nickerson (Gleeson giovane, Tom Holland, futuro Spider-Man della Marvel), il primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth, vero protagonista), figlio della campagna scolpito dal mare, baleniere da anni, in attesa del comando. Tradito dagli armatori, a Chase spetta un ultimo viaggio, sulla Essex, per il capitano George Pollard (Benjamin Walker).
Conflitto sociale
Lo scontro tra i due conquista la nave, il rampollo di una famiglia altolocata nata e vissuta sul mare contro un pover’uomo adottato da Nettuno, insieme per una sola missione: raccogliere il prezioso olio di balena, combustibile principale dell’epoca.
Nickerson, intanto, è sullo sfondo, osservatore privilegiato in quanto novellino, mentre il mito (parola chiave del film, lo avrete ormai imparato a memoria) si avvicina nuotando a decine di metri di profondità. Heart of the Sea è un film sulla leggenda.
Mare, mare, mare, quanta voglia di cambiare
Un’idea interessante approfondita in modo diverso da altri prodotti della stessa risma, purtroppo scalfendo a malapena la superficie, cedendo al fascino dell’avventura, del mare e non alla loro essenza.
L’oceano e i suoi pericoli li conosciamo bene, vissuti alla grande in Master & Commander, mentre la disperazione dei naufraghi l’abbiamo provata in Vita di Pi e ancora in piccolo in Unbroken. Heart of the Sea ne esce fuori come un miscuglio mal assortito del meglio della qui presente tripletta.
Neanche i grandiosi effetti speciali lo salvano, Vita di Pi vince su tutta la linea e l’inquadratura in parallelo dall’alto è ormai storia, grazie al film di Ang Lee e anche al norvegese Kon-Tiki.
Il mare e le sue bellezze hanno adesso bisogno di ben altro per colpire lo spettatore, qualcosa di più forte di un’enorme balena bianca o del legame, reale ma qui forzato, con un romanzo all’apparenza incompreso. Non mi risulta Moby Dick fosse una storia di coraggio, quanto sull’ossessione e il rapporto dell’uomo con Dio.
Missing Morgan
Heart of the Sea ci lascia assetati, con qualche sorsata di puro cinema, la scena della partenza e la produzione dell’olio con tanto di Holland in formato Giona/Pinocchio dentro la testa della balena. Howard delude a pochi anni dal meraviglioso Rush – come si sente la mancanza dello sceneggiatore Peter Morgan – ma come suo solito trae il massimo dagli attori. Hemsworth compie un passo avanti, dimostrando di essere qualcosa in più di Thor e Benjamin Walker risponde con fierezza.
Fausto Vernazzani
Voto: 2.5/5