di Fausto Vernazzani.
Siamo in unera in cui si vive nella convinzione chesser folli sia il modo giusto per raggiungere il successo: in molti casi è vero, in altri quella follia è solo fedeltà alle proprie idee e convinzioni, una dedizione a se stessi più lucida della ragione e ben lontana dal foolish tanto decantato ai giorni nostri. Convinto in tutto e per tutto delle sue teorie, solide per via delle numerose prove raccolte durante i suoi anni a Fatu Hiva, letnografo Thor Heyerdahl sosteneva lipotesi secondo cui i popoli pre-colombiani colonizzarono la Polinesia viaggiando per oltre 8000 chilometri su delle zattere. Una teoria considerata pazzesca nella seconda metà degli anni 40, tanto assurda da costringere Heyerdahl a dimostrare di persona daver ragione: costruì una zattera, la Kon Tiki (come il dio del Sole), e ripercorse le correnti esattamente come fecero gli Inca oltre un millennio e mezzo fa.
La Norvegia gioca una carta lanciandola in mare, produce un film sullavventura che fece guadagnare al paese scandinavo lunico premio Oscar della sua storia, per la precisione nel 1950 per il Miglior Documentario grazie a Heyerdahl e al materiale che girò sulla zattera. Ora quella carta è ritornata a riva e di nuovo viene utilizzata, spianando la strada alla Norvegia verso il Premio Oscar per il Miglior Film Straniero dopo la già confermata candidatura ai Golden Globes. Diretto dal duo di Max Manus, Joachim Rønning ed Espen Sandberg, Kon Tiki è un film davventura accattivante, legato a quelle storie di scoperte ed esplorazione impossibili da non apprezzare, in particolare quando ben dirette nonostante una sceneggiatura un po frettolosa e a tratti populista. Il testo di Petter Skavlan mantiene però il giusto ritmo, quel tocco necessario per abbellire un film girato nella sua (quasi) totale interezza sulla zattera dove il team di Heyerdahl affronta squali, tempeste e la paura dellignoto.
Incuriosisce certo la sua presenza nella cinquina dei migliori film stranieri del Golden Globe, ma la struttura di Kon Tiki regge alla perfezione così come la zattera da cui prende il titolo la pellicola: pare sempre che stia per affondare, ma in realtà galleggia senza timore. Rønning e Sandberg affascinano con le scene spettacolari che sfruttano le bellezze del mare, partendo dalla vegetazione affacciata sulle spiagge di Fatu Hiva fino allo splendido incontro con lo Squalo Balena, alternandosi con i dubbi delluomo, lanimale meglio rappresentato sullo schermo dalla coppia norvegese. Pål Hagen, interprete del protagonista Heyerdahl, si cala nella parte dello scienziato convinto di sé senza batter ciglio per un solo istante, aiutato dallastuto gioco di dettagli sguinzagliato dai registi, ma a brillare nel mezzo di quel sottile cast tutto scandinavo vè anche lo svedese Gustaf Skarsgård (letnografo Bengt Danielsson) e Tobias Santelmann (leroe di guerra Knut Haugland).
Kon Tiki riassume la voglia di fare cinema della Norvegia, in rialzo negli ultimi anni con la popolarità guadagnata grazie a Morten Tyldum ed al suo Headhunters, ancora in giro per i Festival; Kon Tiki è lasso nella manica di un paese parte di un collettivo Scandinavo pronto a competere contro quel cinema europeo lanciatosi nellarte dellintrattenimento. Sarebbe stupido non consigliare ai più questo bel film datato 2012, scoperto verso la fine di un anno che ci ha dato tanto bel cinema, un tramonto straordinario come i tanti ripresi e cacciati da Thor Heyerdahl, qui esposti in tutta la loro bellezza, perfetto finale sia per una bellissima giornata sia per un lungo viaggio verso il raggiungimento e la conferma che la ragione nasconde dietro di sé grandi avventure.
Un pensiero su “Kon Tiki (Joachim Rønning, Espen Sandberg, 2012)”