Natale all'improvviso (Jessie Nelson, 2015)

di Francesca Paciulli.

Ogni decennio ha il suo classico di NataleLa vita è meravigliosa (James Stewart che “prende al lazo” la luna per conquistare Donna Reed) e Miracolo sulla 34esima strada negli anni Quaranta  (non pervenuto lo sbiadito remake degli anni Novanta). All’italianissimo Vacanze di Natale (1983) serviranno più di venti anni per diventare un piccolo cult per estimatori – e qualcuno meno per aprire la strada al fenomeno dei cinepanettoni. L’Inghilterra e Richard Curtis danno il loro sofisticato contributo nel 2003 con il corale Love Actually, mentre gli USA ci riprovano arruolando grandi star (da Susan Sarandon a Michelle Pfeiffer) in Un amore sotto l’albero (2004) e, qualche anno dopo, in Capodanno a New York (2011).

E arriviamo al Natale 2015 e alla commedia strenna Natale all’improvviso, “creativo” titolo italiano per l’originale Love the Coopers, per la serie: facciamo capire subito agli spettatori pigri delle feste cosa andranno a vedere.

Del resto, un abete sfavillante e una tavola imbandita non si negano a nessuno, figuriamoci a John Goodman e Diane Keaton, alias Sam e Charlotte Cooper, sposati da 40 anni e apparentemente sereni. E qui la sceneggiatura di Steven Rogers (P.S. I Love You) gioca la carta sorpresa (?). La coppia ha intenzione di separarsi ma lo rivelerà ai figli solo dopo Natale, per non turbare l’atmosfera delle feste. Non hanno però fatto i conti con figli e nipoti, tutti più o meno problematici e con più di un segreto da custodire. A cominciare dai figli di Sam e Charlotte, Eleanor (l’insipida Olivia Wilde) pronta a portare a casa un perfetto sconosciuto (chiaramente di gradevole aspetto e simpatico) per spacciarlo per il fidanzato e far contenti mamma e papà, e Hank padre single con prole, depresso per il forfait della consorte. E poi ci sono l’eccentrica sorella di Charlotte, Emma (Marisa Tomei, relegata nel solito ruolo da coprotagonista) e nonno Bucky (Alan Arkin: se c’è un nonno un po’ bislacco da interpretare non si tira mai indietro) con un debole per le giovani cameriere dagli occhi da cerbiatto (Amanda Seyfried).

Lo schema è quello classico: fuori il manto bianco della neve, dentro le luci dell’albero e il calore di una famiglia che si ritrova per le feste. Una reunion indigesta – come i ripieni dolciastri  dell’immancabile tacchino – da cui emergono dissapori a catena. Andava così anche in A casa per le vacanze – ma lì la regia asciutta di Jodie Foster teneva più a bada l’effetto zuccheroso – e in La neve nel cuore, sempre con Diane Keaton, nel ruolo della matriarca.

Il film è appena iniziato ma sai già di doverti aspettare la scena madre, magari durante il cenone della vigilia. Con sconvolgenti rivelazioni – in realtà piuttosto prevedibili – che sfoceranno presto o tardi nel solito lieto fine. Perché siamo pur sempre a Natale e a Jessie Nelson, specialista in “lacrime facili” (ricordate Mi chiamo Sam?) proprio non va di colpire duro.

E allora per restare con i piedi per terra, respirando comunque atmosfera di festa, magari riguardiamoci Parenti serpenti del maestro Monicelli. Lì c’è un bell’assortimento di problemi familiari, presepi e alberi luccicanti. Ma c’è anche la cronaca, ci si commuove e si pensa. E i botti di capodanno finali hanno tutto un altro significato.

 

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