John Wick trasforma Keanu Reeves nella nostra nuova star d’azione preferita.
Gli uomini di Pacific Rim hanno mai visto Godzilla al cinema? Uno dei temi più belli della settima arte è la sua stessa esistenza all’interno dei film che la rappresentano: la realtà al loro interno è la medesima dello spettatore?
È una domanda curiosa perché in molti casi la soluzione a centinaia di problemi è stata offerta migliaia di volte da milioni di film girati nel circuito mainstream. Ad esempio, perché nessuno ha ancora imparato a controllare contro chi si commette un crimine?
La più grande lezione della storia dell’umanità è che bisogna fare attenzione a non pestare i piedi alle miriadi di ex agenti della CIA, spie dormienti del KGB o peggio ancora, malavitosi ritiratisi nella legalità. John Wick è uno di questi.
Solo con un cane
Il nostro protagonista è uno dei peggiori killer in circolazione, da poco chiuso nel proprio eremo a godersi la normalità – coi soldi fatti come sicario – dopo aver perso la moglie in a causa di una lunga sofferenza dovuta a una malattia terminale; ma prima di morire, lei, anima buona, gli ha lasciato qualcosa da amare. Un cane.
Peccato che pochi giorni dopo Iosef Tarasov/Alfie Allen decide di derubarlo della sua stupenda auto e di far fuori il cucciolo. Madornale errore direbbe Jack Slater in Last Action Hero e così è. Cerbero si è risvegliato e vuole vendetta, nessuno vorrebbe mai essere sul suo cammino, neanche il padre di Iosef, Viggo Tarasov/Michael Nyqvist.
Azione di mezza età
Keanu Reeves, classe 1964, 50 anni tondi tondi, è l’action man della giornata e Chad Stahelski e David Leitch sono gli artefici di una sua possibile resurrezione dopo i fallimenti filo-orientali Man of Tai Chi e 47 Ronin.
Non è la prima volta che lo vediamo in queste vesti, lo avevamo apprezzato in Point Break e Matrix, e dopo tanti anni John Wick risveglia quel suo lato animalesco, atletico, e serafico come solo l’Eletto sapeva essere. È un grande ritorno.
John Wick lo mette in una posizione realistica rispetto ai suoi sforzi del passato, segue la scuola di Taken e reagisce con azione a tutto spiano a metà tra reale e irreale, e proprio quest’ultima è la caratteristica positiva principale del film di Stahelski e Leitch.
World-building criminale
John Wick al suo interno non è solo fucili e mitragliatrici di ultima generazione, arti marziali e tirapugni bronzati, è una discesa in un mondo a parte, dove la malavita vive all’insaputa della gente comune, con la propria valuta e giustizia privata.
È avvolgente, un esercizio di stile fotografico (Jonathan Sela), registico e musicale (Tyler Bates) che non disdegna quel tanto che basta di intromissione nella narrazione per creare confusione con inattese svolte a cui poco alla volta è impossibile dar fiducia.
Le note musicali commentano e sviano il pubblico, la fotografia incasella i personaggi in ambienti fuori dal mondo un hotel per soli criminali e la regia gioca a inseguire il topo meccanico anziché quello vero. Divertimento assicurato.
Si ha l’impressione di essere in un fumetto, John Wick non sembra essere nato per il cinema, profuma di adattamento e in effetti Stahelski cita letteratura anziché il cinema come influenza, tirando fuori un nome in particolare, Stephen King, tra le sue fonti dispirazione.
A detta del regista i personaggi di King non si sa di cosa siano realmente capaci a volte, a sorpresa capita che saltino per mordere la lingua di creature innominabili o cercano di salvare JFK; John Wick non ha le stesse aspirazioni, ma in qualche modo riflette alcune note pulp da cui anche King è nato. Insomma, è da vedere. E anche da ascoltare.
di Fausto Vernazzani
Voto: 3.5/5
2 pensieri su “John Wick (Chad Stahelski, David Leitch, 2014)”