Le due saghe degli X-Men si collegano con successo grazie a Bryan Singer.
Il viaggio nel tempo è un escamotage banale per modificare la linea temporale e riscrivere storie già viste, ma se questo era necessario per annullare il disastro di Brett Ratner X-Men: Conflitto finale, allora dobbiamo essere grati al ritornato Bryan Singer per X-Men: Giorni di un futuro passato.
Tratto da due numeri della serie Uncanny X-Men, funziona come parziale sequel di Conflitto finale e in toto per il primo reboot X-Men: L’inizio di Matthew Vaughn, unendo in un singolo film parte dell’ensemble originale e della nuova serie, in un’opera dal cast più magnetico degli stessi poteri di Erik Lehnsherr/Magneto.
La trama
In un futuro non troppo lontano la razza umana è sull’orlo dell’estinzione, i mutanti e chiunque possieda il gene che un giorno sarà trasmesso a figli o nipoti sono braccati dalle Sentinelle, androidi costruiti per distruggerli e con l’abilità di adattarsi ai loro poteri per combatterli. I mutanti sopravvissuti hanno le ore contate, e l’unica soluzione è sfruttare il potere di Kitty Pride/Ellen Page: tornare indietro nel tempo rispedendo la coscienza di Wolverine/Hugh Jackman nel suo io più giovane.
Il Professor X/Patrick Stewart e Magneto/Ian McKellen, ora alleati, lo spediscono nel 1973, anno in cui Mystica/Jennifer Lawrence uccise Bolivar Trask/Peter Dinklage. L’assassinio dell’ inventore delle Sentinelle, sarà uno spartiacque: sarà subito catturata e la sua mutazione aiuterà i ricercatori a sviluppare un prototipo invincibile che segnerà lo sterminio di cui saremo testimoni ad ogni sguardo nel futuro, dove anche personaggi importanti verranno uccisi più e più volte.
Il fascino del passato
Spetterà a Wolverine convincere il giovane Charles Xavier/James McAvoy a riabbracciare i suoi poteri telepatici e la causa mutante e Magneto/Michael Fassbender a battersi per un futuro di pace, ma gli eventi ritratti nel finale di X-Men: L’inizio sono ancora freschi nella memoria di ognuno.
Un viaggio che per X-Men: Giorni di un futuro passato non significa abbandonare il lato fantascientifico, rappresentato anzi con qualche gradevole tocco rétro, utile a sminuire una eccessiva caratterizzazione del passato, accennato più con trucco e parrucco e sprazzi di ironia sulla conoscenza dei Settanta rispetto all’oggi.
Il contrasto funziona e Singer cura l’aspetto grafico in modo tale da permettere a poteri già visti (e rivisti) di rinfrescarsi colpendo con sequenze quale la fuga di Mystica dal tentato omicidio a Trask o l’azione ben coreografata nei combattimenti del futuro, uniche vere scene d’azione di X-Men: Giorni di un futuro passato.
Che vinca il migliore
Se escludiamo gli spin-off dedicati a Wolverine, la saga degli X-Men si è sempre mantenuta bene, la Fox a differenza della Disney punta sì ad un universo condiviso, ma senza forzare il plot e soprattutto la visione dei loro registi ad un risultato finale che non può differire eccessivamente dagli altri prodotti.
Il look è nettamente diverso, Singer conferisce centralità ad ogni personaggio, dando modo agli attori di predominare sugli altri solo sulla base del loro personale talento.
Ci riesce infatti Fassbender, il cui ghigno buca lo schermo e non lascia spazio a chiunque si trovi al suo fianco, in particolare una smorta Jennifer Lawrence. Il difetto purtroppo risiede in alcune scelte che snaturano in parte il senso di tutto (perché liberare Magneto se poi complica solo le cose?) e nel voler a tutti i costi avere un cast super-attraente per ogni generazione e nazione inserendo il francese Omar Sy e la superstar cinese Fan Bingbing in un ruolo appena appena visibile.
Fausto Vernazzani
Voto: 3/5
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