Benvenuti nella casa dei mille corpi!
Del simpatico Rob Zombie ne parlò dettagliatamente Francesca in un precedente articolo che analizzava le caratteristiche registiche dell’ex cantante dei White Zombie (ora solista) prendendo ad esempio il dittico La casa dei mille corpi, suo esordio al cinema, e La casa del diavolo.
Critica e pubblico sono ancora indecisi se benedire o maledire il giorno in cui Rob Zombie ebbe l’idea che sviluppò ne La casa dei mille corpi.
Secondo alcuni è stato un cancro per il cinema, per altri un genio che ha portato nuova linfa all’horror, impantanato in remake, reboot e sequel di qualsiasi tipo.
Se la linfa purtroppo non è cambiata per niente, poiché l’originalità non è di casa nella mente di Zombie, non è neanche vera la prima ipotesi, in quanto il regista sa come intrattenere il pubblico e ha saputo creare, in ogni caso, alcuni tra i villain più interessanti degli ultimi venti anni, innalzati a vere icone nel sequel girato nel 2005 (ed ecco che si ritorna al su citato inciampo, anche se di elevata qualità).
Quattro ragazzi, viaggiando alla ricerca di luoghi strani e inconsueti in America, s’imbattono in Capitan Spaulding (Sid Haig) che gli parla del Dottor Satana (Walter Phelan) e dei suoi efferati delitti.
Spaulding disegna per i ragazzi una mappa per raggiungere il luogo dove si dice che il Dottor Satana sia stato impiccato e i ragazzi decidono di andare a controllare di persona se la storia corrisponde a verità. Durante il tragitto incontrano e caricano l’autostoppista Baby Firefly (Sheri Moon, moglie del regista) che, per ringraziarli, invita il quartetto a casa sua.
La dimora non si rivelerà essere abitata da esseri normali ma da spietati assassini. La casa dei mille corpi sarà un luogo difficile da cui fuggire.
La colonna sonora de La casa dei mille corpi, eseguita dallo stesso Rob Zombie, è straordinaria, sfruttata in modo particolare per tutta la durata del film. Se in alcune scene il ritmo metal di Zombie è funzionale e coinvolgente, in altre la musica e l’immagine vanno in direzioni opposte creando un’apprezzabile spinta a un divertimento più genuino. C’è da dire anche che, a tratti, può risultare invadente.
Zombie dimostra subito di essere un amante del cinema di genere facendo vedere, in una delle prime scene, un programma televisivo presentato dal dottor Wolfenstein (Gregg Gibbs) sorta di Zio Tibia che introduce la pellicola della serata.
Le citazioni sono innumerevoli, lo stesso incipit dei ragazzi imbarcatisi nel road trip che caricano un autostoppista rimanda a Non aprite quella porta, sono presenti i cervi impagliati e le botole della saga de La Casa, gli zombie di Fulci e tanto tanto altro.
La casa dei mille corpi è dunque una dichiarazione d’amore verso il cinema horror, girata con un ritmo frenetico dettato da un montaggio dagli stacchi continui, nello stile di un programma televisivo o di un lungo videoclip.
Il divertimento è assicurato soprattutto grazie all’efficacia dei villain, dotati di quello humour nero che sopperisce alla poca intelligenza dei quattro malcapitati e all’enorme quantità di azione, abbellita da copiose dosi di sangue.
È nelle parti dialogate che il film rischia di annoiare ma per fortuna non si parla molto e La casa dei mille corpi, pur non essendo un capolavoro, è gradevole.
See You Soon.