Il fuoco della vendetta - CineFatti

Il fuoco della vendetta (Scott Cooper, 2013)

Il fuoco della vendetta brucia senza determinazione.

Abbiamo visto Prisoners di recente e, così come nella serie True Detective abbiamo navigato tra i campi e i fiumi della Louisiana, sbirciato il mondo dell’’America di provincia, dove un delitto è una sorpresa e un incubo allo stesso tempo.

Vale anche per Scott Cooper col suo secondo film dopo il successo di Crazy Heart con Jeff Bridges, ovvero Il fuoco della vendetta (Out of the Furnace), in Italia presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma.

Pittsburgh, Tragedia

Interamente girato nell’’area metropolitana di Pittsburgh, Il fuoco della vendetta racconta la storia di Russell Baze/Christian Bale, stimato personaggio nella sua piccola località, con un padre malato, un lavoro da poco, una vita felice con la fidanzata Lena/Zoe Saldana e un fratello/Casey Affleck problematico pronto a partire con l’esercito per il Medio Oriente. A rovinargli i piani sarà proprio quest’ultimo, autore di un incidente mortale per cui Russell prenderà la colpa.

Provincia senza speranza

Anni dopo, fuori dal carcere, la sua vita è cambiata. Il mondo gli ha voltato le spalle, tranne suo fratello Rodney le cui intenzioni però non sono mai mutate: vive all’estremo, fugge dalle responsabilità, incurante delle conseguenze.

Così prosegue Il fuoco della vendetta di Cooper, sottolineando il pesante respiro di un destino già scritto per coloro che hanno la sfortuna di abitare e vivere ai margini della società, senza un futuro, senza una speranza o una gioia.

Uno script fiacco

Fatto sta che tanta certezza viene trasformata da Cooper in un susseguirsi di eventi dal sapore casuale, con un cast eccellente tirato fuori dal cappello col solo scopo di mostrarsi, senza dare il meglio di sé. Con l’eccezione di Christian Bale, protagonista e interprete di gran lunga superiore rispetto ad American Hustle.

Colpa della sceneggiatura di Brad Ingels e Cooper, concentrata sull’’atmosfera e poco sui personaggi, così spenti da non creare alcuna empatia nei loro confronti.

Aggrapparsi alla luce

Un peccato, perché Out of the Furnace ha un eccellente comparto tecnico. La fotografia di Masanobu Takayanagi mostra un ’artista in netto miglioramento, passato dal bianco soffocante del survival horror The Grey, alle luci calde e desolate della provincia de Il fuoco della vendetta.

Dalla regia traspare invece il senso estetico di Scott Cooper e la sua predisposizione alla direzione del cast, purtroppo focalizzata sulla loro posizione davanti alla macchina da presa più che sulle interpretazioni.

Purtroppo per un film di questo genere una sceneggiatura poco convincente è un difetto fatale. Due ore concentrate sulla tragedia con l’’intento di far riflettere sull’’abbandono degli Stati Uniti non metropolitane, sulla vita di un futuro fuori dalle caserme dei soldati, non possono sopravvivere solo sulla manifesta qualità tecnica. Il fuoco della vendetta vale la pena di essere visto solo per il Christian Bale.

Fausto Vernazzani

Voto: 2/5

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