Le streghe son tornate ma Álex de la Iglesia no.
La Spagna è una spugna (ah!), capta i segnali positivi delle cinematografie europee per portare il sorriso al botteghino. Álex de la Iglesia è uno che il gioco lo conosce, lo ama e vi partecipa col suo stile come con Le streghe son tornate.
Guarda all’estero la Spagna, se in Italia Tre metri sopra il cielo vanta incassi stratosferici, ne produce un remake, così nacquero Tres metros sobre el ciel e Tengo ganas de ti. Allo stesso modo oggi guadagna fama internazionale grazie al cinema di genere.
Proprio quel cinema lanciato da Plaza, Balagueró, Amenábar, la doppia incursione di del Toro e De la Iglesia rimanda all’epoca d’oro tutta italiana, quando capimmo che per contrastare l’egemonia USA eravamo obbligati a battersi sullo stesso campo di battaglia.
Un periodo lungo e prospero, oggi ripudiato da una parte e rivalutato da un altro, ma che non si è disposti a vedere rinascere né a coltivarlo nuovamente. Ecco, gli spagnoli oggi godono di quegli stessi privilegi: il primo tra tutti è il divertimento, il loro e il nostro.
Verso il successo e oltre
Su CineFatti ci piace parlare di Álex de la Iglesia, autore che ha fatto sua l’arte del grottesco. È il principale rappresentante della commedia nera, contrastato al giorno d’oggi solo dall’inglese Ben Wheatley e dal giapponese Hitoshi Matsumoto.
Con La comunidad e Crimen Ferpecto ha stabilito un nuovo standard, con Ballata dell’odio e dell’amore ha mosso i primi passi per entrare nel cuore della critica internazionale, con La chispa de la vida ha dimostrato di sapere fare critica sociale senza ricorrere obbligatoriamente alle frange più estreme del genere horror, con Le streghe son tornate si è invece fermato e ha diretto un action movie senza freni.
Entertainment a tavoletta
Sono Las brujas de Zugarramurdi, una cittadina basca che respira sul confine francese, dove un cast di star cinematografiche, Mario Casas e Hugo Silva, dopo aver organizzato una rapina a un banco dei pegni travestiti da buskers, si trovano ad affrontare una setta di streghe cannibali riunite per la nascita di una sorta di Anticristo.
De la Iglesia non sa mai annoiare, né essere incoerente, ma fa eccezione proprio Le streghe son tornate con una sequela di sconvolgimenti che non riescono sempre a legarsi tra loro.
Un esempio tra tutti è la più giovane delle tre streghe, la sua attrice feticcio Carolina Bang, improvvisamente innamorata per convenienza di Hugo Silva, senza una motivazione valida che renda la seconda metà del film giustificata a pieno.
Calo di contenuti
Si ritorna poi a El día de la bestia, secondo film di de la Iglesia, dove l’Anticristo era ancora una volta la minaccia, ma a battersi per il bene del mondo e quello personale è adesso solo un padre scapestrato e non un prete alla ricerca di una punizione divina.
Così abbiamo ancora location come grotte e mostri in vista, Carmen Maura in un ruolo di rilievo, ma se sul piano visivo ritorna lo stile del regista, non si può dire lo stesso nei contenuti, qui nati solo in vista di un’entertainment sciapito, purtroppo insufficiente per conferire al film un premio in applausi che non merita.
D’altro canto non si può fare a meno di elogiare il coraggio, il nuovo tentativo di dare al cinema europeo qualcosa di più del dramma, e in questo gli spagnoli sono dei pionieri nell’era contemporanea, ben più intraprendenti dei francesi, ancora incapaci di trovare un equilibrio, e i suoi attori sono dei folli tanto quanto i loro direttori d’orchestra.
A loro un applauso va di sicuro.
Fausto Vernazzani
Voto: 2.5/5