Smetto quando voglio gonfia la rete della commedia all’italiana.
Quando un film inizia con un cellulare che ha come suoneria il grido Si gonfia la rete! del giornalista Raffaele Auriemma, storica voce delle telecronache delle partite del Napoli su Mediaset Premium, il tifoso napoletano si scioglie e grida subito al capolavoro.
Io, prima che critico, sono tifoso del Nap… ehm, volevo dire, prima che tifoso del Napoli, sono un critico, ma il risultato non cambia: Smetto quando voglio, lungometraggio di esordio di Sydney Sibilia, è un prodotto sorprendente.
La genesi di Sibilia
Prima di Smetto quando voglio, il salernitano Sibilia sbarcava il lunario girando spot pubblicitari e promo, oltre a tre cortometraggi dai titoli Iris Blue (2005) Noemi (2007) e Oggi gira così (2010).
Soprattutto quest’ultimo lasciava ben sperare per questo suo debutto, un corto molto divertente, genuino e ben recitato che ha vinto meritatamente molti premi in diversi festival sia nazionali che internazionali.
La banda dei ricercatori
Smetto quando voglio è la storia del ricercatore Pietro Zinni (Edoardo Leo) trentasettenne che propone un nuovo algoritmo da sviluppare ma a cui non viene finanziata la ricerca a causa dei tagli universitari e viene così licenziato.
Pietro non rimane però con le mani in mano e decide di sfruttare il suo lavoro in una attività molto redditizia: lo spaccio di droga, meglio ancora se quest’ultima non è nell’elenco degli stupefacenti dichiarati illegali in Italia dal Ministero della Salute.
Con l’aiuto di Mattia (Valerio Aprea) e Giorgio (Lorenzo Lavia) laureati in Lingue Antiche finiti a fare i benzinai, Arturo l’archeologo (Paolo Calabresi) Bartolomeo l’economista dipendente dal gioco d’azzardo (Libero De Rienzo) Alberto il chimico lavapiatti (Stefano Fresi) e Andrea l’antropologo disoccupato (Pietro Sermonti) Pietro riesce a formare la sua banda e a ottenere un riscontro immediato che gli frutta tanto denaro, ma anche il contrasto con la banda rivale del Murena (Neri Marcorè) e, soprattutto, con la sua fidanzata Giulia (Valeria Solarino).
Satira o commedia?
L’intento di Sibilia con Smetto quando voglio è chiaro fin dall’inizio: prendere spunto da un dramma reale non con l’intento di fare satira sociale, ma solamente di divertire.
Il risultato è soddisfacente anche grazie a una sceneggiatura di alto livello, scritta in collaborazione con Valerio Attanasio e Andrea Garello e arricchita da dialoghi brillanti e scene esilaranti.
Come dichiarato dal regista stesso inoltre la pellicola è ultra-citazionista e la cosa è evidente: si parte da I soliti ignoti per arrivare a The Big Bang Theory o Breaking Bad – con la Solarino che assomiglia tanto a Skyler.
Smetto quando voglio non si prende mai sul serio ed è proprio in questo che fa centro e pone le basi del suo futuro successo. Sono novanta minuti di pura evasione, il resto non conta.
Un futuro sui generis
Il cast di attori è quanto di meglio si possa ottenere per una commedia e infatti, nonostante lambientazione un po’ tetra, riesce a dare un’attendibilità comica che quasi mai vediamo in altri film del genere.
Cosa che ci fa sperare in un rinnovamento del genere della commedia qui in Italia, specialmente dato il fatto che il film è arrivato subito dopo un altro ottimo esempio come Zoran, il mio nipote scemo.
Quindi l’Italia si sta risvegliando dal torpore? Stiamo provando a cambiare un po’ le carte rispetto al solito dramma sociale che non aggiunge nulla?
La risposta è sì, con un po’ di coraggio autoriale e, soprattutto, produttivo e distributivo, penso che la nostra cinematografia possa ritornare grande, sia in ambito nazionale con commedie come Smetto quando voglio e Zoran, che internazionale. Bisogna continuare su questa strada. È così che si gonfia la rete.
See You Soon.
Roberto Manuel Palo
Voto: 3.5/5
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