Avevamo lasciato Josh (Patrick Wilson) e sua moglie Renai (Rose Byrne), pessima compositrice in menopausa precoce, allultimo, devastante viaggio astrale da cui era uscito bene il figlio Dalton e male la versione femminile di Alan Rickman. Ora, in Insidious 2, Renai è tornata a vivere con il marito nonostante questo sia il primo indiziato dellomicidio di Elise, nellennesima casa – tanti soldi quante sono le maledizioni, evidentemente – con una carta da parati che, da sola, basterebbe ad evocare Satana in persona. Per questanno non cambiare: stesso arredamento votato allo squallore supremo, stessa scala di legno cigolante, stesso ambiente (in tal caso, una lavanderia) da viaggio al centro della terra. In aggiunta, un girello per bambini dalle proprietà musicali demoniache, su cui tutti rischiano di spaccarsi un femore e manco lo spostano. E poi, naturalmente, le simpatiche apparizioni dallaltrove, tornate più cariche (e manesche, pure) di prima.
E Patrick Wilson che ha sbagliato fondotinta.
James Wan doppia così il discreto successo del primo Insidious: bambole e tricicli, culle e cavalli a dondolo, nei suoi film non mancano, e neanche stavolta smettono di dondolare e muoversi da soli. E non sono gli unici luoghi comuni del genere con cui il regista di The Conjuring e Saw ha deciso di giocare: ci sono anche i tour notturni in luoghi bui e abbandonati, fatti da gruppi di persone che arrivati al momento di cacarsi addosso (giustamente?) si separano; i lampadari che cadono; la musica che si alza tutta un tratto spingendo a ripetute invocazioni di Pataturco e soci.
Al solito, comunque, Wan tende bene il filo della tensione, cominciando a rilasciarlo, poco a poco, dopo i primi tre quarti dora di girato: è allora che è giusto lasciarsi andare alle imprecazioni in serie, non senza aprire un occhio (e anche due, perché il terrore non eccede) sulle numerose e riuscite citazioni horror – Shining su tutte – di cui il malaysiano sembra ormai essere cultore. E i rimandi sono pure interni: basti pensare al divertente cammeo del regista – fotografato su un desktop insieme con Specs e Tucker, i due nerd cacciatori di fantasmi – o anche alla sola presenza dellattore Leigh Whannell, fra i protagonisti di Saw.
Un intrattenimento minore contro un significato più profondo: questo sembrano rappresentare Insidious 2 e i suoi mirabili incastri temporali, resi (in maniera purtroppo tuttaltro che egregia) attraverso una regia singhiozzante, che moltiplica i punti di vista così tanto da frammentarli. Rifiutandosi, fra le altre cose, di chiudere il discorso – o, per meglio dire, chiudendolo con il più tipico degli elementi appartenenti al genere: il finale aperto. A bocca aperta.