La deriva di Blue Jasmine.
Un tempo Woody Allen era come una mitragliatrice di Schwarzenegger in Commando: non mancava un singolo colpo. Avendo raggiunto l’unanimità solo con Match Point e Midnight in Paris in questi ultimi dieci anni, riesce difficile credere di andare al cinema, pagare il biglietto ed entrare in sala per assistere ad un’ora e mezza di cinema di qualità.
Non è più così ed è giusto rassegnarsi all’idea.
Blue Jasmine insiste ancora una volta nel ricordarci questa tragica verità. L’eterna ricerca di Woody Allen del suo alter ego nevrotico non avrà termine: voltata la pagina e messo da parte Owen Wilson, il migliore fino a oggi, e la coralità di A Roma con amore in cui spiccava Jesse Eisenberg, appare la bellissima e celestiale Cate Blanchett nei panni di Jasmine.
Storia di una nevrosi
Jasmine si sposò giovane con un uomo ricco e potente (Alec Baldwin) abbandonò il college dove studiava per diventare antropologa e affondò nella ricchezza e nel lusso più sfrenato.
L’aver chiuso un occhio su tutte le magagne del marito ha però delle conseguenze: le truffe vengono scoperte, lo Stato confisca i loro beni e Jasmine è costretta a trasferirsi a San Francisco dalla sorella Ginger (Sally Hawkins).
Dallo shopping sulla Fifth Avenue a un sobborgo californiano: uno dei tanti motivi che l’hanno portata a un esaurimento nervoso incontrollabile.
Allen crea un territorio di guerra per la sua Blue Jasmine, quasi letteralmente un conflitto a ogni angolo della strada.
La questione dei geni tra le due sorelle adottive, già protagonisti nella brillante commedia La dea dell’amore, la battaglia contro Chili (Bobby Cannavale) il nuovo fidanzato di Ginger, la caccia a un’identità consona all’alta società su una strada che la porterà nelle braccia del dentista (Michael Stuhlbarg) e dell’uomo perfetto, Dwight Westlake (Peter Sarsgaard) a cui mentire su tutto.
Per te si cammina su fil di lama
La sensazione è quella di camminare su di un ramo secco che da un momento all’altro potrebbe spezzarsi e schiantarsi al suolo, un brivido che sminuisce ogni entusiasmo e lascia Blue Jasmine a farsi pozzanghera, in cui solo di tanto in tanto qualcosa sembra muoversi e prendere vita.
Il ritmo spento, la mancanza di mordente e la ripetitività dei siparietti con Alec Baldwin, divertenti flashback che ci fanno chiedere perché Woody non si decida a farlo suo protagonista per un film intero, cedono alla noia lenta e inevitabile.
Le classiche situazioni da tragicommedia non riescono a pendere da nessun lato, né a divertire, né a rattristare lo spettatore e la pur ottima interpretazione di Cate Blanchett è insufficiente a renderci simpatica la sua Jasmine, la solita nevrotica attaccata al martini e alle pillole di Xanax.
Il risultato è un film mediocre, di certo superiore a tanti altri diretti da Woody Allen in questi anni, ma facilmente dimenticabile come già fu per Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni e tutta la produzione precedente a Match Point fino a Criminali da strapazzo. Un tassello da scalciare via e oltrepassare.
Fausto Vernazzani
Voto: 2/5
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