Quando Blade entrò in azione
L’altro ieri abbiamo parlato su CineFatti di Blade II di Guillermo Del Toro e ora ci sembra giusto rendere omaggio al suo predecessore Blade, diretto nel 1998 da Stephen Norrington.
Blade, come si è già detto, è un fumetto della Marvel creato da Mary Wolfman e Gene Colan e parla di un cacciatore di vampiri mezzo umano e mezzo vampiro a causa di un morso ricevuto dalla madre quando rimase incinta di lui, capace di resistere alla luce del giorno e per questo chiamato dagli altri vampiri il Diurno.
Ad adattare il fumetto per la trasposizione cinematografica si è impegnato David S. Goyer, precedentemente ottimo sceneggiatore già del sottovalutatissimo – più che altro semisconosciuto – Dark City (1998) e del b-movie Il terrore della sesta luna (1994) godibile film di fantascienza con Donald Sutherland, che si annovera nel genere dei body-snatchers.
Una storia lineare
La trama della pellicola è semplice e lineare: Blade (Wesley Snipes) insieme al compagno Whistler (Kris Kristofferson) e alla dottoressa morsa da un vampiro – ma capace di trovare una cura – Karen (N’Bushe Wright) devono distruggere una setta di vampiri capitanata da Deacon Frost (Stephen Dorff) intenzionato a portare allo scoperto l’esistenza dei vampiri e a porre termine alla sottomissione della specie nella scala gerarchica. Soprattutto a far rinascere il Dio Vampiro La Magra per dare vita al Bagno di Sangue che renderà tutti dei vampiri.
Questo plot si presta all’aggiunta di innumerevoli combattimenti, pieni di ritmo e adrenalina per merito della buona regia di Norrington, già esperto di effetti speciali per essersi assunto il compito di realizzare quelli di Aliens – Scontro finale (1986) e qui alla seconda prova dopo un più che discreto esordio con Death Machine (1994).
Fiumi di sangue
Copiosa, come è ovvio che sia in una pellicola dedicata ai vampiri, è la presenza dello splatter con alcune scene fuck yeah di indubbia efficacia. Ma è proprio in una di queste scene con protagonista Blade che c’è un errore grave: in seguito a un’esplosione di sangue che inonda qualunque cosa ci sia in scena, inspiegabilmente, Blade rimane bello e pulito. No, no, non si fa. Questo però è l’unico sbaglio dell’addetto ai VFX Greg Cannom, che mi sento di dire ha fatto comunque un ottimo lavoro.
Il cast non è ricco di star internazionali come quello di Blade II e in effetti la recitazione risulta un po’ povera: tutti gli attori si impegnano a portare il compitino a casa. Ciò è dovuto principalmente alla sceneggiatura, che ha preferito l’aspetto action all’approfondimento psicologico dei personaggi – cosa che per un primo episodio sarebbe risultata utile.
Sia chiaro, l’obiettivo divertimento è raggiunto in pieno, anche quando si passa alla seconda visione, che quasi intrattiene più della prima. E nonostante i 115 minuti di durata.
See You Soon.