Before Midnight: l’amore ai tempi della notte
Dopo Before Sunrise (1995, vincitore dell’Orso d’Argento per la Miglior Regia) e Before Sunset (2004) manca solo un momento del giorno all’appello: la notte. Così si incontrano per la terza volta i beniamini dell’americano Richard Linklater, Jesse (Ethan Hawke) e Céline (July Delpy) per confrontarsi teoricamente e praticamente con l’Amore.
Di questa matematica temporale dei sentimenti, che salta di novennio in novennio, Before Midnight costituisce la terza tappa, un ed è subito sera che dalla poesia muove verso il Cinema, provando a dare un nome un luogo e due volti all’incontro fra l’impalpabile sofficità della materia amorosa e i duri spigoli del mondo reale.
La terza dimensione
La nuova dimensione tratteggiata da Linklater rinuncia al dinamismo e all’incertezza. In una parola: al romanticismo. Vince in essa al contrario il sentimentalismo in senso fitzgeraldiano, l’attaccamento e l’affectum alla concretezza della persona amata.
Una solidità di fondo che si traduce stilisticamente nella relativa stabilità delle inquadrature: lunghi piani sequenza dove a muoversi (e tanto) son solo le labbra mai stanche dei due protagonisti, visibilmente intenzionati a non lasciare cadere nemmeno per un secondo l’attenzione degli occhi e soprattutto delle orecchie del loro pubblico.
La copiosità delle parole finisce con il sostituire la serendipità magica e le atmosfere indefinite emanate dalla luce dell’alba e del crepuscolo dei precedenti episodi.
Molto rumore per una pausa
In Before Midnight a farsi nuda è la realtà, «ed è tutto tranne che perfetta». È perciò giusto che imperfetto sia anche il film in cui si tenta di ipostatizzarne le contraddizioni. Certo, se negli altri Before la maggiore fluidità della regia aiutava a diluire impeto e, in taluni casi, prolissità dei dialoghi, l’ultimo Linklater ha il pregio di rendere funzionale anche ciò che appare in veste di rumorosa retorica. Così il silenzio ha più importanza, e le lancette possono tornare a riposare stendendosi l’una sull’altra.
Francesca Fichera
Voto: 3.5/5