Looper - CineFatti

Looper (Rian Johnson, 2012)

Sci-fi spigliata per Rian Johnson.

“”Il Matrix del decennio“” è così che la stampa ci sta presentando uno dei film di fantascienza più attesi dell’’anno, Looper, del regista prodigio Rian Johnson – guardatevi The Brothers Bloom e provate a negare – altri, invece, lo descrivono come un miscela che unisce Terminator e Memento.

Un futuro che oscura il presente

Se dovessi racchiuderlo in un paragone non sceglierei nessuna di queste opzioni, né sosterrei che Looper possa rinvigorire il cinema dei viaggi nel tempo. Non c’è necessità di affibiargli tanta responsabilità, Looper è contento di vivere nel presente e, con molte probabilità, basterà a renderlo un classico.

Promesse e premesse di Looper all’estero sono arcinote, ma in Italia il rumore proveniente dall’esterno è stato silenziato, per cui provo a riassumere gli eventi del film che potrebbe essere ricordato sicuramente come uno dei più svegli dell’anno, se non addirittura dell’intero genere fantascientifico.

Chiudere il loop

Nel 2074 il tasso di crimini violenti rasenta lo zero, il progresso scientifico è venuto in soccorso delle forze dell’ordine impedendo al lavoro sporco di farsi strada. La soluzione per il crimine organizzato dunque è solo una, affidarsi all’illegale viaggio nel tempo e scaricare gli omicidi 30 anni nel passato.

A portare a termine il colpo nel 2044 sono i looper, tra cui c’è il nostro Joe, versione giovane costretta a confrontarsi col suo alter ego futuro: sono Joseph Gordon-Levitt e Bruce Willis, faccia a faccia l’uno con l’altro quando è il momento di chiudere il loop, cioè uccidere se stessi.

È ovvio, questo Looper non vuole farsi eliminare dal suo passato, il caotico futuro che secondo Rian Johnson attende noi spettatori per avverarsi, ma non va meglio per il domani ancora più distante, martoriato dagli atti terroristici del cosiddetto Rainmaker. Confusi abbastanza dalla trama?

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Un cast da standing ovation

Qualche colpo di scena telefonato sin dall’inizio non è sufficiente a rovinare la bellezza di Looper, in gran parte da rintracciare nelle ottime interpretazioni dei suoi protagonisti, tra cui proprio quel Joseph Gordon-Levitt armato di trucco per somigliare quanto più è possibile alla versione giovane di Bruce Willis.

Un effetto speciale riuscito grazie al talento di Gordon-Levitt, innegabile come sempre, così come quello dei tanti co-protagonisti di altissimo livello, anche se in piccoli ruoli, come il boss criminale di William Hurt, il looper di Paul Dano e la protagonista femminile e badass da stand ovation, Emily Blunt.

Cliché contro cliché

Ma il loro contributo rappresenta un punto di forza aggiunto alla spigliata sceneggiatura di Rian Johnson, una secchiata di acqua gelata che risveglia il genere dei viaggi nel tempo accogliendo alcuni cliché e platealmente rifiutandone altri. La scena delle cannucce è, in effetti, da antologia.

L’introduzione del cambio di memoria, l’esposizione contemporanea di linee temporali in diretto contatto tra loro sono gli elementi che operano da scudo contro gli attacci a Looper, novità felici e cambi di rotta dalla routine sci-fi accorsi in aiuto per smorzare qualche vuoto e drammi eccessivi.

In Italia è finalmente arrivato, siate dunque pronti a recitare un odi et amo per Looper (preferisco la seconda alla prima). L’unica vera certezza è che il piccolo Pierce Gagnon ha dato un’interpretazione strabiliante, da annoverare negli annali dei bambini più terrorizzanti della storia del cinema.

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Fausto Vernazzani

Voto: 4/5

3 pensieri su “Looper (Rian Johnson, 2012)

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