L’apocalisse dei sensi indica la via per il Perfect Sense.
Olfatto. È uno dei due sensi chimici del nostro corpo, il più sottostimato, quello che molti ritengono inutile, eppure le sensazioni date dagli odori sono più forti di quanto si immagini. I profumi risvegliano memorie d’infanzia, ricordi dimenticati.
Senza l’olfatto si potrebbero perdere lunghi istanti di vita vissuta e ancora da vivere. Susan e Michael si incontrano una notte all’inizio della scomparsa del primo senso e gli odori possono essere rievocati adesso solo in musica.
La pace dei sensi
David Mackenzie racconta di uno chef, Ewan McGregor, e di una epidemiologa, Eva Green, un uomo e una donna che trascorrono normalmente le loro esistenze, le spendono dedicandole a insicurezze o certezze, allo scopo ultimo di proseguire, non per rassegnazione né accettazione, ma perché al mancare di qualcosa, altro può affinarsi.
Noi siamo spettatori familiari, compagni di Susan e Michael, conosciamo le loro abitudini primordiali, il loro lavoro e i luoghi che frequentano. Siamo intimi compagni di letto e con la confidenza dell’amico guardiamo con occhio curioso, mai giudice o distante.
Il senso perfetto
Perfect Sense, il senso perfetto, quale può mai essere? Sarà forse il gusto che dopo una fame anormale si annulla per sparire completamente dalle vite delle persone? Cosa si può fare quando anche mangiare perde il suo piacere?
A che serve cucinare se nessuno è più catturato dagli odori forti delle pietanze e dal loro sapore avvolgente? Ci sono le persone, qualcuno che vogliamo chiamare, c’è la compagnia della gente che amiamo, una voglia di vivere che ha del soprannaturale.
Udito. Immaginate di non poter più sentire la voce dei vostri cari, il suo respiro quando dorme, il suono dei suoi passi per la stanza, gli oggetti che vengono spostati, il rumore delle macchine. Pensate cosa significherebbe non poter ascoltare la meravigliosa e luminosa colonna sonora di Max Richter.
Un’epidemia di abbracci
Il resto diventa naturale, Mackenzie mette in scena una pandemia che va ben oltre i banali orrori fisici ed esteriori di un film come Contagion, non fa di tutto per richiamare al disgusto i cinque sensi, bensì li annulla uno ad uno aumentando di volta in volta il bisogno del contatto umano, creando quindi il senso perfetto: la necessità di qualcuno da raggiungere e a cui poter sorridere prima che l’oscurità ci assalga inevitabilmente. Perché è questo l’unica via affinché la vita possa andare avanti, abbracciandosi.
Ci arriva dal Sundance Film Festival del 2011, arriva per modo di dire essendo privo di distribuzione in Italia.
Tra le tante pellicole d’amore degli ultimi anni questa è una di quelle che vale la pena di recuperare per l’immediatezza del messaggio, per il gioco che fa col pubblico chiedendogli di creare un mondo privo di sapori, suoni, profumi e immagini, spingendolo a pensare: a chi vorreste stringere quando vi troverete al buio?
Assicuro che farà venir voglia di correre dai vostri affetti pur di sentirli, in ogni senso possibile. Una validissima alternativa al classico cinema di San Valentino.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5
Da quello che racconti è assolutamente da vedere. Oltretutto Ewan McGregor ed Eva Green sono due attori che amo e molto diversi tra loro. Sono curiosa di vederli recitare insieme.
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E’ il classico film da consiglio cinematografico, non è un capolavoro e non rimarrà nella storia, di quelle cose che appunto si, dici alla gente che devono assolutamente vederlo! Concordo su Ewan McGregor ed Eva Green – che sembra aver perso tipo 20Kg e molta della sua bellezza di conseguenza. Se ti piace McGregor ti consiglio molto anche “Beginners”, è stata una buona annata per lui, ha fatto belle cose meglio di tanti altri!
Faust
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Non ho visto neppure quello. Mo’ me lo segno ;-)
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