di Roberto Manuel Palo.
Noia, tristezza, banalità, superficialità, déjà-vù, incompetenza: questo il campo semantico de Le colline hanno gli occhi 2 di Martin Weisz. Seguito del remake (regia di Alexandre Aja) dell’omonima pellicola di Wes Craven del 1977 (che aveva avuto anch’essa un suo seguito), questa pellicola, come era ovvio , non aggiunge nulla di nuovo rispetto ai tre film precedenti. A differenza del remake di Alexandre Aja, però, qui Wes Craven entra a far parte integrante del progetto come co-sceneggiatore (col figlio Jonathan Craven), come produttore, come supervisore, insomma si può dire che il film sia quasi completamente suo. E ciò dispiace molto. Non che il film originale fosse questo miracolo del cinema horror, però con questa accozzaglia di cacca assortita Craven dimostra che alcuni fra i suoi detrattori più accaniti non hanno tutti i torti.
Un’unità della Guardia Nazionale viene spedita nel “settore 16” del deserto del New Mexico per portare provviste ad alcuni scienziati che lavorano sul posto. Arrivati lì, i membri della squadra si accorgono che c’è qualcosa di strano e che non sono soli. Gli fanno compagnia delle personcine a modo con qualche deformazione corporale e psichica. Ci sono anche gli scienziati, o meglio, i loro pezzetti sparsi qui e là. Per i soldati inizia una lotta per impedire che anche le parti dei loro corpi si separino.
Tralasciando la prova attoriale che non merita di essere analizzata per nessun motivo al mondo, paragonabile come disastro solo ai funzionantissimi mezzi tecnici del festival di Sanremo e divertente e simpatica quanto i 50 minuti di performance di Adriano Celentano, voglio portare all’attenzione del lettore una cosa che mi ha lasciato perplesso: le due protagoniste, Amber (Jessica Stroup) e Missy (Daniella Alonso). Sono l’antitesi di qualsiasi cosa sia guerra o armi. Sono semplicemente due bonazze messe lì a STILE LIBERO per far piacere ai maschietti e non servono a nulla, ma si salvano, ovviamente, insieme all’altro idiota protagonista Napoleon (Michael McMillian). Il resto degli altri idioti sono solo carne da macello utile per il gioco al massacro ultra ripetitivo delle pellicole degli ultimi tempi. E non ditemi:”È uno slasher, c’è carne da macello e l’assassino addetto a ciò”. Questo non è uno slasher, quello di Craven del 1977 non era uno slasher, era un’altra cosa, etichettabile come “horror serio” e non come slasher d’intrattenimento puro.
Tuttavia, non è tutta cacca ciò che luccica. Per gli amanti dello splatter, Weisz regala bel materiale e alcune morti posso dirsi originali e divertenti. C’è da dire che anche i film della Troma sono pregni di sangue, ma non mi azzardo ad elevarli alla sufficienza per la maggior parte, quindi un po’ di frattaglie non bastano certo ad elevare il valore di questa pellicola. Per il make-up la produzione si è servita di due dei migliori effettisti del panorama cinematografico horror, Howard Berger e Gregory Nicotero, quindi era lecito aspettarsi sia un enorme sfruttamento delle capacità tecniche dei due, sia che il risultato fosse visivamente all’altezza della situazione. E, per fortuna, almeno questo è stato fatto.
Non c’è altro da dire su questo film, potente sonnifero somministrato per 84 minuti con risultati garantiti. Se il film di Craven ci mostrava la figura della famiglia civilizzata e il suo lato oscuro e il remake di Aja, invece, le atrocità degli esperimenti nucleari, questa pellicola ci mostra quanto è stupido il genere umano nella finzione e nella realtà.
See You Soon.
mi limito all’originale del 77,che a me piace assai.
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Infatti, non sarà un gran capolavoro, ma almeno aveva qualcosa da dire e, se non ricordo male (l’ho visto un po’ di tempo fa), regalava bei momenti di tensione.
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