Linea d’Ombra: i vincitori veri e quelli del cuore – di Francesca Fichera.
Postazione pc, mi siedo, mi dico: Ora faccio un giro a Linea dOmbra. Davvero una bella idea, quella della giuria web.
Certo, restando a casa si perde più della metà del fascino che ogni festival cinematografico possiede di per sé. Ma trovarsi a dover votare e commentare una serie di film dal comfort del proprio habitat domestico, vi dirò, non è affatto male.
Anche se di commenti a caldo è impossibile parlare al massimo sono tiepidi, perdonatemi linsulso gioco linguistico il confronto avviene, stimola, arricchisce.
Però ora andiamo ai film. Quasi quattro giorni per metabolizzarne la selezione. Impressionante davvero, alto livello una delle espressioni più usate dai miei colleghi della giuria web e non solo da loro.
Tecnicamente ineccepibili, tutti, senza esclusione, anche là dove la sostanza dietro la forma è poca. E a questa categoria appartengono ben pochi esempi. Tra le due sezioni CampaniaCorto e CortoEuropa non cera davvero che da scegliere.
I corti vincitori di Linea d’Ombra
Ma i giurati web di Linea d’Ombra, chiamati al loro dovere, hanno ovviamente dovuto emettere un verdetto. E hanno premiato la Spagna, per ben due volte.
Un ex aequo che vede protagonista il nerd peso massimo, tenero e imbambolato, ritratto dal catalano Pablo Larcuen nel Mi amigo invisibile; e le atmosfere tetre del villaggio di affamati di Intercambio, diretto a quattro mani dal salernitano Antonello Novellino e dalliberico Antonio Quintanilla; per stomaci resistenti, senza dubbio, e non è lunico caso che si trova ad incontrare il gusto della (fortunata) giuria.
Menzione speciale anche al nostrano Nicolangelo Gelormini, collaboratore di Sorrentino, per il suo lynchano Reset: unopera che fin dai primi giorni del festival andava per la maggiore, con il montaggio da incubo (letteralmente), i contrasti musicali, i sussurri (e le grida).
Vero trionfatore per la sezione made in Campania è però Francesco Prisco con La colpa, un minithriller interpretato da Gianmarco Tognazzi. Risvolti forse retorici, colpo di scena che non colpisce più di tanto, ma tuttavia gentile nelloffrire al pubblico degni spunti di riflessione.
Cè chi storce un po il naso a questa vittoria e non vi nascondo che mi sento parte del gruppo. Ma chissà, dalla selezione per CampaniaCorto si è voluto trarre linsegnamento più semplice e lineare.
Va bene così. Ciò non impedisce a NOI di fantasticare un po, nellottica del e-se-fosse, lucidando qualcuna delle tante perle in vetrina.
I vincitori del cuore
Casus belli, ad esempio, del greco Yorgos Zois. Immagini in fila sulla storia della fila: al supermercato, nelle gallerie darte, in discoteca, alla mensa dei poveri. Un domino umano pronto a cadere. Unidea felice che a qualcuno è risultata opaca ma a me è piaciuta da morire, non so se è poco chiaro.
O anche, sempre per la sezione CortoEuropa, il verdeggiante Crossing Salween dellirlandese Brian O’Malley, sulle offensive militari ai danni della popolazione thailandese viste dagli occhi dolcissimi di una bambina. Simbolismo orientale e narrazione occidentale si uniscono alla perfezione, commuovendo ed emozionando.
Poi cè lItalia, non dimentichiamocene, con i suoi bei cervelli che ci fanno credere nel futuro. A dispetto del finale coreografico ed un po adolescenziale, Io sono qui di Mario Piredda ha il suo giusto peso.
Leggero come una piuma, coinvolge tutti i sensi nel raccontare le terribili conseguenze derivate dallimpiego di armi radioattive durante la guerra in Kosovo. La Sardegna, lamicizia e la vita offerte come mare e sabbia, come una fetta danguria o un giro in vespa. Molti pensavano che avrebbe vinto lui.
Sicuramente, la strada è lunga e fruttuosa per molti. Piredda compreso.
Qui Fran passa e chiude, ringraziando Linea dOmbra per lopportunità. E per il divertimento, è ovvio.