Rapunzel (Byron Howard, Nathan Greno, 2010)

Rapunzel e i suoi capelli 

Per il suo cinquantesimo cartone la Disney ha scelto l’ennesima fiaba dei Fratelli Grimm: Raperonzolo. Da quando Walt Disney era in vita, si stava progettando di realizzare un cartone animato dedicato alla storia della piccola principessa rinchiusa in una torre da una strega che voleva sfruttarne i poteri curativi della sua lunga chioma.

Rapunzel: l’intreccio della torre (titolo originale: Tangled, intrecciata) racconta la storia di un’adolescente alla soglia dei 18 anni che vorrebbe uscire dalla sua torre per vedere il mondo. Ciò che la ferma non è una magia, bensì l’ipocrisia della strega che si è finta sua madre per tutto questo tempo.

Ma come una qualunque adolescente troppo curiosa, Rapunzel riesce a scappare grazie ad un nuovo personaggio: Flynn Rider. Costui non è un principe, anzi, è il bandito più ricercato del regno. I due non potrebbero essere più diversi; eppure il film sfrutta proprio questa diversità coesiva per uscire dal classico schema donna in pericolo/principe eroico creando una coppia che si compensa a vicenda.

Fra tradizione e innovazione

Per chi ama lo stile classico della Disney, tuttavia, non si preoccupi: Rapunzel racchiude tutti gli elementi tipici di questi film d’animazione e vi unisce la modernità del 3D (non troppo sfruttato, a dire il vero). Ciò che stupisce ed incanta sono soprattutto le espressioni facciali dei protagonisti a conferma della crescita e dell’influenza che la Pixar ha ormai su madre Disney.

Per non parlare poi dei 20 metri di capelli che sono stati una vera e propria sfida per i due registi: Nathan Greno e Byron Howard son riusciti a creare non solo un’arma ma un vero e proprio personaggio che ha un’influenza fondamentale nella storia.

Bene ma non benissimo

Probabilmente troppo schematico, Rapunzel non raggiunge la grandezza di film d’animazione quali Up o La principessa e il ranocchio, film che sono riusciti a colpire non solo i più piccoli ma anche gli adulti. Di sicuro però ci troviamo di fronte a un prodotto gradevole che tira via anche molti sorrisi.

Nella versione originale le voci dei protagonisti sono quelle di Mandy Moore e di Zachary Levi. Nella versione italiana abbiamo Giampaolo Morelli e (ahi noi) la tanto celebrata Laura Chiatti che, sapendo a malapena recitare, rende la voce di Rapunzel spesso statica e troppo controllata.

Francesca Casella